La riforma fiscale introduce un principio di civiltà, ma la legge non sarà uguale per tutti.
di Mattia Adani
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La riforma fiscale prevede l'esclusione delle sanzioni penali per possibile dichiarazione infedele per quei contribuenti che decideranno di aderire all’adempimento collaborativo e si sono poi comportati conseguentemente.
Non si tratta di uno “scudo” fiscale o di un regalo agli evasori, ma di una norma di civiltà. Nessuna impresa o cittadino in buona fede che ha cercato di collaborare con lo Stato dovrebbe essere considerato un criminale.
Il problema è un altro. La possibilità di aderire all'adempimento collaborativo è riservata solo alle imprese molto grandi e ai contribuenti molto facoltosi. Le piccole e medie imprese, pur se volessero farlo, non potrebbero.
Da imprenditore, non posso che gioire per questo possibile significativo passo in avanti nel rapporto tra Stato e impresa. Da piccolo imprenditore, non posso però che segnalare che in questo caso la legge non sarà uguale per tutti e, in particolare, sarà più morbida con i forti e più rigida con i deboli, che peraltro sono quella stragrande maggioranza di imprese che nei fatti tengono sulle loro spalle il grosso della manifattura italiana.
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