ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùL’azione della Resistenza romana

La Russa: «Via Rasella pagina tutt’altro che nobile». Poi le scuse

Il presidente dl Senato: quelli uccisi furono una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS

(ANSA)

3' di lettura

«Via Rasella è stata una pagina tutt’altro che nobile della resistenza, quelli uccisi furono una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS, sapendo benissimo il rischio di rappresaglia su cittadini romani, antifascisti e non»: lo ha detto il presidente del Senato Ignazio La Russa a Terraverso, podcast di Libero, scatenando la reazione delle opposizioni.

«Parole indecenti, inaccettabili per il ruolo che ricopre», ha replicato la segretaria del Pd Elly Schlein. Per la vicecapogruppo del M5s a Montecitorio, Vittoria Baldino, «la vera sfida è non farsi trascinare in questi biechi tentativi di distrazione dai problemi reali». Anche se le dichiarazioni del presidente del Senato sono comunque considerate «revisioniste», come dice il capogruppo cinquestelle alla Camera Francesco Silvestri. Caustico Carlo Calenda: «Sono ammirato dalla determinazione con cui La Russa sta riuscendo a dimostrare ogni giorno la sua inadeguatezza come presidente del Senato», scrive su Twitter il leader di Azione.

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Il presidente nazionale dell’Anpi, Gianfranco Pagliarulo, ha dichiarato in un’intervista a Radio Popolare che La Russa dovrebbe avere «la coscienza delle dimissioni da Presidente del Senato dopo le sue parole su via Rasella perché è palesemente inadeguato al ruolo che ricopre».

«Non ho definito Via Rasella azione “ingloriosa”»

Di fronte alle reazioni alle sue parole La Russa cerca di correggere il tiro: «Confermo parola per parola la mia condanna durissima dell’eccidio delle Fosse Ardeatine che solo pochi giorni fa ho definito “una delle pagine più brutali della nostra storia”. Confermo, altresì, che a innescare l’odiosa rappresaglia nazista fu l’uccisione di una banda di altoatesini nazisti e sottolineo che tale azione non è stata da me definita “ingloriosa” bensì “tra le meno gloriose della Resistenza». La Russia si è poi scusato con chi «si è sentito offeso», dichiarando di aver sbagliato a omettere che gli uccisi erano dei «soldati nazisti».

Boccia (Pd): inaccettabile ricostruzione storica La Russa

Per il neo capogruppo al Senato del Pd, Francesco Boccia, «è grave che il presidente del Senato, seconda carica di uno Stato nato dalla Resistenza e dalla guerra di liberazione, parli di via Rasella e della lotta partigiana nel modo in cui lo ha fatto nell'intervista a Libero. Siamo di fronte ad un esempio di revisionismo storico che, inoltre, sposa il punto di vista dei fascisti. Mi dispiace per La Russa ma non è accettabile mettere sullo stesso piano i partigiani che combattevano per liberare l'Italia e i nazifascisti».

Scotto: La Russa sdogana fascisti, indegno e vigliacco

«Le parole di La Russa su Via Rasella sono un atto di revisionismo senza precedenti. Come dire: i partigiani se la sono un po’ cercata. La seconda carica dello Stato non può confondere le vittime con i carnefici. E sdoganare il punto di vista dei fascisti. Indegno e vigliacco». Lo scrive su Twitter il deputato e coordinatore di Articolo 1 Arturo Scotto

Silvestri (M5S): rigurgiti ideologici usati per distrarre

«L’ennesima dichiarazione revisionista del presidente del Senato su quanto accaduto a via Rasella - dice Francesco Silvestri, capogruppo alla Camera M5S - non nasconde solo rigurgiti ideologici che una destra seria e moderna dovrebbe aver superato, ma anche il palese tentativo di distrarre l’opinione pubblica dalle inadeguatezze di questo governo».

Anpi: e parole di La Russa su via Rasella sono indegne

«Le parole di La Russa sono semplicemente indegne per l’alta carica che ricopre e rappresentano un ennesimo, gravissimo strappo tesa ad assolvere il fascismo e delegittimare la Resistenza». Lo afferma il presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo. «Il terzo battaglione del Polizeiregiment colpito a via Rasella mentre sfilava armato fino ai denti - ricorda Pagliarulo - stava completando l’addestramento per andare poi a combattere gli Alleati e i partigiani, come effettivamente avvenne. Gli altri due battaglioni del Polizeiregiment erano da tempo impegnati in Istria e in Veneto contro i partigiani».

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«I partigiani rossi volevano comunismo, non libertà»

Nella sua intervista La Russa ha anche parlato della festa della Liberazione: «Non sarà il primo 25 aprile che celebro, sono andato da ministro della Difesa a rendere omaggio al monumento dei partigiani, ho portato un mazzo di fiori a tutti i partigiani, anche a quelli rossi che come è noto non volevano un’Italia libera e democratica ma volevano un’Italia comunista. Chi muore per un’idea e per una scelta ideale, non può mai essere oggetto di avversione».

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