La guerra in Europa

Ucraina, G7: «Isoleremo ancora di più economia e finanza della Russia». Oggi nuove sanzioni Ue

Il leader russo ordina all’esercito di sostenere l’invio di combattenti «volontari» in Ucraina, in risposta al dispiegamento di «mercenari» occidentali. Ancora bombe russe nella notte su Mariupol. Per l’intelligence britannica «la Russia sta riposizionando le sue forze per una nuova offensiva: probabili anche operazioni contro la capitale Kiev». Ed è ancora alto l’allarme sulle centrali nucleari. Ue e Usa, stop all'export di beni di lusso. La Cina frena sulle sanzioni

Ucraina, Kuleba: "Nessun progresso. Cercheremo una soluzione diplomatica ma non ci arrenderemo"

8' di lettura

Nel quindicesimo giorno di guerra in Ucraina, l’invasione delle forze armate russe si estende a ovest: raid su Lutsk, dove tre missili hanno colpito l’aeroporto. Missili e cannonate anche su Ivano-Frankivsk, ad un centinaio di chilometri a sud di Leopoli. Tre esplosioni a Dnipro, città dell’ entroterra sul fiume Dnepr, nella parte centro-orientale: una avrebbe colpito una fabbrica di scarpe, le altre due vicino ad un asilo nido e ad un condominio. Prosegue il dramma delle città assediate: a Mariupol oltre 1.200 corpi rimossi dalle strade, si scavano fosse comuni, così come a Bucha, sobborgo a nordest di Kiev. Le sirene degli allarmi antiaereo risuonano anche nella capitale ucraina, e il municipio invita i cittadini a nascondersi nei rifugi.

Una dichiarazione dei leader riuniti nel G7 pone l’obiettivo di isolare ulteriormente la Russia di Putin: «Restiamo risoluti a isolare ulteriormente la Russia dai nostri sistemi economici e dal sistema finanziario internazionale. Di conseguenza ci impegniamo ad adottare nuove misure il prima possibile», si legge in uno statement. Il G7, continua la dichiarazione, «prenderà misure per togliere alla Russia lo status di nazione più favorita, revocando importanti benefici dalla sua appartenenza al Wto» e «saluta la preparazione in corso di una ampia coalizione di membri del Wto che annuncia la revoca da tale status», si legge in una nota pubblicata dalla presidenza tedesca. «Stiamo lavorando collettivamente per prevenire che la Russia ottenga finanziamenti dalle principali istituzioni multilaterali, incluso il Fmi, la Banca mondiale e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo». I Paesi del G7 hanno anche «reso operativa» la task force per colpire gli asset delle elite russe che «sostengono la macchina da guerra di Putin», e «si assicureranno che le elite, gli intermediari e gli oligarchi siano privati dell’accesso a beni e asset di lusso».

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Ancora attacchi a siti nucleari ucraini

Ed è ancora alto l’allarme sulle centrali nucleari, con l’azienda di Stato ucraina che ha smentito il ripristino dell’alimentazione elettrica a Chernobyl. L’Ucraina ha anche annunciato che un istituto di ricerca nucleare è stato colpito a Kharkiv. Per il ministero dell’Interno «alcune apparecchiature potrebbero rilasciare radiazioni se venissero danneggiate». L’Aiea preannuncia «ispezioni fisiche nelle centrali nucleari». Esplosioni di missili e di cannonate sono segnalate nella città di Ivano-Frankovsk, nel sud-ovest dell’Ucraina.

Secondo il servizio di intelligence del ministero della Difesa britannico «la Russia sta ripristinando e riposizionando le sue forze in campo per una nuova offensiva nei prossimi giorni. Questo probabilmente includerà anche operazioni contro la capitale Kiev». Oltre 16mila “volontari” dal Medio Oriente vogliono essere arruolati per combattere nel Donbass con i separatisti, dice il ministro della Difesa russo

L’Occidente, intanto, punta a isolare sempre di più la Russia sul fronte economico. Con gli Usa capofila, che vogliono togliere tutti i privilegi commerciali a Mosca.

Putin ordina invio di 16mila combattenti «volontari»

Sul fronte militare russo, si apprende che il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato al suo esercito di sostenere l’invio di combattenti «volontari» in Ucraina, in risposta al dispiegamento di «mercenari» dall’Occidente.

«Se vedi che ci sono persone che vogliono volontariamente aiutare i separatisti dell’Ucraina orientale, allora devi incontrarle a metà strada e aiutarle a spostarsi verso le zone di combattimento», ha detto Putin al ministro della Difesa Sergei Shoigu.

Da parte sua il ministro degli Esteri russo, Serghei Shoigu, aveva fatto sapere che oltre 16.000 «volontari» da vari Paesi del Medio Oriente hanno espresso la volontà di essere arruolati per combattere nel Donbass con le autoproclamate repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk. E ora, dopo il via libera di Putin, potranno iniziare le operazioni per arruolarli.

Quanto ai negoziati, durante un incontro con il presidente bielorusso, Alexander Lukashenko, Putin avrebbe riferito che «nei colloqui tra Russia e Ucraina sono stati fatti alcuni progressi». «Senza dubbio - ha proseguito - vi informerò sulla situazione in Ucraina. Prima di tutto, ci sono dei progressi dei negoziati che sono condotti praticamente ogni giorno. Come mi hanno detto i nostri negoziatori, alcuni cambiamenti positivi sono stati raggiunti».

Progressi però smentiti dal ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba in un’intervista a Bloomberg Television. «Progressi zero. È difficile per me capire a che genere di progressi si riferisca il presidente Putin», ha detto Kuleba, ribadendo la disponibilità di Kiev a un compromesso accettando uno status neutrale del Paese in cambio di garanzie sulla sicurezza.

Armate russe più vicine a Kiev

Dopo il sostanziale fallimento dell’incontro tra i ministri degli esteri di Mosca e Kiev, Serghiei Lavrov e Dmytro Kuleba, giovedì in Turchia, gli spiragli di una tregua si sono chiusi.

Anzi, la Difesa americana ha registrato un ulteriore avvicinamento dell’Armata a Kiev, di circa 5 chilometri. E le immagini satellitari di un convoglio russo hanno mostrato le forze armate che si stanno ridistribuendo nelle aree vicine: un segnale di una rinnovata pressione verso la capitale ucraina.

Più a nord, la città di Chernihiv ha subito danni significativi. Sugli altri fronti, le autorità ucraine hanno denunciato un attacco all’istituto di ricerca nucleare di Kharkiv, che ospita un reattore sperimentale.

Rapito dai russi il sindaco di Melitopol

Un gruppo russo, composto da una decina di persone, ha rapito il sindaco di Melitopol, Ivan Fedorov, «portandolo via con un sacchetto di plastica in testa». Lo ha riferito una fonte del Ministero degli affari interni ucraini sul canale Telegram.

Fedorov - secondo quanto riporta l’agenzia ucraina Unian - si era rifiutato di collaborare con i russi, mantenendo la bandiera ucraina sul municipio della città occupata.

Zelensky: «Affrontiamo uno stato terrorista»

La situazione più drammatica per le città assediate resta quella di Mariupol. Dove il vicesindaco ha riferito che oltre 1.200 corpi sono stati rimossi dalle strade e si è iniziato a seppellire i corpi in fosse comuni. Il municipio cittadino sul proprio profilo Telegram ha dichiarato che complessivamente «quasi 1.600 persone sono state uccise a Mariupol dall’inizio dell’invasione in 12 giorni di blocco della città e bombardamenti spietati dei quartieri residenziali».

Da Kiev, Volodymyr Zelensky ha accusato i russi di aver sferrato un attacco sul corridoio umanitario della città del sud. «Stiamo affrontando uno stato terrorista», ha tuonato il presidente ucraino, secondo cui 100mila civili sono stati evacuati dalle zone dei combattimenti.

Il segretario generale Nato, Jens Stoltenberg, in un’intervista all’Afp, ha invece sottolineato che l’Alleanza atlantica ha la responsabilita’ di impedire che il conflitto tra Russia e Ucraina diventi “una guerra aperta tra Russia e Nato”. “Abbiamo la responsabilità di impedire che questo conflitto si intensifichi oltre i confini dell’Ucraina e diventi una guerra aperta tra Russia e Nato”, ha spiegato a margine del Forum Diplomatico organizzato dalla presidenza turca, per giustificare il rifiuto dell’Alleanza Atlantica di imporre una no fly zone sopra l’Ucraina per proteggere la popolazione dai bombardamenti russi.

Onu: «Non siamo al corrente di nessun programma per armi biologiche» in Ucraina. Ma la Russia: «Abbiamo le prove»

Mosca invece ha chiesto la convocazione di un Consiglio di Sicurezza dell’Onu per discutere le «attività biologiche militari americane in Ucraina». Durante la riunione ha preso la parola l’Alto commissario per il disarmo dell’Onu, Izumi Nakamitsu, che ha dichiarato:  «Le Nazioni Uniti non sono al corrente di nessun programma di armi biologiche» in Ucraina». Ma l’ambasciatore russo all’Onu ha invece sostenuto che le forze di Mosca hanno trovato in Ucraina prove della presenza di armi chimiche. Parlando ad una riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu richiesto dalla Russia Vasily Nebenzya ha parlato di una rete di «almeno 30» laboratori di ricerca biologica volti a rafforzare diverse «malattie letali». L’inviato di Mosca ha anche sostenuto che nei laboratori vengono condotti «esperimenti biologici molto pericolosi» in coordinamento con gli Stati Uniti. L’ambasciatore tuttavia non ha fornito alcuna prova a dimostrazione delle sue affermazioni.

Il sottosegretario dell’Onu per gli affari politici, Rosemary DiCarlo, ha invece detto che «L’ufficio dell’alto commissario per i diritti umani ha ricevuto notizie credibili sull’uso da parte delle forze russe di bombe a grappolo anche in aree abitate». «Attacchi indiscriminati, compreso l’uso di bombe a grappolo sono proibiti dalla legge internazionale umanitaria - ha poi aggiunto parlando al Consiglio di Sicurezza - attacchi diretti contro i civili e obiettivi civili, come i bombardamenti aerei di città e villaggi sono proibiti dalle leggi internazionali e possono essere crimini di guerra».

Biden: stop alle relazioni commerciali con la Russia

Joe Biden, intanto, dopo aver già colpito la Russia con dure sanzioni, fermando anche l’import di gas e petrolio, vuole andare oltre. Il presidente americano, riporta Bloomberg, si appresta a chiedere la fine delle normali relazioni commerciali con la Russia, aprendo la strada a un aumento dei dazi sulle importazioni.

L’annuncio della revoca dei privilegi commerciali arriverà insieme al G7 e ai leader dell’Ue. La sospensione dei normali rapporti commerciali, conosciuta anche come la clausola della nazione più favorita, metterà la Russia alla pari di paesi come Cuba e Corea del Nord. E consentirà agli Usa di imporre dazi molto più alti rispetto agli altri membri Wto.

Ue e Usa, stop all’export di beni di lusso. La Cina frena sulle sanzioni

Stop alle esportazioni di beni di lusso, sospensione da Fmi e Banca mondiale, revoca delle condizioni speciali riconosciute al Wto: sono alcune delle sanzioni che l’Ue intende adottare domani sabato secondo quanto annunciato dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen. In un comunicato i capi di Stato e di governo dei 27 hanno chiesto alla Russia di fermare le operazioni militari, garantire gli accessi umanitari e la sicurezza delle centrali nucleari.

Anche il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti ha imposto restrizioni all’esportazione, riesportazione e trasferimento di beni di lusso a tutti gli utenti finali nella Federazione russa e in Bielorussia e ad alcuni oligarchi e attori “maligni” russi e bielorussi dislocati in tutto il mondo. «Questa azione è in risposta alla brutale e continua invasione russa dell’Ucraina (sostanzialmente consentita dalla Bielorussia) in flagrante violazione del diritto internazionale», afferma il Dipartimento del Commercio in una nota. L’elenco di beni di lusso di origine statunitense che sono interessati dalle sanzioni odierne include determinati alcolici, prodotti del tabacco, articoli di abbigliamento, gioielli, veicoli e oggetti d’antiquariato.

Resta interlocutoria, invece, la posizione dell’Unione europea sulla richiesta di adesione presentata da Kiev. In un comunicato si spiega che «il Consiglio ha invitato la Commissione a presentare il suo parere su tale domanda conformemente alle pertinenti disposizioni dei trattati. In attesa di ciò e senza indugio, rafforzeremo ulteriormente i nostri legami e approfondiremo la nostra partnership per sostenere l’Ucraina nel perseguire il suo percorso europeo».

Intanto, la ministra degli Esteri britannica, Liz Truss, ha imposto sanzioni a 386 membri della Duma russa per il loro sostegno alle regioni separatiste filorusse di Luhansk e Donetsk, e all’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe di Mosca. Ne dà notizia il Foreign Office.

La Cina invece ha definito le sanzioni un «danno per la ripresa mondiale» e ha fatto sapere che «lavorerà con la comunità internazionale per evitare l’ulteriore escalation».

Facebook allenta regole su messaggi contro invasione russa

Intanto la compagnia americana Meta ha allentato temporaneamente alcune regole di Facebook e Instagram alla luce dell’operazione militare speciale russa in Ucraina e consente in alcuni Paesi di parlare e di incitare la violenza contro gli “invasori russi”.

«Abbiamo temporaneamente consentito forme di espressione politica che normalmente violerebbero le nostre regole, inclusa la retorica violenta come ’morte agli invasori russi’. Non permetteremo inviti alla violenza contro i civili russi», ha scritto il portavoce Meta Andy Stone su Twitter.

Inoltre, nella giornata di venerdì YouTube ha fatto sapere in una nota di «avere avviato il blocco dei canali YouTube in tutta Europa di RT (Russia Today, ndr) e Sputnik». «Da quando la Russia ha cominciato la sua invasione in Ucraina - spiega il comunicato - ci siamo concentrati nel rimuovere contenuti che violavano (i termini di servizio) e nel connettere le persone a notizie e informazioni verificate». YouTube annuncia anche che continuerà a monitorare da vicino la situazione e a condividere gli aggiornamenti appena disponibili.

A Zagabria precipita drone: viene da zona di guerra

Il drone militare che stanotte si è schiantato in una zona abitata della capitale croata Zagabria è giunto dalla zona di guerra in Ucraina. Lo ha confermato il primo ministro croato, Andrej Plenković, precisando che sono in corso indagini per accertare tutte le circostanze dell’incidente.

Il velivolo è entrato nello spazio aereo croato dall’Ungheria, volando in direzione da est a ovest, a un’altitudine di circa 1.300 metri e a una velocità di 700km/h. Prima avrebbe sorvolato la Romania. Dovrebbe trattarsi, come sembra, di un drone da ricognizione del tipo Tu-141 di produzione sovietica, utilizzato dall’esercito ucraino. Dato che il velivolo ha un raggio d’azione di circa 1.000 chilometri, si suppone fosse partito dalla zona di Odessa.


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