LAVORO

La sanatoria colf e badanti porta 300 milioni di gettito ma quasi 2 miliardi restano sommersi

L’Osservatorio Domina misura gli effetti fiscali della procedura chiusa il 15 agosto. Un milione di domestici restano in nero: potrebbero valere 1,8 miliardi per l’Erario

di Valentina Maglione

Reddito di emergenza per colf e lavoratori a termine non rinnovati

3' di lettura

Le quasi 177mila domande presentate per colf e badanti nell’ambito della sanatoria dei rapporti di lavoro irregolari varata con il decreto Rilancio (34/2020) e chiusa il 15 agosto faranno emergere solo una piccola parte dei lavoratori domestici “invisibili”. La parte più consistente di sommerso tra colf e badanti resterà “in nero”: sono almeno un milione di lavoratori, non solo extracomunitari, ma anche italiani e cittadini Ue.

Una situazione che si riflette sul fronte delle entrate fiscali: la sanatoria potrebbe portare un gettito annuale - tra Irpef, addizionali e contributi - di 300 milioni, facendo salire del 20% le potenziali entrate legate agli 849mila lavoratori domestici regolari attuali, pari a 1,5 miliardi. Ma se emergessero tutti i collaboratori irregolari il gettito potrebbe raddoppiare, schizzando a 3,6 miliardi.

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A misurare gli effetti fiscali della regolarizzazione voluta dal ministro delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, per arginare i fenomeni del lavoro nero e del caporalato tra i braccianti, è il report dell’Osservatorio Domina (associazione dei datori di lavoro domestico). Lo studio parte dai dati diffusi dal ministero dell’Interno al termine della procedura di emersione, dedicata, oltre che al settore dell’agricoltura, a quello del lavoro domestico. In realtà, delle 207.542 domande totali presentate, l’85% (176.848) riguarda colf (122.247) e badanti (54.601), mentre sono solo 30.694 le richieste di regolarizzazione di rapporti di lavoro subordinato, quasi tutti in agricoltura e 216 nel settore della pesca. E sono state 12.986 le richieste di permesso di soggiorno temporaneo di sei mesi presentate dagli stranieri.

IL GETTITO POTENZIALE
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Dall’operazione, secondo il report di Domina, deriva un beneficio economico immediato per lo Stato di oltre 30 milioni di euro. La cifra è calcolata in base al contributo richiesto ai datori di lavoro per la sanatoria (500 euro) e agli stranieri per il rinnovo temporaneo del permesso di soggiorno (130 euro) e sottraendo i circa 75 milioni di costi previsti dal decreto Rilancio per gestire la procedura.

LE ENTRATE IMMEDIATE
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Il report mette soprattutto in evidenza gli effetti fiscali futuri nel settore del lavoro domestico, legati ai contributi assistenziali e previdenziali versati dai datori e all’Irpef e alle addizionali a carico dei lavoratori: la regolarizzazione porterebbe all’Erario un gettito di 314,2 milioni di euro l’anno, che si aggiungerebbero agli 1,5 miliardi che derivano dagli 848.987 lavoratori domestici regolari censiti nel 2019 dall’Inps. Quelle sul gettito sono stime, che presuppongono che tutti i lavoratori regolarizzati restino tali (ma una quota di “dispersione” va messa in conto: in base ai dati Inps sulla sanatoria del 2012, il 70% dei lavoratori domestici emersi era ancora occupato dopo cinque anni) e che poi presentino la dichiarazione dei redditi. Né la stima considera l’impatto dell’ex bonus Renzi, legato anch’esso al 730 e che farebbe calare il gettito.

Per Domina, «la procedura di emersione è andata molto bene», rileva il segretario generale Lorenzo Gasparrini, che precisa: «Il risultato va letto anche alla luce delle regolarizzazioni già avvenute tra marzo e aprile, durante il lockdown, per permettere ai lavoratori di certificare le ragioni dei loro spostamenti. In quel periodo stimiamo che colf e badanti in regola siano aumentati del 10%».

Ma i lavoratori domestici “invisibili”, stimati dall’Istat nel 58% del totale, sarebbero ancora almeno un milione. Se venissero tutti regolarizzati, secondo il report, il gettito annuale potrebbe salire di 1,8 miliardi, arrivando a 3,6 miliardi. «Sono cifre importanti - osserva Gasparrini - e con i contratti regolari famiglie e lavoratori potrebbero contare su maggiori tutele e garanzie. Per arrivare a questo risultato, va reso vantaggioso il lavoro domestico regolare, allargando la deducibilità fiscale dei costi per i datori e dando ai lavoratori la possibilità di ricevere la pensione Inps anche al rientro nei Paesi di origine».

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