La scarpa si prova in maniera virtuale, a casa o anche in negozio
La soluzione dell’italiana Snapfeet, gratuita, punta a ridurre i resi nelle vendite online e a rispettare le distanze nel negozio fisico
di Gianni Rusconi
3' di lettura
Una soluzione di supporto per i merchant digitali per aiutarli a ridurre la quantità di resi sulle vendite effettuate online, ma perfetta anche per i negozi tradizionali grazie alla possibilità di provare l'articolo in totale autonomia e in modalità contactless, nel pieno rispetto delle misure anti Covid-19 in fatto di igiene e distanziamento sociale.
Quella di Snapfeet, realtà tutta italiana (con sede a Como) nata nel 2016, è una tecnologia che guarda alle nuove frontiere dell'ecommerce, grazie all'utilizzo della realtà aumentata e dell'intelligenza artificiale, e che punta a semplificare un processo comune a milioni di persone.
Quale? La prova della scarpa da indossare, che da fisica diventa virtuale (direttamente a casa piuttosto che nel punto vendita) perché si elimina la necessità di provarla andando a sostituire le classiche taglie con un indice di comfort generato via app e una scansione in 3D del proprio piede attraverso lo smartphone.
Incentivo per le vendite online
A dar vita a Snapfeet sono stati Giorgio Raccanelli, ingegnere a cui si deve l'intuizione iniziale, Roberto Cipolla, professor of Information Engineering all'Università di Cambridge e Fellow of the Royal Academy of Engineering, che ha sviluppato l'idea con il proprio team di ricercatori, e Natale Consonni, imprenditore (e ingegnere) che ha investito finanziariamente nel progetto e che guida l'azienda in veste di Ceo.
L'app, al momento nella fase finale di collaudo e quindi ormai prossima al rilascio ufficiale sul mercato, è totalmente gratuita per gli utenti e si presenta con l'obiettivo (decisamente ambizioso) di rivoluzionare il mondo delle calzature su scala globale, migliorando l'esperienza in fase di acquisto da una parte e facilitando il compito di chi vende scarpe online (spesso penalizzato a causa del problema della misura e della consuetudine dei clienti di provare fisicamente la comodità della calzatura) dall'altra.
L'idea, insomma, è quella di abbattere una possibile grande barriera alla crescita dell'e-commerce di un comparto che, anche in periodo di lockdown, non ha “beneficiato” dell'obbligo imposto ai consumatori di acquistare sui canali digitali
Prova virtuale delle scarpe
L'unicità di Snapfeet, come confermano i diretti interessati, è proprio la possibilità di effettuare la scansione del piede senza alcun punto di riferimento metrico al suolo, ricostruendone perfettamente l'immagine in tre dimensioni, e di provare visivamente la scarpa come se indossata sfruttando le funzionalità della realtà aumentata.
Basta insomma inquadrare le proprie estremità (anche calzando un collant o una calza sottile), scattare poche foto e a tutto pensa un software che, grazie a un particolare algoritmo di fitting e a un database di migliaia di tester reali, consiglierà al consumatore la taglia più confortevole da acquistare, evidenziando nel caso eventuali criticità.
Esattamente come accadrebbe in ogni punto di vendita fisico, con l'app sarà quindi possibile provare qualsiasi paio di scarpe, guardarsi allo specchio attraverso lo smartphone e scegliere il modello che veste meglio, in modo del tutto interattivo e simil realistico.
La convinzione dei tre founder di Snapfeet, e di Consonni in particolare, nasce sicuramente dal fatto che i primi test reali dell'app condotti con alcuni brand sia italiani che esteri hanno evidenziato come le percentuali di reso sugli acquisti online siano calati del 95%.
Percentuali importanti in un mercato come quelle delle calzature online che secondo le ultime stime vale su scala mondiale 96 miliardi di dollari e che entro il 2022 dovrebbe raggiungere quota 135 miliardi, perché – osserva il Ceo – «potrebbero significare un'ottimizzazione delle risorse enorme, a cui si aggiungerebbe anche un considerevole minor impatto a livello ambientale».
Con i partner del mondo delle calzature, confermano ancora dalla società, sono tutt'ora in discussione le modalità di utilizzo e le tempistiche per l'adozione dell'app rispetto a un modello di business definito «molto semplice e snello, che prevede una licenza di utilizzo mensile per i marchi che vorranno integrarla nei loro sistemi e proporla ai loro clienti».
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