«La scienza per il futuro del Paese», lettera aperta al premier Draghi
Tra le proposte l’istituzione di un Consiglio scientifico nazionale multidisciplinare e indipendente, formazione diffusa, impulso alla ricerca
di Nicola Barone
I punti chiave
3' di lettura
Maggiori investimenti per una ricerca che sia motore di sviluppo, un ruolo centrale per la scienza a sostegno di Governo e Parlamento, a partire dall'emergenza ambientale, sotto forma di un Consiglio scientifico nazionale, multidisciplinare e indipendente. E ancora un grande piano di formazione e informazione scientifica, per la scuola e per tutti. È il cuore di una lettera aperta sul ruolo della scienza in Italia inviata al presidente del Consiglio su iniziativa di alcuni tra i maggiori soggetti intervenuti in questi anni nel dibattito pubblico, le sigle “Energia per l’Italia”, “Scienza in Parlamento”, “Per un Paese Sostenibile” e “La Scienza al Voto”.
Istituzionalizzare dialogo continuo
«Spesso la politica si rivolge alla scienza solo in situazioni di emergenza, come quella attuale relativa al Covid-19», ha spiegato nella presentazione il data scientist Ruggero Bettinardi. «Riteniamo invece che si debba sviluppare ed “istituzionalizzare” un dialogo continuo tra politica e scienza, per far sì che le decisioni politiche siano adeguatamente informate dalle migliori conoscenze disponibili nei vari campi del sapere». L’idea sarebbe quella di istituire un Consiglio scientifico nazionale, multidisciplinare e indipendente da inserire, secondo i proponenti, in seno alla Presidenza del Consiglio, con funzione di consulenza scientifica sui temi di importanza strategica come accade in vari Paesi d’Europa
Per urgenza climatica visione multidisciplinare
Come ricorda Antonello Pasini, fisico del clima del Cnr, già esistono Comitati scientifici specifici per la bioetica o appunto per l’emergenza Covid-19. «E potrebbero essere gli antesignani di altri Comitati: il primo di cui abbiamo necessità, per l’urgenza della crisi climatica e ambientale, è un Comitato per il clima, l’ambiente e la salute, l’energia e la transizione ecologica, complesso di tematiche che oggi richiede proprio quella visione sistemica e multidisciplinare che solo un Comitato che veda rappresentate le varie competenze scientifiche potrebbe assicurare. Ciò consentirebbe di potersi appoggiare sulle analisi scientifiche rigorose e quantitative per politiche davvero efficaci e un progetto di futuro di ampio respiro».
Un grande piano per le scuole (e non solo)
«La società civile può imparare ad avere fiducia e consapevolezza del metodo scientifico e dello studio dei sistemi complessi», spiega Alessandra Bonoli, ingegnere ambientale e della transizione dell’Università di Bologna. Un’altra priorità è quindi quella di promuovere un grande piano di formazione e informazione scientifica, principalmente nella scuola ma anche con interventi extrascolastici di formazione permanente, mediante il quale i nostri connazionali possano conoscere correttamente le dinamiche dei tanti sistemi complessi con cui interagiamo tutti i giorni: dall’economia globalizzata, alla diffusione delle pandemie, al sistema climatico, agli ecosistemi, al web. «Solo così possiamo facilmente identificare le fake news e invece le linee di azione corrette, per evitare problemi e progettare un futuro equo e sostenibile».
Investimenti come moltiplicatore di sviluppo
«Ma se l’insegnamento e la corretta comunicazione della scienza sono una priorità del Paese», conclude Roberto Danovaro, biologo marino, presidente della Stazione zoologica Anton Dohrn di Napoli, «altra fondamentale priorità deve essere quella di permettere alla scienza e alle sue applicazioni di fare da volano allo sviluppo della nostra società futura. Ciò significa, in particolare, consentire ai nostri scienziati di fare ricerca di punta con strumenti almeno pari a quelli degli altri Paesi sviluppati, cioè con finanziamenti adeguati. E, come indicato da studi di autorevoli economisti, sappiamo bene che gli investimenti in ricerca risultano un efficace moltiplicatore di sviluppo».
La lista degli scienziati firmatari
L’appello è già stato firmato da numerosi scienziati come Vincenzo Balzani, chimico, professore emerito dell’Università di Bologna e accademico dei Lincei; Giuseppe Ippolito, infettivologo, direttore scientifico dell’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma; Fabio Trincardi, geologo, direttore del Dipartimento Scienze del sistema Terra e tecnologie per l’ambiente del Cnr; Paolo Vineis, epidemiologo ambientale, Imperial college Londra e vicepresidente del Consiglio Superiore di Sanità; Lucia Votano, fisica, già direttrice dei laboratori nazionali Infn; Stefano Zamagni, economista, Università di Bologna e Johns Hopkins University SAIS Europe, accademico della Pontificia Accademia di Scienze Sociali.
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