La scommessa di Tsipras: aumentare i salari e creare una banca di sviluppo
di Vittorio Da Rold
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Il ministro delle Finanze greco, Euclide Tsakalotos, studi economici a Oxford e inglese eccellente, ha disegnato ai suoi colleghi dell'eurozona riuniti a Sofia in Bulgaria il futuro prossimo di Atene quando sarà uscita il 20 agosto dal terzo piano di aiuti e dalla quarta revisione delle riforme di austerità chieste dai creditori internazionali in cambio del prestito da 86miliardi di euro.
Tskalatos ha promesso alla troika di rispettare gli impegni presi, tra cui l'ennesimo aumento delle imposte dirette e la riduzione delle pensioni a partire dal gennaio 2019, ma in cambio vuole aumentare gradualmente i salari minimi, ripristinare la contrattazione collettiva (oggi abolita), e infine creare una banca pubblica di sviluppo sul modello di quella esistente in Germania chiamata però Hellenic Development Bank. Ce la farà a convincere i suoi omologhi della bontà di una ricetta keynesiana in Grecia dopo tanta austerità?
I suoi colleghi sono abbastanza fiduciosi sulla situazione greca anche se le previsioni di crescita l'anno scorso sono scese dal 2,7% all'1,4% e la competitività ha perso qualche gradino sia secondo la Banca Mondiale sia per il Wef.
Molti, come il membro francese della Bce, Benoit Coeure, chiedono una sorveglianza severa anche dopo la fine del piano di aiuti e austerità per evitare ritorni a vecchie abitudini magari con l'istituzione di una linea di credito speciale; altri, invece, come il commissario sempre francese, Pierre Moscovici, ritengono che sia sufficiente una norma che preveda in caso di frenata del Pil un intervento automatico sul prolungamento dei termini di pagamento del debito.
«Ci sono buone notizie per la Grecia, che resta pienamente impegnata sulle riforme e che per il secondo anno consecutivo raggiunge un surplus primario oltre il 4% del Pil: si tratta di un risultato incoraggiante», ha detto il presidente dell'Eurogruppo, il portoghese Mario Centeno, a conclusione della riunione dei ministri finanziari della zona euro. Centeno ha aggiunto che le misure per l'ammorbidimento del peso del debito ellenico saranno prese «se necessario» al termine del programma di salvataggio (agosto) e che saranno «condizionate all'attuazione del programma economico» nella fase successiva al salvataggio. Insomma, tutto rinviato alla prossima riunione.
Il premier Alexis Tsipras non vuole però perdere l'occasione di tornare alla indipendenza economica dopo tanti sacrifici e afferma: «La priorità è uscire dal terzo piano di aiuti e avere una strategia di crescita solida. Siamo vicini alla meta, ma è sempre molto facile tornare alle vecchie abitudini quando i governi greci erano felici di spendere soldi e aumentare il debito, una scelta che noi non vogliamo ripercorrere. Ora i tempi sono cambiati e vogliamo creare nuovi posti di lavoro, aumentare la nostra competitività e ridurre le ineguaglianze sociali». Tsipras è ottimista ora che finalmente vede avvicinarsi l'ora dell'uscita dal programma di stabilità e la possibilità di tornare sui mercati dei capitali. La scelta più dura, quella di restare nell'euro e accettare il Memorandum della troika, è stata fatta nell'agosto 2015. Il resto è venuto di conseguenza, sebbene i greci non vedano ancora i frutti della crescita.
Tutti gli analisti concordano che presto il Paese uscirà dal lungo tunnel di austerità che ha fatto dimagrire il Pil del paese del 25%. Atene, che ha subìto 13 manovre di tagli alle pensioni e numerosi aumenti delle imposte sul reddito, è stata sull'orlo di uscire dall'euro dopo il referendum del luglio 2015. Ora dovrebbe finalmente riprendersi in mano il proprio destino finanziario il 20 agosto 2018, giorno in cui scadrà il terzo piano di assistenza da 85 miliardi di euro, dopo i primi due da 130 e 110 miliardi. Sei anni dopo l'inizio della crisi Atene non avrà più l'ombrello di assistenza degli europei e del Fondo monetario internazionale di Christine Lagarde, ma si sosterrà con le sue gambe sul mercato dei capitali internazionali. Ce la farà?
Il percorso per raggiungere Itaca
Atene si prepara ad approdare metaforicamente a Itaca e ad emettere una raffica di tre obbligazioni a 7 anni. La prima asta di “Sirtaki bond” del 2018, che ha raggiunto i 3 miliardi di euro, è avvenuta con successo giovedì 8 febbraio. Altri due emissioni seguiranno. Moody's il 22 febbraio ha alzato il giudizio sulla qualità del credito di Atene con una revisione al rialzo del rating da Caa2 a B3.
Intanto la compagine del premier Alexis Tsipras è in calo nei sondaggi rispetto al leader conservatore Kyriakos Mitsotakis. La Grecia, che non ha mai avuto accesso alla ciambella di salvataggio del Qe della Bce, offre agli investitori rendimenti più interessanti di quelli degli altri partner europei che hanno rendimenti anche negativi. Le sue emissioni potrebbero interessare investitori in cerca di rendimenti più elevati e con un rischio tutto sommato accettabile come avvenne la scorsa estate, quando il paese mosse con successo i primi cauti passi sul mercato dei bond a breve.
Cancellazione del debito
Ma per uscire davvero dal piano di sorveglianza la Grecia dovrà cancellare parte del debito. Questa è anche la condizione posta dal Fmi per rendere il debito sostenibile, ma la Germania finora si è opposta a qualsiasi haircut. Se la Grecia ottenesse una riduzione significativa (con allungamento dei termini o riduzione dei tassi), questa sarà vista positivamente dai mercati. Ma basterebbe anche solo una clausola di salvataggio con i creditori, secondo cui se la crescita dovesse essere molto negativa a quel punto ci sarebbe una estensione automatica delle scadenze del debito. Atene rifiuta l'idea di una linea di credito dopo la fine del programma, preferendo un cuscinetto di riserva. I tecnici della troika ci stanno lavorando.
Atene è ripartita con le privatizzazioni (da ultima la società del gas Desfa) e ha fatto riforme impopolari, come rendere indipendente dal ministro delle Finanze il settore della riscossione. E i frutti per l'Erario sono arrivati. Ora l'Agenzia delle Entrate, diretta per un biennio dal dinamico George Pitsilis, ha già recuperato 5 milioni di euro di vecchi debiti erariali più del previsto. Non solo. Atene ha tagliato dal 2009 al 2015 il 26% del numero dei dipendenti pubblici e questo ha contribuito a ridurre il costo dei salari pubblici nel bilancio del 38%. Tutte cifre certificate dalla Commissione europea. Fonti della Commissione Ue sottolineano che in sei mesi sono stati cambiati il 50% dei membri del board delle 4 maggiori banche del paese con inserimenti di professionalità straniere che hanno contribuito a rompere quei legami clientelari e di collusioni che hanno portato gli Npl al 45% del totale sui crediti. Tsipras spera di costruire un “cuscinetto” di riserva di 20 miliardi di euro. La metà dovrebbe provenire da nuovi crediti Esm, gli altri dai mercati.
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