La scommessa sul verde di Parigi per centrare gli obiettivi sul clima
Con il Plan Action Climat la capitale francese prevede 500 azioni per calmierare la temperatura e tutelare la biodiversità: entro il 2030 il 40% del territorio sarà caratterizzato da prati, arbusti, alberi e coperture naturali
di Chiara Bussi
3' di lettura
Il suo nome è già un indizio. Si chiama “’l’îlot fertile” (l’isola fertile) ed è il primo quartiere a emissioni zero di Parigi che ribalta la prospettiva. Si snoda attraverso un grande giardino circondato da quattro edifici con oltre 400 appartamenti, tetti ricoperti da panelli fotovoltaici, strade pedonali con arbusti, circa 1.500 metri quadrati di terrazze decorate con alberi da frutta, orti e rifugi per animali e insetti. Inaugurato lo scorso aprile nel cuore del 19esimo arrondissement a Nord-Est della città è una nuova tappa nel percorso di rinnovamento della capitale francese per diventare una delle metropoli più verdi entro il 2030 e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.
Da ville lumière a ville verte il passo non è semplice. Basta percorrere le grandi arterie cittadine per rendersene conto. L’emergenza, però, è tangibile. L’ultimo autorevole allarme è arrivato dal Giec, il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico: il tetto simbolico dei 2° rispetto ai livelli pre-industriali - fissato, ironia della sorte, proprio dall’Accordo di Parigi del 2015 - è già stato ampiamente superato sul territorio cittadino. «Se non si agisce ora - avvertono gli esperti - nel 2050 la capitale rischia di avere la stessa temperatura di Siviglia, con oltre 30 gradi in media per 22 giorni contro gli attuali 14». Senza contare che queste ondate di calore costituiscono un forte rischio sanitario. Basti pensare che la canicule del 2003, con un picco di 39,5 gradi, ha provocato un migliaio di decessi nella metropoli.
Di qui l’urgenza di correre ai ripari. La capitale ci prova con il piano Action Climat adottato per la prima volta nel 2007 e aggiornato nel 2018. Prevede oltre 500 azioni (su edifici, trasporti, energia, alimentazione, rifiuti, finanza) dove il ritorno alla natura e la difesa della biodiversità hanno un ruolo di primo piano. Entro il 2030 il 40% del territorio dovrà essere caratterizzato da superfici multistrato “vegetalizzate” (prati, arbusti, alberi e coperture verdi) per calmierare la temperatura.
Il piano di vegetalizzazione va di pari passo con un urbanesimo “bioclimatico” per fare di Parigi una vera e propria “città giardino” per dirla con il vicesindaco Christophe Najdovski, con delega, appunto alla vegetalizzazione e alla biodiversità. Entro il 2035 verranno aperti al pubblico 300 ettari di parchi e giardini, ai quali se ne aggiungeranno oltre mille di strade e marciapiedi verdi.
Alcuni ritocchi al Piano arriveranno nella primavera 2024 in seguito a una consultazione pubblica che ha portato oltre 1.200 idee confluite in un Libro bianco. Resta da capire quale sarà la dotazione complessiva prevista che si aggiungerà ai 10 miliardi già destinati dalla capitale alla transizione ecologica negli ultimi 15 anni. In primavera si alzerà il sipario sul costo degli interventi successivi.
Living City 2023
Il tema della gestione degli spazi verdi e della biodiversità è stato al centro di Living City 2023, che si è tenuto a Parigi la scorsa settimana al Jardin d’acclimatation, di fronte al bois de Boulogne. L’evento, giunto alla nona edizione, è stato organizzato dalla multinazionale svedese Husqvarna, principale produttore al mondo di attrezzature per la cura di boschi, parchi e giardini. «Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità ogni cittadino dovrebbe avere in media almeno 10 metri quadrati di verde. Oggi nell’area metropolitana parigina ce ne sono circa 8. Questo significa che siamo sulla buona strada, il traguardo è a portata di mano grazie alle azioni previste in corso di realizzazione», ha detto Anne Marchand Guilbaud, presidente di Hortis, l’associazione che riunisce i professionisti del verde urbano. L’esigenza, aggiunge, «è sempre più una questione sociale perché fortemente connessa ai temi della salute».
Del resto la Francia, come ha fatto notare Jonas Willaredt, vicepresidente sustainability affairs di Husqvarna Forest & Garden «è il Paese nella Ue con il maggior numero di provvedimenti legati alla difesa della natura e agisce spesso da traino per gli altri partner europei». E proprio le città «sono la chiave per preservare la biodiversità mitigando al tempo stesso le ondate di calore», ha spiegato Thomas Elmqvist, docente di gestione delle risorse naturali presso lo Stockholm Resilience Center, che guiderà il biodiversity board di Husqvarna, appena costituito. «Siamo ancora lontani dall’obiettivo 30-30 fissato lo scorso dicembre a Montréal: proteggere entro il 2030 il 30% delle terre e delle acque del Pianeta. Serve un colpo di acceleratore e anche i centri urbani devono fare la loro parte».
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