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La scommessa di Zaia: zero rame nel 2030

Il presidente della Regione: vogliamo diventare la prima regione dove spegnere la vecchia rete e utilizzare solo quella in fibra per il territorio

di Andrea Biondi

In Veneto ottimi risultati sul fronte delle scuole connesse con banda ultralarga: 59,6% del totale contro 49,9% di media nazionale. Migliore della media nazionale, infine, anche il dato relativo agli abbonamenti in banda ultralarga in percentuale sulla popolazione residente: 38,2% contro 37,6% a livello nazionale

4' di lettura

«Come Veneto ci candidiamo a diventare la prima regione in Italia dove spegnere la rete in rame e utilizzare solo quella in fibra ottica. È un appuntamento che vogliamo si realizzi entro il 2030». Parole, quelle dette da Governatore del Veneto, Luca Zaia, durante l’evento “Stati Generali della fibra ottica” presso il campus di eccellenza H-FARM a Roncade, nel Trevigiano, che delineano una sfida non semplice, che sa molto di cuore gettato oltre l’ostacolo o comunque di progetto che potrebbe apparire fin troppo ambizioso. «Non sarà una cosa immediata – ha sottolineato, non a caso, Zaia – ma ritengo che sia arrivato il momento di accelerare e favorire questo passaggio».

L’evento del 25 e 26 settembre è stato organizzato in collaborazione con Open Fiber. La società wholesale controllata da Cdp (60%) e Macquarie (40%) è impegnata nella cablatura dell’Italia nelle cosiddette aree bianche (le più svantaggiate) e divide questo impegno con Tim nelle aree grigie (quelle in cui è presente un solo operatore di rete e in cui l’attivazione di un mercato concorrenziale ha bisogno di qualche supporto pubblico).

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È lei però a giocare quest’ultima partita, quella delle aree grigie a valere sui fondi del Pnrr, in Veneto. Qui – è stato specificato dall’azienda durante il convegno – per il Piano Bul nelle aree bianche la fibra è arrivata in 454 comuni dei 563 complessivi della regione tra città e piccoli comuni, e con il piano Italia 1 Giga arriverà entro il 2026 a coprirne la quasi totalità. La società ha poi dichiarato di aver investito 550 milioni che arriveranno a quasi un miliardo entro il 2026.

Tutto questo in una regione, il Veneto, che per digitalizzazione si colloca nella parte alta della forchetta fra le regioni italiane. A evidenziarlo sono i dati Desi (l’indice della Ue che misura il gradi di digitalizzazione dei Paesi europei) che l’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano declina a livello regionale. I numeri riportati nell’ultimo report pongono il Veneto come quarta regione in assoluto per livello di digitalizzazione. Uno dei capitoli che contribuiscono alla costruzione dell’indice è poi quello della connettività. Su questo specifico fronte il Veneto risulta addirittura la seconda regione italiana.

I dati, presentati a inizio anno, si fermano al 2021. Ma ad esempio riportano di un 98,5% (contro il 97,1% di media nazionale) di indirizzi coperti con banda ultralarga a 30 Mbps (che ora però non è più considerata adeguatamente performante). La quota di indirizzi connessi a banda larga con velocità superiore a 1 Gbps scende però a 38,9% contro il 44,3% nazionale, facendo scivolare il Veneto al 13esimo posto fra le regioni italiane.

Il miglior risultato si ha con le scuole connesse con banda ultralarga: 59,6% del totale contro 49,9% di media nazionale e Veneto quarta fra le regioni italiane. Molto meglio della media nazionale anche la quota di Comuni che utilizzano una connessione a banda larga fissa, con velocità in download almeno pari a 100 Mbps: 25,5% contro il 20,4% di media nazionale e Veneto in ottava posizione nel ranking delle regioni italiane. Migliore della media nazionale, infine, il dato relativo al Veneto lo è anche sugli abbonamenti in banda ultralarga in percentuale sulla popolazione residente: 38,2% contro 37,6 per cento.

«La nostra sfida – ha aggiunto Zaia durante il convegno – è quella di portare dappertutto la banda larga perché è un momento di attrazione dei capitali, di servizi al territori. E il fatto che il Veneto sia sopra la media nazionale per la percentuale di abbonamenti e, dunque, sia più in linea con l’Europa che con la media nazionale italiana, dà la dimensione di quanto noi ci crediamo».

È chiaro che i due piani sono intrecciati: portare la fibra ovunque, in lungo e in largo sul territorio regionale, rappresenta una precondizione che impone il completamento del quadro con l’allacciarsi alla rete, da parte di aziende e famiglie, per accedere ai servizi digitali e aumentare la competitività del territorio.

Abilitare connettività Gigabit dappertutto è l’obiettivo del governo italiano con il piano “Italia 1 Giga” al 2026 e della Ue con il piano “Digital Compass” al 2030. In questo quadro lo spegnimento del rame può essere individuato come un obiettivo, ma anche come l’argomento da utilizzare per poter spingere cittadini e imprese a incamminarsi sulla strada della scelta della banda ultralarga in fibra.

Anche perché i tempi sono una variabile chiave. E la velocità con la quale un territorio e le sue imprese, come la Pa e i cittadini, si rivelino in grado di spostarsi sulle “autostrade digitali” può essere determinante nella dinamica competitiva fra le regioni non solo italiane, ma europee.

«Le previsioni per il Veneto – ha chiosato Zaia – ci consentono di guardare a questa rivoluzione con ottimismo. Per il 2026 è prevista la totale copertura in banda ultralarga delle unità immobiliari censite, secondo la seguente ripartizione: 53,5% servito da operatori privati con reti in grado di assicurare una velocità di almeno 1 Gigabit al secondo; 32,5% interessato dall’intervento di infrastrutturazione pubblico nell’ambito del Piano Bul Aree Bianche; 14% dal piano Italia a 1 Giga, attuato da Infratel Italia nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Siamo più che pronti al grande appuntamento: ma serve anche una rivoluzione culturale, per far sì che l’infrastruttura sia adottata e sfruttata da cittadini, imprese e pubblica amministrazione».

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