ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùGli Stati generali a Bergamo

La scuola digitale per una formazione personalizzata e basata sulle relazioni

L’istruzione deve rimodellarsi per rispondere alle nuove esigenze del mondo del lavoro: digitale come competenza di base ma anche abilitatore di innovazione

di Pierangelo Soldavini

3' di lettura

«Battere il fordismo dell'istruzione con una formazione adattativa e personalizzata: la formazione è diritto al futuro». E il futuro della scuola deve necessariamente i conti, già da oggi, con una realtà in continua evoluzione: il mondo dell'istruzione deve quindi lasciarsi alle spalle il modello fordista di lavoro standardizzato e gerarchico, come già hanno fatto la aziende.

Marco Bentivogli, ex sindacalista e coordinatore nazionale di Base Italia, cita un solo dato – il 65% dei bambini di scuola primaria, farà un lavoro che oggi non esiste – per rappresentare questa nuova realtà in apertura degli Stati generali della scuola digitale, l'appuntamento annuale organizzato da ImparaDigitale per un confronto aperto tra studenti, docenti e dirigenti scolastici sul futuro della scuola.

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L'accelerazione della transizione che implica la necessità di un apprendimento flessibile e continuo nell'arco dell'intera vita degli individui richiede un rinnovamento didattico non più rinviabile. «Si tratta di riconquistare le persone con una relazione significativa: sempre più rilevanti diventano quindi le competenze trasversali, le cosiddette soft skill, in particolare quelle legate alle istanze sociali e quelle che riportano il focus sulla centralità delle persone», prosegue Bentivogli.

Di fronte alla pervasività del digitale è quindi sempre più urgente recuperare l'umanesimo, non in contrapposizione con la tecnologia, ma come valorizzazione dell'umano nel nuovo contesto.

Che il mondo del lavoro sia cambiato radicalmente lo sottolinea anche Agostino Santoni, vicepresidente di Confindustria per il digitale: «Dobbiamo riprenderci il gusto per il futuro! Allora dobbiamo comprendere come poter sfruttare la trasformazione digitale per traghettare il Paese nella nuova realtà». Tanto più che «nella società della conoscenza la formazione è il primo strumento di emancipazione per costruire uguaglianza nella società», sottolinea Giorgio Gori, sindaco di Bergamo che ha lanciato un Patto di comunità nel tentativo di contrastare la povertà educativa, la dispersione scolastica e l'emarginazione dei Neet, i giovani che non cercano lavoro e mi si stanno neanche formando.

Il digitale diventa quindi uno strumento cruciale per la scuola del futuro, per renderla flessibile e adattabile alla nuova realtà, a un mondo del lavoro che richiede abilità e atteggiamenti diversi, cui rispondere con competenze trasversali e con la necessità di un apprendimento continuo che richiede la capacità di “imparare a imparare”.

In questa ottica il digitale diventa una competenza di base necessaria per il mondo del futuro, ma anche lo strumento abilitante di una didattica innovativa finalizzata alla formazione di quelle competenze trasversali che non possono basarsi sulle materie tradizionali.

Ma allo stesso tempo rappresenta un mezzo di potenziamento dell'apprendimento scolastico, come riconoscono in grandissima maggioranza i docenti interpellati dal ministero dell'Istruzione nell'avvio del percorso per la revisione del Piano nazionale scuola digitale. Il tavolo di lavoro è già stato avviato con una fase di ascolto delle valutazioni.

Come sottolinea il direttore generale del ministero dell'Istruzione Gianna Barbieri la prima versione del Pnsd era sbilanciata verso la dotazione tecnologica in termini di risorse, ora «si tratta di rivalutare la parte dedicata alla formazione dei docenti, la vera chiave per l'utilizzo del digitale in chiave innovativa».

D’altra parte anche il presidente Invalsi Roberto Ricci conferma che le competenze digitali di base, secondo la rilevazione del 2018, sono decisamente insufficienti. Ma che il digitale rappresenta una connessione che funziona da moltiplicatore delle competenza di base in italiano e matematica, quelle di solito valutate dall’Invalsi.

In questo senso si sta orientando il lavoro della commissione incaricata di valutare i risultati dei sondaggi presso dirigenti e docenti per rimettere mano alla revisione del Piano nazionale scuola digitale: le conclusioni dovrebbero arrivare all'inizio del prossimo anno, in modo da aver il nuovo testo entro la fin del 2023.

Anche se è chiaro anche in un ambito come gli Stati generali della scuola digitale che il digitale è solamente uno strumento e che non può essere una sostituzione dell'umano: «Il tema non è certo la digitalizzazione, ma la relazione: ai miei tempi ci si sottometteva al docente, oggi lo studente vive una relazione diversa sul quale poter costruire una conoscenza adatta all'oggi», conclude Matteo Lancini, psicoterapeuta esperto dei problemi dell'adolescenza.

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