«La scuola è laica», il dirigente scolastico nega la benedizione in aula
Dopo lo stop permesso accordato al parroco, ok alla liturgia ma solo all'esterno della struttura, decisione che non dirada perplessità e polemiche
di Redazione Scuola
2' di lettura
Si era partiti con un «no» e scarsi margini di trattativa, «la scuola è laica e la benedizione in classe non si può fare», si è arrivati a un «ni», permesso accordato al “don” ma solo all'esterno della struttura, che non toglie perplessità e polemiche. La Pasqua fra i banchi continua ad essere tema di discussione, se non di scontro. Dopo il recentissimo caso di Pennabilli (Rimini), che ha visto il sindaco Mauro Giannini rendere obbligatoria la benedizione pasquale in aula, a Massa Finalese, frazione della Bassa modenese alle porte di Finale Emilia, a far discutere è la decisione del dirigente Tiziano Mantovani, il quale, difendendo il concetto di laicità affiancato a quello di istruzione pubblica, ha garbatamente risposto in modo negativo alla richiesta del parroco di poter recarsi all'Istituto comprensivo di Massa, che comprende elementari e medie, per il rito.
Lo stop
«Come faccio tutti gli anni», spiega don Carlo, che a Massa Finalese è arrivato nel 2015 e da allora non ha mai dovuto affrontare una situazione del genere: «Siamo sempre andati nelle classi, ovviamente non durante la pandemia. Quest'anno, invece, quando ho chiesto il permesso il dirigente si è opposto». Il motivo lo spiega il diretto interessato, Mantovani: «La benedizione è un atto di culto - ricorda il professore - e gli atti di culto non si fanno nelle scuole. La scuola è laica. Un compromesso lo abbiamo trovato perché ho concesso lo stesso di fare la benedizione - precisa -, non nelle aule bensì davanti alla scuola. Averlo concesso in passato non è stata una scelta inclusiva. Non entro nel merito, però non è una cosa da fare a scuola, anche se la maggioranza è cattolica».
Il precedente
Che l'accaduto possa essere letto come un riflesso di quanto successo lo scorso anno nella vicina Finale Emilia? Nella frazione c'è chi ne è convinto. A Finale, Pasqua 2022, lo scontro ha visto protagonisti il parroco, don Daniele, una insegnante e la Cgil: il motivo della lite era legata al fatto che la benedizione in aula avrebbe portato, secondo l'accusa, all'interruzione della lezione e all'uscita dalla classe dei bambini di famiglie non cattoliche. Che poi la vicenda modenese di un anno fa non è tanto diversa dal caso riminese. A Pennabilli, infatti, il primo cittadino, noto soprattutto perché rivendicò il suo essere nostalgico del periodo fascista («Morirò in camicia nera») ha previsto proprio questo: benedizione pasquale obbligatoria all'interno delle classi ed eventuale allontanamento dei non credenti. L'ordinanza è stata emessa dopo che una professoressa non avrebbe fatto entrare un sacerdote in una scuola elementare di Maiolo (Rimini). Giannini ha sostenuto che la benedizione può avvenire «nel rispetto dei portatori di diverse culture religiose ai quali deve essere consentito l'allontanamento momentaneo». Questo appena una settimana fa e ora arriva il caso di Modena a ribadire il concetto.
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