La Sec indaga Coinbase sulla quotazione dei token. La piattaforma è una Borsa tradizionale?
Il watchdog americano starebbe indagando Coinbase in merito al fatto che quest’ultima consentirebbe impropriamente agli americani di fare trading su asset digitali che dovrebbero essere considerati “securities”. Cioè: strumenti finanziari.
di Vittorio Carlini
3' di lettura
Alla fine la questione, che si intravedeva la scorsa settimana tra le parole del comunicato della Security and Exchange Commission (Sec) sul primo caso di insider trading nel mondo cripto, è saltata fuori. E cioè: potrebbe essere che Coinbase, nel momento in cui consentisse di scambiare token che in realtà sono “securities”, debba considerarsi alla stregua di un gestore di mercati. E, quindi, potrebbe doversi iscrivere presso la Sec quale Borsa.
L’indagine e l’insider
Secondo Bloomberg il watchdog americano starebbe indagando Coinbase in merito al fatto che quest’ultima consentirebbe impropriamente agli americani di fare trading su asset digitali che dovrebbero essere considerati “securities”. Vale a dire: strumenti finanziari. Si tratta di un passo in avanti rispetto a quanto accaduto la scorsa settimana.
La Sec, va ricordato, il 21 luglio ha avviato il primo caso di insider trading nel mondo cripto. L’indagine, realizzata di concerto con il Dipartimento di Giustizia, ha portato all’arresto di due persone (una è un ex dipendente di Coinbase) e alla messa sotto accusa di un terzo. Ishan Wahi, questo il nome dell’ex manager della piattaforma centralizzata di scambi quotata al Nasdaq, avrebbe sfruttato le informazioni in suo possesso rispetto alle future quotazioni di token sulla piattaforma stessa. È abbastanza comune, infatti, che, nel momento in cui un cripto asset entra a fare parte di un exchange importate come Coinbase, le sue quotazioni balzano verso l’alto. Secondo l’accusa Wahi, sapendo in anticipo quali token erano stati scelti, investiva su di essi incassando la plusvalenza (il profitto stimato è di 1,1 milioni di dollari).
Il tema sul tavolo
Sennonché, al di là della pure importante operazione di contrasto all’illecito, ciò che a molti parso subito sistematicamente rilevante è il fatto che la Sec, tra i 25 token considerati, abbia definito almeno 9 di questi “securities”, Vale a dire: strumenti finanziari (o titoli d’investimento). Certo: può affermarsi che per applicare la normativa dell’insider non poteva essere fatto diversamente. In altre parole: da un lato la Security and Exchange commission, prima di ipotizzare il reato finanziario, doveva necessariamente indicare che i criptoasset erano securities; dall’altro l’impostazione sarebbe valsa solamente quale espediente tecnico-giuridico nel caso specifico.
Quest’interpretazione, però, non pare l’unica. La stessa Coinbase, nel suo blog, pure lodando la collaborazione con l’Authority, ha subito fatto notare che «nessu asset quotato sulla sua piattaforma è una “securitiy”» e che «gli addebiti indicati dalla Sec erano uno sfortunato» disallineamento «dall’appropriata» attività del Dipartimento di Giustizia. Quest’ultimo, a differenza della Sec, non ha infatti rilevato il possibile reato di insider trading, bensì quello di frode (che non ha quale presupposto la presenza di titoli d’investimento).
La strategia di Gensler
In altre parole: è possibile ci sia un’altra posta in gioco. Nel momento in cui punta a sottolineare la presenza di strumenti finanziari, l’obiettivo potrebbe essere quello di vedere la registrazione di Coinbase presso la Commissione quale exchange. Questa visione, va detto, non è di oggi. Gary Gensler, presidende del watchdog dei mercati Usa, già nel settembre del 2021 aveva prospettato l’ipotesi. In un’audizione alla Commissione bancaria del Senato, rispondendo ad una domanda riguardante le numerose interruzioni dei cripto exchange, Gensler aveva sottolineato come la Sec, e le altre autorità di vigilanza, non hanno la diretta supervisione sulle piattaforme del cripto mondo. «Non sono ancora registrate presso di noi - era stata la sua dichiarazione- nonostante», su di esse, «ci siano dozzine di asset che potrebbero essere securities».
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