FILIPPINE

La senatrice anti-Duterte arrestata per complicità con i boss della droga

di Gianluca Di Donfrancesco

La senatrice e oppositrice del presidente filippino Rodrigo Duterte, Leila de Lima, arrestata dalla polizia

4' di lettura

Rodrigo Duterte l’aveva promesso: «La distruggerò pubblicamente». E non si può certo dire che l’uomo forte delle Filippine, regista della sanguinosa crociata contro la droga che ha già ucciso migliaia di persone, non mantenga la parola. Così stamattina, la senatrice Leila de Lima, la sua più accanita avversaria, è stata arrestata dalla polizia con l’accusa di aver ricevuto tangenti dai boss del narcotraffico: cinque milioni di pesos (meno di 100mila euro) tra il 2010 e il 2015, quando era ministro della Giustizia. Un reato punito con l’ergastolo.

Per distruggere de Lima, Duterte le ha rivolto contro la stessa crociata che ha scatenato sul Paese da quando si è insediato, a giugno, e che ha già causato tra i 7mila e i 7.700 morti (a seconda delle fonti): per le autorità sarebbero tutti spacciatori di droga, secondo de Lima, e molti osservatori internazionali, si tratterebbe invece di una «brutale repressione di regime».

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L’ordine d’arresto è stato spiccato giovedì. Le accuse sono mosse dal dipartimento della Giustizia, guidato da Vitaliano Aguirre II, un fedelissimo di Duterte. La sentarice è riuscita a concordare con le autorità di non essere prelevata da casa sua in piena notte, ma di essere arrestata stamattina, fuori dal suo ufficio al Senato. Pochi minuti prima di consegnarsi, ai giornalisti accorsi de Lima ha negato le accuse e ha promesso che continuerà a combattere quello che definisce un «sociopatico serial killer». «Per me - ha aggiunto - è un onore essere imprigionata per le idee per cui mi batto. Per favore, pregate per me».

In questa foto del 17 febbraio, un uomo ucciso in strada a Manila da un assassino non identificato. La guerra alla droga scatenata a giugno da Rodrigo Duterte ha causato tra le 7mila e le 7.700 morti.

De Lima, ministro della Giustizia nel precedente Governo Aquino, ha affidato la sua difesa a un video registrato in inglese poco prima dell’arresto e pubblicato sulla sua pagina Facebook, nel quale parla di accuse montate sulla base di testimonianze «false e rese in cambio di sconti di pena da persone in carcere per narcotraffico, rapimento e corruzione. Una vendetta di Duterte per le mie indagini sulle squadre della morte usate a Davao, quando ero presidente della Commissione per i diritti umani. Le squadre della morte di Duterte - ha aggiunto- hanno ucciso mille persone a Davao e 7mila nelle Filippine. Negli ultimi 7 mesi sono morte più persone che in 14 anni di regime di Marcos». Il video si conclude con l’appello ai filippini a resistere al ritorno della «dittatura». Prima di salire sul furgoncino della polizia che la aspettava fuori dal Senato, la senatrice ha affermato: «Non riusciranno a chiudermi la bocca e a fermare la mia lotta per la verità e la giustizia e contro le quotidiane uccisioni e la repressione del regime di Duterte».

Video-reportage - Nella roccaforte di Duterte, il presidente-giustiziere delle Filippine

Proprio Duterte, ad agosto dell’anno scorso, aveva accusato de Lima di essere alla guida di un circolo della droga insieme a trafficanti in carcere. Fu allora che promise: «La distruggerò pubblicamente». Al tempo stesso sollevò illazioni sulla vita sessuale della donna. De Lima guidava una commissione del Senato che aveva raccolto la testimonianza di un sicario, Edgar Matobato, il quale confessava di aver fatto parte di una delle squadre della morte usate da Duterte a Davao, città della quale è stato sindaco per 23 anni (accuse non sempre smentite dallo stesso Duterte, che in un’occasione si è “vantato” di aver ucciso tre sospettati). De Lima era stata immediatamente rimossa dalla presidenza della commissione e un’altra commissione parlamentare, guidata da Aguirre, cominciò a raccogliere le testimonianze di boss del narcotraffico in carcere, secondo i quali de Lima riceveva tangenti attraverso la sua guardia del corpo e autista, Ronnie Dayan. Lo stesso Dayan ha confermato di aver raccolto le bustarelle per conto della senatrice. I due, sempre secondo le audizioni della commissione Aguirre, avrebbero avuto una relazione sentimentale.

Filippine in rivolta contro linea dura di Duterte

Il Patito liberale, di cui la sentarice è un esponente e che ha guidato il Paese per sei anni, parla a sua volta di «vendetta politica» ed esprime preoccupazione per la vita della donna, ricordando l’uccisione in carcere, avvenuta a novembre, di Rolando Espinosa, un altro politico accusato di traffico di droga. Secondo il National bureau of investigation, l’uomo sarebbe stato assassinato dai poliziotti della prigione, immediatamente difesi da Duterte, che ha promesso che non finiranno in cella.

Anche Amnesty International ha condannato l’arresto di de Lima, definito un «eclatante tentativo di mettere a tacere le critiche al presidente Duterte e di distogliere l’attenzione dalle gravi violazioni dei diritti umani nella sua guerra alla droga». Phelim Kine, vice direttore di Human Rights Watch per l’Asia, parla invece di «vergognosa politicizzazione» del sistema giudiziario filippino.

Il presidente delle Filippine aveva promesso in campagna elettorale una guerra senza quartiere al narco-traffico e anche grazie a questi annunci ha vinto le elezioni della scorsa primavera. Una volta in carica non ha esitato a scatenare la crociata, promettendo immunità e promozioni ai poliziotti che eliminano spacciatori.

In questi sette mesi di violenze, vittime delle uccisioni della polizia (2.500) e di “vigilanti”, sono caduti bambini dai 4 a i 7 anni e, secondo quanto emerso a gennaio, un uomo d’affari sud coreano, stangolato nel quartier generale della polizia di Manila. Solo quest’ultimo scandalo ha convinto Duterte a sospendere le operazioni. Salvo annunciare poco dopo la volontà di coinvolgere nella campagna anche l’esercito, mettendo nel mirino perfino la polizia, dove, sostiene Duterte, si anniderebbero troppi corrotti e complici del narco-traffico.

Il consenso per il presidente, altissimo fino a poche settimane fa, comincia però a risentire del clima di terrore nel Paese e prendono forza le manifestazioni di protesta.

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