La sfida della rigenerazione tra vincoli storici e nuovi utilizzi
La valorizzazione degli edifici deve continuamente fare i conti con le annose questioni italiane, dei vincoli e della tutela del patrimonio storico-artistico
di Paola Pierotti
I punti chiave
3' di lettura
Lo storico cinema Odeon di Milano ha chiuso in queste settimane per convertirsi entro il 2024 in un experience center: resteranno alcune sale al piano interrato, a cui si affiancheranno 5mila mq di retail, ristorazione e uffici. Il progetto è firmato Progetto Cmr per il Fondo Aedison, gestito da Kryalos dallo scorso novembre, che ne è il proprietario.
Un altro cinema, sempre a Milano, l’ex Maestoso, è stato riaperto da poco con vocazione sportiva, con un’operazione promossa da Italcine, proprietaria dell’immobile, firmata da Deamicisarchitetti e gestita da Virgin Active. Sempre entro il prossimo anno, a Roma, al posto degli storici magazzini Mas di via dello Statuto nel quartiere Esquilino, sarà pronta la seconda sede dell’Accademia Costume & Moda (Acm): un progetto di riconversione dopo la chiusura del 2016, promosso dal fondo Infrastrutture per la Crescita-Esg (fondo Ipc) di Azimut Libera Impresa sgr che ha acquistato, per circa 20 milioni, la struttura. Qui la riqualificazione da parte del Fondo Ipc avverrà in base a un progetto condiviso con Acm per la valorizzazione e digitalizzazione dell’edificio, e il progetto architettonico è firmato da Studio Kami Architecture & Engineering.
Si arricchisce l’atlante del recupero italiano con nuovi player sia lato sviluppo che per la progettazione; operazioni che ridanno valore all’esistente cambiando destinazioni d’uso e scommettendo sul mix funzionale con servizi per cittadini e city users.
La mappa delle rigenerazioni
A Livorno il 13 settembre sarà inaugurato il nuovo comparto con 42 appartamenti (il 70% dei quali già venduto) e un’area destinata al retail che si estende su una superficie di 16.200 mq di superficie lorda all’interno delle Officine Storiche.
A Napoli, invece, avanza il progetto di recupero del complesso monumentale di Santa Maria del Popolo degli Incurabili, oggetto di un concorso internazionale di progettazione promosso da Invitalia e vinto dalla cordata dello studio Carafa e Guadagno con Barretta e Partners, Studio Costa Architettura, Dodi Moss, General Engineering e IA2.
«La strategia che ha guidato il concept di progetto - racconta l’architetto Angelo Costa - parte dalla considerazione che il complesso ospedaliero era un luogo in cui si custodivano e si coltivavano i molti saperi. Tornerà ad essere ospedale e incubatore culturale, ma, da recinto sacro quale era, si aprirà alla città valorizzando la sua funzione sociale e tornando ad essere luogo dell’accoglienza, assistenza e laboratorio dei saperi».
Il riuso dell’esistente è la chiave di successo di molti operatori dell’hotellerie: si pensi alla scelta The Langham di convertire una fabbrica di vetrai del XX secolo in un 5 stelle lusso, su progetto di Matteo Thun & Partners, ma anche ai tanti nuovi hotel aperti in questi mesi nella capitale, dal nuovo Bulgari di piazza Augusto Imperatore firmato Acpv Antonio Citterio Patricia Viel, al vicino Palazzo Ripetta, fino al Six Senses di piazza San Marcello, a ridosso di via del Corso con design di Patricia Urquiola e il project management di Starching. Aspettando le prossime aperture come quella del Mandarin Oriental Hotel Group che porterà alla riconversione dei villini Liberty di via Piemonte.
I vincoli sui recuperi
Una sfida, quella della valorizzazione e della rigenerazione, che deve continuamente fare i conti con le annose questioni italiane, dei vincoli e della tutela del patrimonio storico-artistico. Come la recente decisione della Soprintendenza che blocca ogni demolizione dello stadio Meazza di Milano poiché il secondo anello è vincolato. Decisione che si tradurrà in una pesante battuta d’arresto alla valorizzazione dell’intero quartiere meneghino di San Siro.
A ciò si aggiungono le recenti posizioni nette su chi e come sia in grado di intervenire sul patrimonio. In un recente incontro promosso dal ministero della Cultura, il sottosegretario Vittorio Sgarbi è intervenuto con un elenco di progettisti, come David Chipperfield (premio Pritzker 2023, progettista del Mudec di Milano e della recente riconversione delle Procuratie Vecchie a Venezia), ma anche Santiago Calatrava o Rem Koolhaas (che ha firmato la rigenerazione del palazzo delle Poste di Venezia riaperto come Fondaco dei Tedeschi, ma anche della Fondazione Prada a Milano), parlando di «distruttori, invertori del senso dei luoghi» e chiedendo di distinguere i termini restauro e architettura. Sgarbi predilige «il restauro timido» proposto dall’architetto Marco Ermentini, sottolineando che la sfida del restauro è «prendere un luogo e restituirlo alla vita che ha perso».
Questioni di grande attualità considerando che la maggior parte dei grandi concorsi di architettura banditi e aggiudicati in questi mesi ha a che fare con l’esistente: ad esempio quello per la nuova cittadella della giustizia nell’ex Staveco di Bologna promosso dall’Agenzia del Demanio. Si tratta di 52 edifici esistenti, vincolati, da maneggiare con cura.
Ma c’è anche il nuovo Museo della Scienza di Roma da realizzare di fronte al Museo Maxxi, in dialogo diretto con il design Zaha Hadid.
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