il piano industriale

La sfida di Saras: piano di investimenti per 712 milioni

Impegno sulla sicurezza, l'ambiente e la digitalizzazione dei processi. Ma l'emergenza Covid-19 potrebbe rendere necessaria una revisione dei programmi nel quadriennio

di Davide Madeddu

Gli impianti della Saras spa

4' di lettura

Un piano di investimenti da 712 milioni di euro programmato per il quadriennio 2020 - 2023. L’ottimizzazione della produzione e dei costi, la sfida digitale e uno sguardo verso le rinnovabili. Nonostante l’emergenza dettata dal coronavirus e gli effetti sull’intero sistema produttivo nazionale, alla Saras di Sarroch si affronta la quotidianità e allo stesso tempo si guarda al futuro.
«Da quando è stato presentato il piano industriale poche settimane fa - dice Dario Scaffardi, amministratore delegato di Saras Spa - sono successi avvenimenti straordinari e imprevedibili che impongono una revisione importante, a parte quelli già iniziati, degli investimenti, è in corso e richiederà molto impegno, con l’obiettivo di ridurre significativamente le capex precedentemente previste».

Nel programma 2020-2023 sono programmati comunque investimenti significativi che seguono un percorso in cui si comprende la sicurezza, l’ambiente e la digitalizzazione dei processi. Si tratta di risorse pari a 712 milioni di Euro che includono sia gli «interventi ordinari di mantenimento della capacità produttiva» sia gli «gli interventi per il rispetto delle normative HSE, quelli dedicati al miglioramento dell'affidabilità e le iniziative di digitalizzazione».

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A dicembre 2016, infatti, è nato #digitalSaras, con lo scopo di migliorare i processi con costi sostenibili in quella che i vertici dell’azienda chiamano «la sfida della gestione dei big data». L’obiettivo è quello di andare verso un’evoluzione tecnologica e avviare anche un cambiamento di mentalità.

Con la svolta svolta digitale anche il lasciapassare per nuovi progetti. Che riguardano «l’utilizzo di robot industriali capaci di cooperare con l'uomo, la riproduzione in 3D delle attrezzature per avere un controllo sempre più affidabile ed efficace delle attrezzature, l’uso di tablet antideflagranti per il lavoro di verifica degli operatori di impianto».

E l’utilizzo di una piattaforma di comunicazione in cui sono presenti tutte informazioni relative all’andamento degli impianti e alle presenze. Nella raffineria Sarlux, (l’azienda controllata dalla Saras), dove lavorano quotidianamente circa 2.000 persone tra dipendenti diretti e indiretti, distribuite tra giornalieri e turnisti (si lavora su tre turni), è in corso la «fermata impianti». Ossia un’attività di manutenzione «avviata nel 2019 che ha raggiunto punte di 3 mila presenze e una media di 2 mila persone al giorno».

«I programmi del 2020 prevedevano, come nel 2019, ancora punte di 3.000 persone, poi - chiariscono dalla direzione aziendale - nell’ambito delle misure di prevenzione di contenimento e contrasto del COVID-19 si sono rimodulate le attività previste in termini di scopo del lavoro e tempistiche di realizzazione al fine di contingentare le presenze contemporanee all'interno del sito».

Lavori in corso necessari per ottimizzare e consolidare un sistema produttivo che ha una capacità di 15 milioni di tonnellate all’anno, pari a 300 mila barili al giorno e, come rimarcano i dirigenti aziendali, «una delle più avanzate in termini di complessità degli impianti (indice di Nelson pari a 11,7)». Una realtà che ha un peso notevole sul piano economico giacché l’azienda petrolifera paga tasse per 456 milioni di euro, «il 5 per cento del bilancio regionale» e rappresenta «l’82 per cento delle esportazioni di tutta la Sardegna». Senza dimenticare poi la produzione in aggiunta ai combustibili tradizionali e al diesel marino, il nuovo olio combustibile ecologico (fuel oil) «a bassissimo tenore di zolfo (max 0.5% come da ultime specifiche IMO 2020)». Ci sono poi le ricadute locali e il sostegno alle diverse filiere economiche dell’isola.

Il valore delle forniture di beni e servizi in Sardegna «è pari a 237 milioni di euro, di cui il 98% nella sola provincia di Cagliari». Nella necessità quotidiane provocate dall’emergenza sanitaria regionale e nazionale c’è anche un impegno diretto nel sociale con il sostegno all’Azienda Ospedaliera Brotzu di Cagliari e agli ospedali ASST Fatebenefratelli-Sacco e Niguarda di Milano.

Complessivamente l’azienda ha impegnato un milione e 300 mila euro messo a disposizione delle «strutture che stanno coordinando l'emergenza a Cagliari la fornitura gratuita di carburante necessaria a garantire la sicurezza e fronteggiare l’avvenimento». Non solo raffinazione però. Dal 2000 è stata avviata la produzione e vendita di energia elettrica con la messa in marcia di un impianto IGCC (di Gasificazione a Ciclo Combinato) caratterizzato da una potenza installata di 575 megawatt.

Sistema che contribuisce per oltre il 45% del fabbisogno elettrico della Sardegna. Poi, in un percorso che inizia nel 2005, la sfida sulle rinnovabili, con la controllata Sardaeolica Srl, proprietaria del Parco eolico di Ulassai, nella Sardegna centro-orientale, composto da «57 aerogeneratori V80 per una potenza totale installata di 126 megawatt». Entro il quarto trimestre del 2020 saranno completati i lavori per la sostituzione di tutte le pale e si ipotizza un incremento di produzione con la stessa capacità installata. All’orizzonte anche il piano per la produzione di biocarburanti attraverso il cosiddetto «co-processing» di oli vegetali grezzi, inviati in carica agli impianti di desolforazione gasolio, sfruttando le potenzialità esistenti degli impianti (senza necessità di interventi tecnologici), la disponibilità di idrogeno e razionalizzando la logistica.

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