La siccità mette a rischio il 50% della produzione agricola al Nord
La Cia-Agricoltori italiani stima già un miliardo di danni. Coldiretti: in Puglia le rese del grano calano del 30%. Confagricoltura: disperso il 40% dell’acqua immessa nelle reti
di Micaela Cappellini
3' di lettura
Per colpa del siccità al Nord è a rischio il 50% della produzione agricola. A lanciare un allarme così forte, proprio nella Giornata mondiale contro la desertificazione, è la Cia-Agricoltori italiani, secondo cui i danni complessivi della crisi idrica sono già destinati a superare il miliardo di euro, se nelle prossime settimane non dovessero tornare le piogge sulle Alpi. A correre i rischi maggiori sono il pomodoro tardivo e molti altri degli ortaggi la cui coltivazione, vista la mancanza di acqua necessaria per irrigare, non può neppure essere avviata. Per la frutta estiva invece, in particolare meloni e cocomeri, si prevede una riduzione tra il 30% e il 40%, che arriva al 50% per il mais e la soia, produzioni il cui mercato è già ampiamente sotto stress per via della guerra in Ucraina. La situazione è talmente grave, nella Pianura Padana, che l’Autorità distrettuale del fiume Po da lunedì 20 giugno potrebbe decidere il razionamento sia dell’acqua per l’agricoltura, sia di quella potabile.
Per combattere la siccità nei campi la Cia chiede che si intervenga subito: prima con i turni per annaffiamenti e irrigazioni di soccorso per salvare le produzioni in campo e, poi, interventi strutturali sulle infrastrutture idriche come una rete di nuovi bacini e invasi, diffusi sul territorio, per l'accumulo e lo stoccaggio di acqua piovana. Serve inoltre un intervento rapido del Governo per la manutenzione della rete idrica e un miglior utilizzo delle acque, così come sono necessari nuovi strumenti di assicurazione.
Anche la Confagricoltura punta il dito contro il ritardo accumulato nella manutenzione delle rete idrica nazionale: «Oltre il 40% dell'acqua immessa viene dispersa - denuncia la componente di giunta di Confagricoltura, Giovanna Parmigiani - e l'acqua piovana viene captata solo per poco più del 10%». Negli ultimi 20 anni, ricorda l’associazione, la siccità ha provocato danni all'agricoltura italiana per oltre 15 miliardi di euro, il 50% dei quali concentrato in Puglia, Emilia Romagna, Sicilia e Sardegna.
La situazione è difficile anche in Liguria: «La produzione di foraggio - spiega la Coldiretti locale - è di un terzo rispetto a quella necessaria e si registra una forte mancanza d’acqua per abbeverare il bestiame, situazione che fa vivere alla zootecnia una grave difficoltà. Ad essere colpiti dalla siccità anche l’olivicoltura, con le piante in evidente stress idrico, ed il basilico per il classico pesto alla genovese, che ha bisogno della continuità dell’irrigazione per crescere». Sempre secondo la Coldiretti, in Molise la siccità ha causato danni alle colture cerealicole sulla fascia costiera Adriatica, in provincia di Campobasso, con una perdita che si attesta fra il 20 e il 30%, mentre in provincia di Isernia le foraggere hanno subito una perdita superiore al 40%.
In Basilicata la produzione di cereali si è contratta del 40% rispetto allo scorso anno, mentre quella dei foraggi è calata addirittura del 60%.In Puglia, con la trebbiatura in corso, si registra un calo del 30% delle rese per il grano e l'avena e del 25% per i legumi, ma gli effetti della siccità sono evidenti anche sul settore olivicolo, con una stima di un calo sensibile della produzione di olive del 40%.In Emilia Romagna infine, sostiene la Coldiretti, si contano già 300 milioni di euro di danni nell’ortofrutta: finora è stato dato solo il 30% dell'acqua che serve ad albicocche, ciliegie, pesche e susine e appena il 12% agli alberi di pere e mele.
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