Eccellenze made in Italy

La Silicon Valley italiana: intelligenza artificiale e industria digitale

Alta formazione, ricerca applicata, uno stretto legame con il tessuto produttivo e un ecosistema di start up attive: la formula vincente dell'hub trentino.

di Cristina Piotti

Gli spazi di Progetto Manifattura a Rovereto, uno dei più grandi incubatori di startup dʼEuropa, focalizzato sulla green innovation.

4' di lettura

La Silicon Valley americana? È nata grazie a competenze diverse, concentrate in un’area ridotta. Allo stesso modo, in Trentino, la Silicon Valley alpina riunisce in territorio ridotto formazione tecnico pratica, alta ricerca, collaborazione pubblico-privato e hub industriali», riflette Agostino Cavazza della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (Trento), polo di eccellenza nel mondo agricolo e ambientale. Una vocazione oggi più rilevante che mai in un anno strategico per l’Italia, nel quale ripresa e resilienza dovranno necessariamente accompagnarsi a spinte in fatto di transizione tecnologica, sostenibilità, ricerca e salute. Protagoniste, in Trentino, sono realtà d'eccellenza come l'hub dell'industria 4.0, detto anche Polo Meccatronica , la storica Manifattura Tabacchi (oggi una Green Innovation Factory per l'innovazione industriale) e l' Hub Innovazione Trentino .

Parlando con i rappresentanti dei principali poli di ricerca del territorio si scopre che un ulteriore passo avanti è in atto: «La Fondazione Mach da quasi 150 anni è il punto di riferimento per l'agricoltura trentina. È nata come scuola durante il regno austro-ungarico e, già all'epoca, gli insegnanti passavano la mattina a scuola e il pomeriggio nelle valli per supportare gli agricoltori», premette Cavazza. «Oggi abbiamo contatti stretti con gli incubatori di Trentino Sviluppo e con il Polo Meccatronica, oltre che con l'Università di Trento. Un'osmosi grazie alla quale puntiamo, ora più che mai, a favorire la permanenza dei giovani nell'agricoltura». Spaziando dalla ricerca e trasferimento tecnologico a un centro di formazione che va dall'istituto tecnico agrario all'alta formazione, il legame con il tessuto produttivo è forte: «Il nostro ultimo progetto è un campo per l'agricoltura di precisione, il Vigneto Smart, dove saranno concentrate gran parte delle attività di ricerca e sperimentazione innovative in ambito digitale, a partire da un dispositivo per la raccolta di immagini e dati che apre le porte a innumerevoli usi, dalla programmazione della vendemmia delle cantine alla valutazione degli effetti del cambiamento climatico».

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Agostino Cavazza della Fondazione Edmund Mach di San Michele all'Adige, polo di eccellenza nel mondo agricolo e ambientale.

Ambiti diversi, ma medesime premesse per la sede italiana dell'EIT Digital (l'Istituto europeo di innovazione e tecnologia) diretta a Trento da Federico Menna, 38 anni: «In questa fase i focus principali sono le digital skill – alle quali abbiamo dedicato un master, una scuola di formazione professionale e una summer school – e l'innovazione, che decliniamo in cinque aree: intelligenza artificiale, cybersecurity, smart cities, finanza digitale e industria digitale. Facilitiamo la nascita e la crescita di startup attive in questi settori perché possano diventare player nazionali e mondiali». Operando in un segmento non coperto da realtà come incubatori o acceleratori, si conta molto sui legami con il territorio: «Il Trentino ha caratteristiche specifiche ideali per un'organizzazione come la nostra, che combina sforzo pubblico e privato: un'università molto forte, centri di eccellenza come la Fondazione Bruno Kessler e un ecosistema di startup unico nel suo genere in Italia».

Federico Menna, 38 anni, direttore della sede italiana dell'EIT Digital (Istituto europeo di innovazione e tecnologia) di Trento.

Uno degli ultimi successi transitati per EIT è Hynnova, startup che applica il data science all'healthcare, creata a fine 2020: «Si tratta di una soluzione per la gestione delle campagne vaccinali per Covid-19 che è già stata acquistata ed è in uso nella Asl Torino 4 e nella Provincia autonoma di Trento. A riprova di cosa significa fare parte di un ecosistema che è aperto all'innovazione». Concorda Luigi Crema, 48 anni, della Fondazione Bruno Kessler (FBK) che conta due poli scientifici, sette centri di ricerca e oltre 400 ricercatori: centri di ricerca e oltre 400 ricercatori: «Il centro che dirigo, dedicato alla Sustainable Energy, ha raccolto la sfida della transizione energetica, in particolare su alcuni degli aspetti più strategici e critici come l'idrogeno». La Fondazione si propone come un centro di competenza per aiutare le aziende in questa fase di transizione verso la produzione di nuove tecnologie. Spiega Crema: all’interno di Green Innovation Factory, acceleratore per le aziende dedicato al green tech, è in fase di sviluppo Tess Lab, che racchiuderà al suo interno infrastrutture, tecnologie e servizi per la sostenibilità». Quanto al centro Sustainable Energy: «Vogliamo formare innovatori e ricercatori, così da ridare al territorio persone specializzate nella transizione energetica, pronte per entrare nel mondo del lavoro dell'industria locale proprio quando il fabbisogno probabilmente non sarà facile da colmare».

Altro esempio di rapporto che unisce ricerca e territorio riguarda il TIFPA , il nuovo centro dell'Istituto nazionale di fisica nucleare di Trento dedicato alla ricerca in fisica fondamentale e alle applicazioni della fisica nucleare. Spiega Giuseppe Battistoni, direttore del TIFPA: «A differenza di altre regioni, qui si è investito non solo in ricerca di base, ma anche in ricerca applicata, il che è fondamentale, perché non c'è l'una senza l'altra». Fiore all'occhiello è la sala sperimentale del Centro di protonterapia (uno dei 46 al mondo), di cui è responsabile Francesco Tommasino, 36 anni, ricercatore dell'Università di Trento: «L'idea della protonterapia, come la radioterapia, si basa sul concetto di inattivare le cellule tumorali. Ma il vantaggio di usare protoni, rispetto alla terapia tradizionale che usa fotoni, è che permette maggior precisione e minori effetti collaterali».

Francesco Tommasino, 36 anni, ricercatore dell'Università di Trento e responsabile della sala sperimentale del Centro di protonterapia del TIFPA, il nuovo centro dell'Istituto nazionale di fisica nucleare di Trento dedicato alla ricerca in fisica fondamentale e alle applicazioni della fisica nucleare.

La storia di Tommasino racconta molto della vocazione di questa Silicon Valley alpina: «Sono arrivato a Trento nel 2015, rientrando dalla Germania, proprio perché sapevo che ci sarebbe stata l'opportunità di fare ricerca in questo campo». Con una visione che oggi è un modello: «Fin da subito si è deciso di destinare il progetto prioritariamente ai trattamenti dei pazienti e tutta la gestione dell'attività medica compete all'azienda sanitaria locale e ai medici. Ma si è anche scelto di dedicare uno spazio alla ricerca, visto che parliamo di una terapia nuova e presente in così pochi centri al mondo». Richiamando decine di gruppi di ricerca dall'Italia e dall'estero, al lavoro su progetti differenti: «Dalla radiobiologia fino a ricerche in ambito spaziale». Verso l'infinito e oltre, precisa Battistoni: «Il tema diventa rilevante in vista di future missioni lontano dalla Terra e di lunga durata, quindi in prospettiva anche quelle futuribili su Marte».

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