ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLe iniziative del Sole 24 Ore

La Silver economy e il futuro dell’ economia in un Paese sempre più senior

Una tavola rotonda dedicata al cambiamento modulazione dell’offerta in funzione di una domanda destinata a cambiare con l’aumento dell’età della popolazione.

di Davide Madeddu

5' di lettura

Il progressivo aumento dell’età media della popolazione italiana pone all’intero sistema una serie di domande cui vanno date delle risposte precise. Non soltanto in termini di welfare e previdenza, ma più banalmente di consumi, di sanità, di alimentazione, di mobilità, di qualità della vita e di benessere. Il fenomeno è in corso da tempo ed è naturalmente destinato ad avere impatti di medio e lungo periodo sulle dinamiche politiche ed economiche, sociali e finanziarie cui il sistema, Italia, nelle sue varie articolazioni, è tenuto a dare delle risposte puntuali e precise. Tema non di poco conto, come si vede quello affrontato nel corso dell’evento dedicato alla “Silver Economy”, promosso dal Sole 24 Ore, nel quale sono state analizzate le strategie di engagement alle nuove frontiere tra l’altro per migliorare la qualità di vita in ottica di prevenzione, benessere e patto intergenerazionale. Alessandro Rosina, ordinario di Demografia e direttore Lsa presso l’Università cattolica di Milano ha quantificato il fenomeno in corso. «Nel 2050 la popolazione di over 60 che oggi è pari a 14 milioni di persone – ha detto – arriverà a 19 milioni». In una classifica internazionale che vede l’Italia al secondo posto “battuta” soltanto dal Giappone. In questo scenario cambieranno anche le definizioni. Perché per anziano si andrà a intendere un over 70». Il processo come ha chiarito Rosina è irreversibile e pone il sistema Italia di fronte a una sfida gigantesca da affrontare con tempestività.

La chance del Pnrr

In questo contesto una chance arriverà, come sottolineato dalla ministra per le Pari Opportunità Elena Bonetti, intervenuta nel corso della tavola rotonda, con le risorse del Pnrr. «Il dipartimento del ministero – ha spiegato Bonetti – è impegnato in questa direzione per monitorare azioni e linee guida che possano rappresentare le sinergie con le istituzioni locali gli elementi per la costruzione di reti di comunità e di ridisegnare il sistema delle infrastrutture materiali e immateriali che vogliamo mettere in campo anche sul tema della Silver Economy con il Piano nazionale di ripresa e resilienza». Ma parlare di adeguamento del sistema alle necessità e ai bisogni di una popolazione sempre più “silver” significa anche guardare all’offerta di prodotti e servizi finanziari adeguati ai bisogni degli investitori.

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Gli investimenti

«L'idea di lanciare un fondo per la Silver economy è nato due anni fa – ha sottolineato Walter Ricciotti, CEO Quadrivio Group – e abbiamo lanciato questo fondo partendo da tre considerazioni molto semplici: la popolazione sopra i 50 anni è dimensionalmente molto significativa. In Europa Occidentale e Stati Uniti ci sono 300 milioni di persone sopra i 50 anni, il doppio della popolazione over 50 di mezzo secolo fa. E ci sono 300 milioni clienti potenziali in cui andremo a investire». A giustificare l'interesse, i dati sul potere di spesa che viene generato, come nel caso della sanità e dei servizi finanziari, per il 60 per cento da una popolazione over cinquanta. Quattro i filoni individuati: Prevenzione, Qualità della vita, Assistenza domiciliare avanzata, Supply chain-settore sanitario. «Cominceremo a fare i primi investimenti nel prossimo anno e investiremo molto in Italia perché riteniamo che ci siano delle eccellenze in Italia».

Necessario prevenire

Che la prevenzione sia fondamentale per una qualità della vita migliore, al pari di un investimento economico l’ha sottolineato Patrizio Armeni, Associate Professor of Practice di Government, Health and Not for Profit CERGAS-SDA Bocconi. «L’emergenza sanitaria che è capitata ora con il Covid 19 è una bolla già studiata. Sono anni in cui alla sopravvivenza si aggiunge la necessità di ottenere una buona qualità della vita». E proprio qui diventa importante prevenire. «Investire in prevenzione significa investire risorse su due fronti – ha aggiunto –: uno diretto e uno che mi permette di stabilizzare la qualità della vita. Quando si comprano farmaci o strumenti tecnologici si comprano i risultati».

Diagnosi precoce

Nell’ambito della prevenzione rientra la cosiddetta diagnosi precoce giacché arrivare a individuare un elemento critico diventa fondamentale per la fase successiva. Come avviene nel caso di problemi all'udito. «Molto spesso la prevenzione in questo ambito viene sottovalutata – ha detto Carlo Carollo, General Manager Amplifon Italia –. L’Oms stima che un individuo su 8 ha problematiche all'udito, quota che diventa uno su tre quando si parla di persone che hanno più di 65 anni. Se a questo sommiamo lo stigma sociale associato alla sordità si crea una situazione paradossale: passano sino a 7 anni dal momento in cui ha problemi all'udito a quando si decide di prendersene cura. Questo ritardo nella diagnosi e nell'intervento può determinare problematiche serie».

Anticipare gli eventi

Da qui la necessità di anticipare gli eventi anche attraverso una rete di collaborazioni con la comunità medica e scientifica. Antonio Sica Direttore Laboratorio di Immunologia Molecolare, Humanitas Clinical and Research Center – IRCCS che ha posto l'attenzione sulla la necessità di «identificare i marcatori di senescenza, individuare elementi di erosione e quindi arrivare a determinare poi le tappe di un percorso di invecchiamento più sano». Una diagnosi precoce, quindi, per iniziare un percorso che possa portare a soluzioni in grado di allungare la qualità della vita. Non a caso in questo ambito la Humanitas porta avanti il programma Silver Generation.

Manca la cultura della comunicazione

E poi un altro nodo, che riguarda, come sottolineato da Eleonora Selvi direttore comunicazione Federanziani «la scarsa cultura della comunicazione». «Tra gli over 65 – ha detto – c’è retaggio e scarsa tempestività per prevenire, come avviene nella questione dell'udito, dove si fa fatica ad accettare che possa avvenire un cambiamento del genere nella propria vita. E molto spesso i sintomi non vengono riconosciuti o sono negati». Ci sono poi i giovani, «che hanno un potere di influenza nei confronti dei loro nonni». «Abbiamo avviato la campagna in cui diciamo proprio ai giovani “Siate i primi a individuare il sintomo e a far capire all’anziano che con una soluzione terapeutica può tornare ad avere una migliore qualità della vita”».

Silver transizione

Partendo dalle esperienze che hanno portato all'utilizzo dei sistemi da Remoto, per arrivare a quella che Fabio di Lenardo, Direttore Innovazione & Partnership International Care Company, ha definito «transizione da logica prestazionale a presa in carico della persona a 360 gradi». «La missione del Pnrr definisce la casa come primo luogo di cura e dobbiamo rivedere un modello che non si basi su una logica di prestazione – ha detto –. Molto spesso si passa da un estremo all’altro: il ricorso al ricovero in una Rsa o l’assunzione di una badante. Che, non sempre, sono le soluzioni più idonee».

Sul campo con i super adulti

Poi le esperienze messe in campo dalle istituzioni. Da quelle del Veneto, raccontate dall’assessora alla Sanità Manuela Lanzarin e dall’assessore della Liguria Andrea Benveduti, sino all'esperienza di Stefano Boggi neuropsicologo della Fondazione opere pie riunite di Codogno. E poi il valore di quelli che Francesco Morace fondatore future concept lab definisce i “super adulti” di età compresa tra i 65 e gli 80 che «hanno il compito non solo di accompagnare i bambini nella crescita ma molto spesso sono molto attivi nel salvare il bilancio familiare dei figli».

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