“La specie storta”, controcanto alle parole d'oppressione
Il libro di Giorgiomaria Cornelio tra le novità più attese della rassegna milanese
di Matteo Bianchi
3' di lettura
Sempre più poesia e narrativa tentano di riflettere sull'annunciata catastrofe globale. E agiscono con un linguaggio capace di scuotere le vedute ordinarie, attingendo dal fondo delle tradizioni e delle leggende per farne materia nuova. “Spiriti! Folletti! Spiriti di Padri morti, di Bambini perduti, di piante che sognano: (…) è questa la mia patria”, scriveva Anna Maria Ortese, e l'affermazione sembra essere cara a Francesca Matteoni che, ospite della settima edizione di Book Pride, presenterà “Tundra e Peive”, prima opera visionaria della collana “Terra” di Nottetempo.
Book Pride, dal 10 al 12 marzo
Si tratta di un viaggio tra creature ibride per risvegliare lo sguardo e l'immaginazione prima che sia troppo tardi, prima che la malattia degli alberi avanzi ovunque e distrugga tutto. Un romanzo che è un monito e, al contempo, una lezione sulla necessità di continuare a raccontare per levare i sigilli del pregiudizio dagli occhi. L'idea di una rovina insolvibile, di un'estinzione assicurata, è considerata da Giorgiomaria Cornelio un miasma, una sorta di progressiva cecità alla quale non arrendersi. E ne ha scritto di proposito ne “La specie storta” (Tlon Edizioni, 2023, pp. 152), uno dei titoli più anticonvenzionali che saranno sui tavoli della fiera milanese dedicata all'editoria indipendente, dal 10 al 12 marzo.
La specie storta
“Ma io vorrei andare / nel luogo dove tutto è cominciato, / vedermi assegnare lo stallo che non / tarla, la retta parte del coro, per sedere / sulla misericordia, per schiacciare col / corpo l'effige del corpo, e trovare, / nell'ora d'ombra, l'ombra d'oro, / quella che ci spetta, che mai passa”.
Con i versi Cornelio fa tremare i bordi della realtà e non conferma l'aspetto del mondo, ma ne rovescia le credenze. Il compito della poesia rispetto ai materiali ideologici del passato, a quelli più oppressivi e che si tendono a evitare perché hanno ferito determinate categorie del pensiero, sta nel re-impugnare debiti e croste di dolore per poterli reimpiegare in una nuova prospettiva. I suoi “fossili di rivolta” compongono “Le fondamenta di Sodoma”, sezione in cui affronta gli oppressori dell'omosessualità emancipato da confini stilistici prefissati: non si può riattivare il possibile se non frequentando quei passati ancora insanguinati. Lo sforzo collettivo e dialogico dell'autore è evidente da subito, poiché documenta un rito teatrale che comprende racconti e scatti fotografici. “La specie storta” nasce incarnata in una dimensione periferica, nella frazione di Valle Cascia (Macerata), e sublima un rituale di riattivazione di un luogo, un secondo inizio. Dalla copertina stessa le partiture visive dell'artista Giuditta Chiaraluce accompagnano e riscrivono i fogli con segni storti a loro volta, che ridisegnano un corpo non solamente umano, un organismo animale che rifiuta l'idea di una natura “diritta”.
Un'archeologia del possibile
Il travaglio de “La consegna delle braci” (Sossella, 2021), titolo precursore de “La specie storta”, dimostra la poliedricità dell'autore, insaziabile e devotamente spregiudicato nei confronti delle fonti documentarie e iconografiche dalle quali ha attinto. Dalla filosofia alla preghiera, dalla traduzione dei salmi alla nota a margine, sino alla lettera informale, Cornelio transita con disinvoltura da un genere all'altro. Se l'atlante di immagini è una parte portante, un dialogo costante tra la vista e la visione indotte dalla lettura, il fuoco della raccolta è “l'experimentum crucis”, una laica esperienza della croce in cui il termine va inteso in senso etimologico: “crux” quale “locus disperatus”, ossia la lacuna da colmare: l'esperienza di una mancanza non emendabile che abita ogni identità, ogni pretesa di capire l'esistenza. Cornelio veicola ed esterna la tradizione in tante forme per convogliarla in un secondo battesimo, che può accadere solo mantenendosi alla lettura di una pagina e non di fronte a una verità assoluta, a un dogma, ma a una ferita, a una stortura; d'altronde “l'impatto delle vertebre / contro il cielo non è certo un volo”.
“La specie storta”, Tlon Edizioni, 2023, pp. 152
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