energia

La speculazione soffia sul mercato della CO2, ma la Ue ha le mani legate

di Sissi Bellomo

2' di lettura

Non era una scommessa alla portata di chiunque, quella sulla CO2.Ma la riforma del mercato europeo dei diritti di emissione ha offerto un’occasione d’oro agli speculatori (e alle imprese) che hanno saputo intuirne la portata: i prezzi non potevano che salire, dal momento che l’offerta in eccesso sarebbe stata progressivamente ritirata a partire da gennaio.

Nell’arena si sono lanciati hedge funds specializzati e quasi certamente anche i colossi bancari che dominano sui mercati delle materie prime, a cominciare da Goldman Sachs, Morgan Stanley e JpMorgan, sostiene il Financial Times.

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Il rally – alimentato anche da alcune imprese che hanno approfittato per fare incetta di permessi – ora sembra sfuggito di mano e ora c’è chi invoca un intervento della Commissione europea per fermarlo.

In campo istituzionale il primo a venire allo scoperto è stato il ministro dell’Energia della Polonia, il Paese Ue che brucia più carbone (seguito a ruota dalla Germania). Ma Bruxelles difficilmente riuscirà a fare qualcosa, quanto meno nell’immediato.

La direttiva 2009/29/EC, che modifica le regole per l’Emission Trading Scheme (Eu-Ets), ha previsto con l’articolo 29a la possibilità di adottare misure «in caso di fluttuazioni eccessive dei prezzi», nello specifico quando questi per almeno sei mesi consecutivi superano il prezzo medio nei due anni precedenti. Tuttavia non siamo ancora arrivati a questi livelli, anche se la CO2 è quasi quintuplicata di valore nel giro di un anno.

Gli analisti della Reuters calcolano che il prezzo dovrebbe restare intorno a 25 €/tonnellata per sei mesi di fila, mentre questo livello è stato superato solo brevemente lunedì scorso. Ora il prezzo ha ripiegato sotto 20 euro.

Ci sono in teoria dei correttivi anche nel caso in cui il numero di permessi in circolazione dovesse crollare (o viceversa tornare a salire, perché c’è una nuova crisi economica oppure perché facciamo rapidi progressi nella decarbonizzazione). Se in un anno circolano meno di 400 milioni di permessi, ne vengono automaticamente rilasciati altri 100 milioni, dicono le regole.

Gli esperti del settore sostengono però che l’interpretazione delle norme non è univoca. E comunque fonti della Commissione Ue hanno lasciato trapelare che al momento non c’è allarme per l’aumento dei prezzi. La loro salita è anzi segno che le riforme stanno funzionando. Sarà insomma il mercato a traghettarci verso un futuro più sostenibile.

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