La spesa online in Italia vale 2,5 miliardi. Con il lockdown balzo del 55% nell’ecommerce alimentare
I servizi si concentrano nelle città del Nord ma il gap con il Sud e i piccoli comuni si sta riducendo con la digitalizzazione dei negozi di quartiere
di L.Ben.
4' di lettura
Il lockdown imposto dalla diffusione del coronavirus ha modificato radicalmente il modo di fare la spesa degli italiani. Lo confermano i dati dall’Osservatorio eCommerce B2c promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano e da Netcomm, il Consorzio del Commercio Elettronico Italiano. Lo scenario emerso evidenzia che gli acquisti dei consumatori (su siti sia italiani sia stranieri) nel comparto Food&Grocery varranno 2,5 miliardi di euro, con una crescita del +55%, quasi un miliardo in valore assoluto in più rispetto al 2019.
La componente più rilevante (pari all'87% del comparto) è rappresentata dall’alimentare: all’interno di questa categoria i prodotti da supermercato diventano il principale segmento online, grazie a una crescita del +85% rispetto al 2019 e un valore di 854 milioni di euro. Seguono il food delivery (cibo pronto consegnato a domicilio) con 706 milioni (+19%) e l’enogastronomia (prodotti di nicchia) con 589 milioni di euro (+63%).
«A fine 2019, il Food&Grocery era il comparto più dinamico online, ossia con il ritmo di crescita più sostenuto (+40% circa), ma il meno maturo, ossia quello con il tasso di penetrazione più basso (1,1% del valore totale degli acquisti retail dei consumatori italiani)” dichiara Riccardo Mangiaracina, Responsabile Scientifico dell'Osservatorio eCommerce B2c Netcomm - Politecnico di Milano. “Con lo scoppio dell'emergenza Covid-19, la domanda online di prodotti alimentari è in alcuni casi decuplicata, mettendo forte pressione agli attori eCommerce. Il lockdown, le nuove esigenze (e paure) dei consumatori hanno fatto cadere le barriere all'utilizzo del canale eCommerce (e dei pagamenti digitali) e hanno convinto anche i retailer più restii al cambiamento della necessità di potenziare l'offerta online, oggi non adeguata».
Accelerato il processo di digitalizzazione
I picchi “straordinari” di richieste in questo lockdown e l’incapacità di soddisfarli da parte della maggior parte degli operatori hanno accelerato un processo sia di digitalizzazione (per chi online non era ancora presente) sia di adeguamento delle risorse, in primis logistico/distributive (per chi online c’era già).
Molti negozi fisici, focalizzati sui beni alimentari e di prima necessità, si sono avvicinati per la prima volta all’eCommerce grazie alla collaborazione con le piattaforme di food delivery e altri player. Molti i negozi di quartiere che hanno debuttato con la consegna a domicilio iniziando a lavorare con strumenti digitali come la presa dell'ordine via whatsapp o telefono.
Gli step necessari: ottimizzazione e gestione dei processi
Quello che è emerso in questi mesi afferma Valentina Pontiggia, direttore dell'Osservatorio eCommerce B2c Netcomm - Politecnico di Milano che d’ora in avanti :«Gli attori Food&Grocery già presenti online, dovranno puntare sull’ottimizzazione delle operations e la riorganizzazione aziendale per soddisfare al meglio le richieste».
Secondo Pontiggia è necessario ottimizzare i processi di picking e di distribuzione perché per fare eCommerce nel Food (dove l'ordine medio è costituito da un numero elevato di prodotti, fino a 50 nel Grocery, con un basso valore unitario e con esigenze specifiche come la gestione a temperatura controllata) serve una macchina operativa perfettamente funzionante ed efficiente. Sarà dunque fondamentale lavorare sull'organizzazione aziendale, sui ruoli e sulle responsabilità necessarie per favorire una nuova idea di commercio, sicuramente più digitale e omnicanale soprattutto per garantire una copertura territoriale sempre più estesa.
Due milioni di nuovi utenti
Lo scenario portato dal lockdown ha coinvolto nel canale digitale del Food&Grocery 2 milioni di nuovi utenti. Questi consumatori, secondo Roberto Liscia presidente di Netcomm, non abbandoneranno l’abitudine di una esperienza sicura, anti contagio. Continua infatti l’espansione delle modalità di contactless delivery, come click&collect, drive&collect e ritiro in locker. Altro aspetto emerso in questa fase è il proximity commerce: «L’integrazione tra i grandi player del commercio elettronico e i piccoli negozianti, grazie alla logistica e alle piattaforme di delivery, ha permesso di sviluppare una rete locale che ha rimesso al centro il ruolo storico e fondamentale dei piccoli dettaglianti, servendo anche i clienti residenti in piccole comunità».
I dati territoriali Food&Grocery: il Nord più attivo
Oggi il 73% degli italiani (era il 68,5% nel 2019) può fare la spesa online da supermercato, anche se il livello di servizio non sempre è idoneo.
Numerosi nuovi progetti hanno potenziato l’offerta sia nelle regioni storicamente più coperte (Lazio, Lombardia, Piemonte) che in quelle meno servite (come Abruzzo, Umbria, Toscana, Liguria, Sicilia, Marche).
Allargando l’analisi a livello provinciale, nel 2020 è stata attivata, almeno una nuova iniziativa di spesa online da supermercato nel 54% delle province italiane.
Il numero di servizi di spesa online da supermercato attivi in ogni provincia dipende in primo luogo dalla popolazione: si passa infatti dalle 10,5 iniziative in media nelle province con oltre 1,5 milioni di abitanti, alle 5,2 dove la popolazione è compresa tra 650 mila e 1 milione, alle 2 quando il dato si ferma al di sotto dei 300.000. In secondo luogo, il numero di iniziative presenti diminuisce percorrendo l'Italia verso le regioni meridionali: sono 4,5 le iniziative per provincia mediamente attive al Nord, 2,5 al Centro e solo 1,7 al Sud.
Nel 2020 in tutte le regioni italiane è presente almeno un'iniziativa di Food Delivery e anche la copertura provinciale ha raggiunto il 100% del territorio (era il 97% nel 2019). Al momento, poco più di due terzi (67%) degli abitanti ha potenzialmente accesso a uno di questi servizi (era un abitante su due nel 2019 e un abitante su tre nel 2017).
Considerando i singoli comuni, nel 2020 il 16% è coperto da almeno un servizio di consegna di cibo pronto a domicilio (era il 6,5% nel 2019). I player del settore stanno attivando nuovi servizi di food delivery non solo nelle città più densamente popolate (il 100% dei comuni con almeno 50.000 abitanti oggi è infatti coperto dal servizio, era il 93% nel 2019), ma anche nei centri più piccoli, con l'obiettivo di raggiungere un numero sempre più importante di potenziali clienti (rispetto al 2019, sono 735 i nuovi comuni ad essere coperti dal servizio).
Per approfondire:
● Dossier- Food delivery
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