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La corsa per aggiudicare entro giugno i lavori per i 2.180 asili nido e scuole dell’infanzia in 2mila Comuni non è persa in partenza. I sindaci ne sono convinti, più del governo a quanto sembra, e provano a serrare le fila per il rush finale.
Giovedì 27 aprile l’Associazione dei Comuni è tornata sul tema con una nota e un webinar per dire agli amministratori locali di fare in fretta, e soprattutto di utilizzare il ricchissimo pacchetto di deroghe sull’edilizia scolastica rafforzato anche dal decreto Pnrr ter appena convertito. In pratica, sindaci di Comuni e Città metropolitane possono essere commissari in prima persona o delegare con decreto i poteri commissariali ai dirigenti, e dribblare tutte le procedure ordinarie dettagliate in otto articoli del Codice appalti.
La via commissariale, spiega la nota tecnica corredata anche dal modello di decreto con cui il sindaco affida ai dirigenti i poteri speciali, permette di dimenticare l’articolo 21 del Codice (programmazione degli acquisti), l’articolo 27 (procedure di approvazione dei progetti), il 32 (fasi delle procedure di affidamento e controllo degli atti), il 37 (obblighi di aggregazione delle stazioni appaltanti), il 77 (commissioni aggiudicatrici), il 78 (Albo delle commissioni) e il 95 (obbligo di aggiudicazione con l’offerta economicamente più vantaggiosa).
Le deroghe superano anche i tempi minimi per la ricezione delle offerte, che sono ridotti a 10 giorni dai 35 previsti dall’articolo 60 del Codice.
La spinta a chiudere entro la fine di giugno è dettata dalla scadenza comunitaria a cui è collegata la quarta rata del Pnrr (16 miliardi in tutto), ma è alimentata anche da un incrocio normativo tutto italiano. Perché dal 1° luglio diventerà operativo il nuovo Codice degli appalti, e la sua entrata in vigore a scoppio ritardato permetterà di disinteressarsi della riforma a tutte le procedure avviate prima di quella data, in virtù del principio del tempus regit actum.
Sul piano tecnico, insomma, la cassetta degli attrezzi necessari a tagliare i tempi è completa, anche se per allestirla è stato necessario un negoziato infinito fra i Comuni e gli ultimi due Governi, e non dimentica regole di favore anche sull’utilizzo dei ribassi d’asta e sugli affidamenti diretti per servizi e forniture che possono arrivare a 215mila euro contro i 139mila euro ordinari.
Il punto, però, è politico. L'allarme che risuona intenso intorno a una misura simbolo come i nuovi asili nido viene letto dai sindaci come un attacco ai Comuni, da utilizzare forse per indicarli come responsabili principali dei ritardi del Pnrr e quindi come soggetti da definanziare in una revisione del Piano che privilegi altri soggetti attuatori più “affidabili”. «C’è un accanimento particolare nei confronti dei Comuni – accusa in modo diretto il presidente dell’Anci Antonio Decaro intervistato ieri a 24 Mattino su Radio 24 -. Tutti si preoccupano del 19% del Pnrr, di cui siamo attuatori, ma nessuno sa dove sono le risorse dell’altro 81%. Finora abbiamo ricevuto 31 miliardi e fatto bandi per 17,7 miliardi, cioè il 56% dei fondi è già in gara e i progetti sono tantissimi, il doppio di quello che veniva richiesto».
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