La storia civile della Fondazione Agnelli
di Paolo Bricco
3' di lettura
La Fondazione Giovanni Agnelli è al suo terzo passaggio evolutivo.
Nella sua prima fase storica – dal 1966 al 2007 – ha avuto il profilo della classica fondazione novecentesca con compiti universalistici. Dal 2008 ha scelto di abbandonare questa vocazione per focalizzarsi sulla scuola e sulla educazione. Adesso, dopo quasi dieci anni di costruzione e di sedimentazione della nuova identità, aggiunge ad essa le nuove tecnologie per attivare – nella maniera più efficace – l’educazione alla imprenditorialità e per istituire un osservatorio sul trasferimento tecnologico e l’innovazione a Torino.
Sullo sfondo, il tema del rapporto della famiglia Agnelli-Elkann con la città. Un argomento delicato, nel momento in cui - dopo il risanamento di Fiat dalla crisi del 2004 e l’acquisizione della Chrysler cinque anni dopo – l’attuale fisionomia di impresa di Fca è incardinata sulla direttrice Torino-Auburn Hills. «Il ritorno a casa, nella sede storica di Via Giacosa 38, e gli investimenti tecnologici ed estetico-architettonici profusi sono la dimostrazione della persistenza del forte radicamento a Torino degli Agnelli-Elkann», sottolinea il direttore della Fondazione, Andrea Gavosto.
Oggi a Torino la Fondazione Giovanni Agnelli celebrerà i suoi 50 anni di attività. La presidente della Fondazione, Maria Sole Agnelli, e il vicepresidente John Elkann accoglieranno il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e la ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli.
Con questa giornata, la Fondazione Giovanni Agnelli racconta la sua storia e delinea il suo futuro. La sua storia è espressione culturale e civile di una Fiat che, a seconda dei metodi di calcolo, nel secolo scorso pesava fra il 3 e l’7% del Pil. Le ricerche e i seminari sui principali temi culturali del tempo. La collaborazione – facilitata sempre dalla presenza dell’Avvocato Agnelli e concretata talvolta dall’attribuzione del Premio Senatore Agnelli – con alcuni dei pensatori più influenti del Novecento, come l’economista Amartya Kumar Sen e lo storico delle idee Isaiah Berlin, il sociologo Ralf Dahrendorf e il filosofo della politica e del diritto Norberto Bobbio. Il lavoro quotidiano e le collaborazioni puntuali con alcuni dei principali intellettuali italiani: dallo scrittore Paolo Volponi, che per breve tempo fu anche segretario generale e che lasciò l’incarico dopo la sua dichiarazione di voto nel 1975 a favore del Partito Comunista Italiano, a Marcello De Cecco, da Renzo De Felice a Paolo Sylos Labini, da Luigi Firpo a Franco Modigliani, da Massimo Livi Bacci a Giorgio Galli.
Nel 2008, la virata – voluta da John Elkann – sull’educazione. In questi dieci anni, la fondazione ha realizzato una serie di rapporti di ricerca su scuola e università (i temi sono stati gli insegnanti e i divari territoriali, la crisi della scuola media e l’inclusione degli allievi con disabilità, la valutazione delle scuole e la riforma del 3+2 , le prospettive lavorative dei laureati). «Questa specifica vocazione – nota Gavosto – ha sempre avuto l’obiettivo di fornire suggerimenti e materiali ai policy makers. A chi, nella politica nazionale e locale, deve prendere le decisioni e a chi, nella pubblica amministrazione, le deve attuare». Decisioni ponderate. Non solo per le classi dirigenti. Ma anche per le famiglie. Basti pensare al successo di Eduscopio.it, con le sue analisi comparate delle scuole superiori italiane che sono diventate uno strumento adoperato dai genitori e dai loro figli, reduci dall’esame di terza media: dal 2014, si contano 795mila utenti unici.
Ora, nell’edificio ri-progettato dalla Carlo Ratti Associati e munito di tecnologie Internet of Things e piattaforma Desigo CC di Siemens, insieme alla sede della fondazione si trova uno spazio di coworking di circa 3mila metri quadrati, affidato a Talent Garden. Qui c’è anche la Scuola di Alta Formazione al Management (Safm), l’istituzione no-profit per la formazione post-lauream, fondata nel 2009 dalle Fondazioni Agnelli, Garrone e Pirelli e dal Collège des Ingènieurs di Parigi. Inoltre, sta prendendo avvio l’attività del nuovo Centro sull’Imprenditorialità e Innovazione del Politecnico di Torino. Infine, dal prossimo anno scolastico la fondazione ospiterà un laboratorio didattico per studenti e docenti, in cui le materie tradizionali verranno apprese e insegnate da e con “robot educativi”, progettati da Comau. E, per i docenti, ci saranno anche laboratori sulla programmazione dei robot e sulle proprietà fisiche dei nanomateriali, sviluppati con l’Istituto italiano di Tecnologia, e sui principi della programmazione (con Google).
Conclude Gavosto: «Il nostro stile di lavoro prosegue. Valorizzando il nostro patrimonio. E operando sull’ecosistema locale e nazionale. Nella sintesi fra tradizione e innovazione che caratterizza, da sempre, l’attività della fondazione».
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