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La strana divaricazione tra Francia e Germania

La notizia che la Germania ha concluso con altri 13 Paesi dell'Unione europea un accordo per l'acquisto di antimissili prodotti negli Usa e in Israele, collaterale rispetto al progetto franco-italiano già avviato per la produzione di antimissili europei, ha destato notevole preoccupazione entro l'Unione.

di Antonio Padoa Schioppa

(Oleksii - stock.adobe.com)

2' di lettura

La notizia che la Germania ha concluso con altri 13 Paesi dell'Unione europea un accordo per l'acquisto di antimissili prodotti negli Usa e in Israele, collaterale rispetto al progetto franco-italiano già avviato per la produzione di antimissili europei, ha destato notevole preoccupazione entro l'Unione. Questi due accordi, se realizzati, vanno in direzione contraria rispetto all'obbiettivo, che la guerra in Ucraina ha improvvisamente reso urgente e condiviso, di porre in essere una vera difesa europea, finanziata in comune con risorse comuni e dunque non solo più efficace ma anche molto meno costosa. Per questa ragione l'iniziativa avviata dalla Germania nei giorni scorsi senza un previo accordo con la Francia potrà essere gravida di conseguenze allarmanti per il futuro dell'Unione.
Se la futura sicurezza europea dipendesse da una sorta di Nato europea egemonizzata distintamente da Francia e Germania, è probabile che una parte importante degli Stati dell'Unione preferirebbe l'ancoraggio alla Nato piuttosto che questa forma costosa, divisiva e poco chiara di cooperazione entro l'Unione. Inoltre, già la crisi energetica ed ora anche la sicurezza in Europa si avvierebbero in direzioni parallele ma distinte, con rischi di divergenze maggiori e con la rinuncia ad una vera politica europea, della quale ognuno dei Paesi dell'Unione ha un bisogno evidente e sempre più forte nel contesto internazionale di oggi. Nel passato il freno al processo di integrazione è venuto in più occasioni (nel 1954, nel 1992, nel 2005) dalla Francia. Oggi chi frena è la Germania.
Queste differenze, queste divaricazioni vanno superate al più presto. Luigi Einaudi scrisse che lasciar passare il momento giusto per le grandi scelte politiche può risultare fatale. Oggi è la crisi ad offrire l'occasione forse irripetibile per completare il processo di unione europea. Ma a rendere necessario e urgente tale cammino non è solo la crisi attuale. E' la prospettiva delle grandi crisi globali ad imporre all'Europa l'esigenza dell'unità politica. Su questi fronti un'opinione pubblica debitamente informata e allertata comprenderebbe agevolmente che il rafforzamento dell'integrazione europea - per il quale l'intesa tra Francia e Germania è cruciale - risponde sia agli interessi di ciascuno dei singoli Stati dell'Unione sia ai valori di pace, di libertà di sicurezza e di benessere condivisi da una larga maggioranza dei cittadini europei. L'elezione del Parlamento europeo nel 2024 potrà costituire su ciò un test forse decisivo. Ma i tempi sono ormai molto stretti.
Occorre essere chiari. Se la stretta cooperazione tra Francia e Germania costantemente condivisa dai due Paesi negli scorsi decenni non verrà prontamente ripresa, questa svolta all'indietro potrà segnare l'inizio della fine del solo grande contributo che l'Europa ha dato alla civiltà politica nel Ventesimo secolo. Ormai, senza una difesa comune europea e senza una comune politica per l'energia le grandi sfide globali del presente rischiano di essere perdute. E non solo per i cittadini europei. Ove la crisi attuale conducesse ad un progressivo disfacimento dell'integrazione europea, un rischio sicuramente maggiore graverebbe non solo sulla pace mondiale, ma sul futuro stesso del pianeta.

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