con l’addio a equitalia

La «superAgenzia» pronta al debutto

di Giovanni Parente

(FOTOGRAMMA)

3' di lettura

Se ne parla dallo scorso autunno ma ora è cominciato il conto alla rovescia finale. Perché mancano meno di tre settimane all’addio di Equitalia e, di fatto, alla nascita di una «superAgenzia» delle Entrate, che gestirà tutta la filiera del Fisco: dai servizi ai contribuenti alla riscossione. Una macchina in cui lavoreranno complessivamente quasi 47mila dipendenti, considerando la confluenza degli ex Equitalia nel nuovo ente pubblico economico Agenzia delle Entrate-Riscossione.

Un aspetto tutt’altro che di poco conto questo del personale. Ecco perché Ernesto Maria Ruffini, indicato dal Governo venerdì come direttore dell’Agenzia e in attesa degli ultimi passaggi prima di insediarsi, negli ultimi mesi ha dovuto lavorare - in qualità di commissario straordinario di Equitalia - insieme al suo staff alla stesura dello statuto del nuovo soggetto ma anche alla ricognizione delle competenze possedute dal personale delle società.

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I NUMERI IN GIOCO

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Del resto è stata proprio la legge a stabilire che il personale di Equitalia (con l’eccezione di Equitalia Giustizia) transiterà, senza soluzione di continuità e con la garanzia della posizione giuridica, economica e previdenziale maturata alla data del trasferimento, ferma restando proprio la ricognizione delle competenze possedute nella prospettiva di una collocazione coerente e funzionale alle esigenze dell’ente. La riorganizzazione dovrà comunque passare da un round giudiziario visto che il 21 giugno il Tar del Lazio dovrà decidere sulla richiesta di sospensiva presentata dal sindacato Dirpubblica e dall’associazione Applet proprio contro il decreto di nomina di Ruffini a commissario straordinario e che, in caso di accoglimento, potrebbe determinare un’impasse.

Una sorta di “aperitivo” di questioni che Ruffini si troverà a dover affrontare una volta insediatosi nella poltrona di direttore dell’agenzia delle Entrate. Basta ricordare che la conversione della manovrina prolungherà al 30 giugno 2018 il termine delle posizioni organizzative temporanee e per svolgere i concorsi da dirigenti. Una partita diventata di rilievo crescente con le nuove attività a cui l’Agenzia è stata chiamata proprio mentre si è trovata senza circa 800 dirigenti “incaricati” senza concorso dopo l’illegittimità dichiarata dalla Consulta.

Ma al di là dei - pur rilevanti - aspetti organizzativi la vera domanda che contribuenti e addetti ai lavori si pongono è se davvero un nuovo modello di riscossione sia possibile con il passaggio nelle Entrate. In una settimana caratterizzata anche dal dibattito politico sui pignoramenti sui conti correnti (non cambiano né regole, né presupposti né iter), bisognerà capire se le maggiori potenzialità in termini di accesso alle banche dati concesse al nuovo soggetto dal decreto fiscale dello scorso autunno porteranno effettivamente all’inversione di tendenza nel tasso di successo delle procedure esecutive (passando dal 18% del 2015 all’85% stimato dalla relazione tecnica per il 2017). E soprattutto se si eviteranno azioni dispendiose come la necessità, ad esempio, di pignorare tutti i rapporti di conto corrente intrattenuti anche con i diversi istituti di credito. Azioni al contempo molto limitanti per il contribuente a causa dell’indisponibilità di tutti i conti a prescindere dall’importo del debito e della presenza su un rapporto dell’importo per estinguerlo.

Una sfida. Così come quella che alcuni commentatori - anche su queste colonne - hanno sottolineato: ha senso mantenere ancora l’aggio della riscossione in un servizio non più gestito da una società privata? Una domanda che passa alla nuova governance dell’Agenzia, in cui Ernesto Maria Ruffini si troverà a lavorare con il suo predecessore, Rossella Orlandi, nominata dal comitato di gestione di venerdì vicedirettore con delega al catasto e che, quindi, non andrà al Mef a ricoprire un incarico da consulente del ministro Padoan. Nomina che ha suscitato polemiche politiche. Con il leader di Scelta Civica, Enrico Zanetti (che già da viceministro al Mef era stato molto critico con Orlandi), che ha definito «inaudito» quanto accaduto in quanto «il Governo nomina un nuovo direttore dell’agenzia delle Entrate e, mentre la nomina è in corso di perfezionamento, il direttore uscente Rossella Orlandi approfitta di essere ancora in carica fino a lunedì per nominarsi vicedirettore, invece di attendere le determinazioni del nuovo direttore e del nuovo consiglio di gestione». Mentre Raffaello Vignali (Ap) giudica positivamente la permanenza di Orlandi: «Sarebbe stato sbagliato perdere la competenza di cui ha dato ottima prova in questi anni».

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