La Svizzera (senza mare) vende 13 navi per i debiti della marina
di Lino Terlizzi
3' di lettura
Anche il Consiglio degli Stati, cioè il Senato dei Cantoni, in Svizzera ha dato luce verde a un credito supplementare di 215 milioni di franchi (198 milioni di euro), a copertura delle perdite nel settore della marina mercantile. La notizia ha sorpreso molti, doppiamente. Intanto perché non tutti ricordavano che la Svizzera, Paese alpino che non si affaccia sul mare, avesse appunto anche una flotta marittima. E poi, perché non è di tutti i giorni che l'indubbiamente efficiente Confederazione elvetica debba registrare il mancato cambiamento di meccanismi che hanno portato a perdite prevedibili.
Ma andiamo con ordine. L'idea di avere una flotta marittima risale in Svizzera alla Seconda guerra mondiale. Lo scopo era all'epoca, ed è poi sempre rimasto, quello di poter garantire l'approvvigionamento del Paese anche via mare in qualsiasi periodo. Durante la guerra mondiale la bandiera elvetica, simbolo di neutralità, serviva a evitare bombe e siluri. Nel corso della guerra dei Sei giorni tra Israele e Paesi arabi, la flotta svizzera fu mobilitata. Nel 1959 la Confederazione ha cominciato ad accordare fideiussioni alle compagnie di navigazione elvetiche. In cambio, lo Stato svizzero avrebbe potuto sempre disporre appunto delle navi di queste compagnie in caso di necessità. Si è creato dunque un sistema in cui gli armatori privati elvetici hanno avuto per un lungo periodo di tempo, e ancora sino ad oggi, una importante copertura da parte della Confederazione.
Le navi cargo che battono bandiera svizzera sono ora 49. La Svizzera conta quindi sulla maggior flotta al mondo tra i Paesi che non hanno accesso al mare, davanti alla Mongolia. Ma negli ultimi dieci anni queste navi elvetiche sono rimaste chiaramente sottoutilizzate. Il settore del trasporto marittimo è infatti cambiato non poco nel frattempo e in vari segmenti si è manifestata una sovracapacità. Nonostante i segnali di allarme, la Confederazione non è però intervenuta negli anni scorsi e i meccanismi di garanzia sono rimasti gli stessi. E ora la Svizzera deve procedere con una vendita di emergenza di 13 navi.
La Confederazione copre l'intera flotta con fideiussioni per 1,1 miliardi di franchi nel complesso, e 254 milioni riguardano le 13 navi in vendita. Vista la situazione del settore, il prezzo di vendita non sarà entusiasmante. L'incasso previsto è di 72 milioni di franchi. Calcolando altri gravami e detraendo l’incasso previsto e gli ammortamenti già effettuati, resta una perdita per la Confederazione stimata a 190 milioni, a cui si aggiunge un margine di sicurezza di 25 milioni, il che fa arrivare ai 215 milioni richiesti al Parlamento federale.
Il credito supplementare è stato approvato, ma nelle aule parlamentari a Berna si sono sentite anche parecchie critiche. Il ministro dell'Economia, Johann Schneider-Ammann, ha affrontato il dossier e non si è nascosto. «L'importo è estremamente elevato, sicuramente non sono stati effettuati controlli ottimali», ha affermato il ministro. Per uno Stato con i conti sostanzialmente in ordine come quello svizzero, l'episodio non cambia il quadro complessivo del bilancio pubblico ma certamente fa per alcuni aspetti ancor più notizia. Tanto che ora da più parti si discute della necessità di cambiare le regole su flotta e fideiussioni. A iniziare di quelle fideiussioni che sono in scadenza a breve, che con ogni probabilità non saranno rinnovate.
loading...