Viticoltura

La svolta verde di Ruffino

Il marchio italiano di vino più conosciuto negli Stati Uniti e una delle aziende vinicole più grandi d’Italia, dopo l’annus horribilis della ristorazione, vira con decisione sulla sostenibilità ambientale

di Silvia Pieraccini

2' di lettura

Reagire, riposizionarsi, investire. Ruffino, il marchio italiano di vino più conosciuto negli Stati Uniti e una delle aziende vinicole più grandi d’Italia, rilancia dopo l’annus horribilis della ristorazione e degli eventi, segmento in cui è particolarmente forte e che dunque ha frenato le vendite 2020. E vira con decisione sulla sostenibilità ambientale, declinata in un ventaglio d’interventi che vanno dalla conversione biologica entro il 2025 di tutti i vini provenienti dalle tenute di proprietà (che significherà il 40% della produzione); allo sviluppo della fitodepurazione, riduzione degli sprechi, riciclo del 75% dei rifiuti prodotti; alla certificazione "biodiversity friend" (già ottenuta) e all’adozione di un manuale delle corrette pratiche agricole sostenibili; fino alla promozione del consumo responsabile di vino, terreno su cui l’azienda si sta impegnando da anni col progetto "Ruffino Cares".

Sostenibilità come faro

«La sostenibilità diventa il faro di tutte le nostre azioni – spiega il direttore generale Sandro Sartor in una conferenza stampa – che saranno condensate nel terzo bilancio di sostenibilità di prossima stesura. Altri obiettivi saranno quelli "water neutral" e "carbon neutral" entro il 2035 e il parco auto completamente elettrico entro il 2025».La storica azienda di Pontassieve (Firenze), che fa capo al gruppo americano Constellation Brands, possiede sei tenute in Toscana e due in Veneto e nel 2020 ha visto scendere il fatturato del 20% a 106,5 milioni di euro con un margine operativo lordo (ebitda) del 16% e un risultato in utile.

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Sette milioni per vigneti, impianti e tecnologie

«Abbiamo ridotto i profitti ma non gli investimenti», sottolinea Sartor elencando sette milioni investiti per nuovi vigneti, impianti e tecnologie e il lancio di una campagna pubblicitaria in televisione dopo moltissimi anni. In Italia Ruffino nel 2020 ha perso la metà del fatturato, e ora il mercato domestico vale il 5% con l"estero al 95% dominato sempre da Usa e Canada. La batosta presa nel segmento della ristorazione, e la scarsa presenza nella grande distribuzione, ha imposto di aggiustare il tiro: «Ci stiamo riposizionando verso l"alto nella grande distribuzione», annuncia Sartor che in questa fase non pensa ad acquisizioni di altri brand ma è concentrato sul marchio Ruffino. «Il 2021 sarà un anno migliore – conclude il direttore generale – anche se non torneremo ancora ai livelli pre-Covid. I numeri sulle riaperture di hotel, ristoranti e catering in America stanno galoppando e il sentiment americano sui vini toscani è positivo. Qualche segnale cominciamo a vederlo anche dalla ristorazione italiana e siamo fiduciosi. Il discorso fatto da Draghi sul turismo è stato importante: l’invito a prenotare le vacanze in Italia è un grandissimo segnale di incoraggiamento a livello internazionale».

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