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La Tav e gli altri progetti faraonici a rischio

Al di là della Torino-Lione, a rischio il ponte sullo stretto di Messina che Matteo Salvini ha rilanciato di recente nonostante gli alti costi (si parla di una quindicina di miliardi)

di Giancarlo Mazzuca

Caso Tav ma la Francia rassicura: "Nessun rinvio deciso"

2' di lettura

Come se non fossero state sufficienti tutte le incertezze, le titubanze e le marce indietro degli italiani, adesso anche la Francia, nonostante le smentite del ministro dei Trasporti Clement Beaune, starebbe cercando di frenare il varo della Tav Torino-Lione. Le ultime notizie parlano, infatti, di un possibile rinvio alle calende greche della costruzione della tratta transalpina - addirittura a dopo il 2043 – con il disappunto di molti. Il motivo? L’opera costerebbe davvero troppo.

Mai come ora l’asse Roma-Parigi sembra al centro di forti contrasti. Basta solo pensare ai ripetuti bracci di ferro sull’emergenza-immigrati e agli “j’accuse” che arrivano sempre più numerosi da Oltralpe (l’ultimo, solo pochi giorni fa, del ministro dell’Interno Gèrard Darmanin). Non ci resta che sperare in qualche chiarimento definitivo perché, altrimenti, i nostri rapporti con Macron & C. rischiano di peggiorare in modo irrimediabile.

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Una soluzione di compromesso? Per quanto riguarda la Tav, che anche noi ci adeguiamo completamente alla linea dei “cugini” considerando che pure in Italia in tanti sono scettici sul progetto considerando i costi davvero ingenti. Come dimenticare che già nel 2019 il varo deciso dall’allora premier gialloverde Conte provocò dissensi anche tra i Cinquestelle? In particolare, l’ex-ministro Di Maio si schierò contro la Tav e parlò di un regalo che stavamo facendo all’Eliseo: in realtà non era un grande regalo considerando che oggi sono gli stessi francesi a considerare l’opera quasi un “boomerang”.

Ma, al di là della Torino-Lione, sono tanti i nostri progetti, più o meno faraonici, a rischio. È il caso del varo del ponte sullo stretto di Messina che Matteo Salvini ha rilanciato di recente nonostante gli alti costi (si parla di una quindicina di miliardi) perché lo ritiene prioritario e non solo per la Sicilia. Da quanto tempo stiamo parlando della costruzione del ponte? Dal 2011 quando il progetto venne lanciato dal governo Berlusconi ma venne bloccato dall’opposizione per i costi dell’opera ritenuti troppo alti (Anna Finocchiaro parlò di un “ponte al caviale” senza pensare che proprio il caviale è apprezzatissimo proprio dalle parti dello Stretto perché furono i marinai russi a soccorrere per primi Messina dopo il terremoto del 1908).

A bloccare tutto fu, poi, Mario Monti. Se tutto fosse invece filato via liscio, quel ponte sarebbe stato completato già nel 2016: sette anni dopo siamo ancora qui a parlarne. Nel frattempo, il ponte è diventato ancora più salato, i possibili benefici rinviati “sine die” ed il “gap” del Sud con il resto del Belpaese è ulteriormente aumentato. Ma possiamo consolarci: anche tra i francesi le polemiche sono infinite.

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