accessibilità

La tecnologia a servizio della disabilità secondo Apple

Abbiamo incontrato Sarah Herrlinger, responsabile delle politiche per la Global Accessibility dell'azienda californiana

di Antonio Dini

Sarah Herrlinger, responsabile delle politiche per la Global Accessibility di Apple

3' di lettura

Se la tecnologia ci consente di vivere una vita migliore, non abbiamo il dovere di fare in modo che questi miglioramenti siano accessibili anche a chi ne ha più bisogno?

All'esterno dell'Apple Store di piazza Liberty a Milano ci sono alcune tracce dell'accento che l'azienda mette sul tema della disabilità. Nel rifacimento della piazza, avvenuto negli anni passati per ospitare uno dei più grandi Apple store europei, sono stati utilizzati quattro generi differenti di pietra che segnano i percorsi delle persone non vedenti. Costano di più ma funzionano meglio e sono più belli.

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L'attenzione per i temi legati all'accessibilità, cioè per la possibilità di fare in modo che chi ha un handicap permanente e transitorio possa lo stesso avere una qualità della vita adeguato, è uno degli obiettivi di Apple. Di passaggio dall'Italia per una serie di incontri, per una combinazione proprio durante la giornata internazionale delle persone con delle disabilità, c'è Sarah Herrlinger, responsabile delle politiche per la Global Accessibility dell'azienda californiana.

È l'occasione per incontrarla in una sala riunioni privata nell'Apple Store e parlare di temi legati all'accessibilità e alla passione che l'azienda, ma anche molto dei suoi dipendenti, mettono in questo tema.

Si scopre così che l'accessibilità per Apple non è un fattore di compliance, di rispetto imposto da norme statali. L'idea invece è quello di supportare tutti i clienti, anche quelli che hanno delle disabilità: Apple ritiene che le sue tecnologie possano cambiare la vita delle persone e per questo vuole essere sicura che tutti possano usarle, a prescindere dalle capacità fisiche. (Qui la pagina di Apple dedicata al tema accessibilità).

L'accessibilità per l'azienda è un tema di rispetto, dignità e diritti umani ma anche, sottolinea la dirigente, come fattore di potere. Nel senso di ridare il controllo sulle proprie azioni a persone non vedenti, non udenti, con scarsa o limitatissima mobilità. Il potere che deriva dal recuperare la dignità di poter soddisfare in maniera autonoma il maggior numero possibile dei propri bisogni e desideri.

Se una persona che non è capace di vedere può lo stesso utilizzare uno strumento iOS è perché i meccanismi di accessibilità per i non vedenti sono unici e integrati in tutto il sistema operativo oltre che in molte app di terze parti (non sono obbligatori ma fortemente incoraggiati presso gli sviluppatori indipendenti), e può farlo ad esempio anche nei contenuti multimediali prodotti dall'azienda per Apple Tv+, che portano con sé sottotitoli ma anche audio per non vedenti multilingua e per la prima volta in qualità elevata, restituendo con il Dolby Atmos quella qualità sonora che, chi non può vedere, ha imparato ad apprezzare.

All'interno della Silicon Valley convive, con il più freddo venture capitalism, anche una cultura figlia degli anni Sessanta per l'inclusione e la trasformazione attraverso la tecnologia della vita delle persone.

Apple da sempre rivendica un ruolo di prima della classe e sostiene di aver sposato la propria passione per l'innovazione e l'attenzione anche ai dettagli più minuti con il desiderio di portare l'innovazione verso tutti quanti, cioè anche verso chi ha difficoltà o limitazioni.

In un'ora e mezzo di incontro con la dirigente si passa dalla demo dei meccanismi di accessibilità di iPhone e iPad all'uso di apparecchi per la lettura Braille collegati via Bluetooth e sistemi di attivazione degli input per tetraplegici, sino ad arrivare alla cura dell'udito per persone con ridotte capacità, come l'integrazione di chip bluetooth a basso consumo in iPhone, iPad e iPod Touch che si collegano con centinaia di apparecchi acustici, sino a piccole finezze che per chi è ad esempio è costretto su una sedia a rotelle sono cose importanti: dal “Time to stand” che diventa “Time to roll” per gli utenti in carrozzina che utilizzano Apple Watch.

Il lavoro per l'accessibilità non avviene solo all'interno dei team di sviluppo del software e dei sistemi operativi dell'azienda, ma è anche portato avanti da persone con alcune di queste disabilità.

E infine, serve per liberare le potenzialità di ciascuno di noi, a prescindere dai limiti che il nostro corpo ci oppone. Come in questo video, montato da Sady una ragazza disabile che, senza la tecnologia non avrebbe mai potuto farlo.

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