il contagio dai bond alle azioni

La tempesta perfetta sui mercati spiegata in cinque grafici

di Andrea Franceschi

(AFP)

2' di lettura

La calma piatta che ha cullato i mercati mondiali è stata improvvisamente interrotta dal risveglio della volatilità tornata ieri su livelli che non si vedevano dal 2009. Nel giro di poche sedute Wall Street è arrivata così a bruciare oltre 2500 miliardi di dollari di capitalizzazione. Azzerando i guadagni da inizio anno e tornando ai minimi di metà dicembre.

Il tracollo di Wall Street è stato preceduto da forti tensioni sull’obbligazionario. Il mercato fin dalle prime settimane dell’anno ha iniziato a scontare un rialzo dei tassi di interesse più rapido del previsto alla luce di un quadro macroeconomico più favorevole. Queste tensioni hanno raggiunto il loro culmine venerdì scorso quando il dato superiore alle attese sulla crescita dei salari negli Stati Uniti ha alimentato un’impennata delle aspettative di inflazione. Le ripercussioni più violente a questo dato si sono viste sui tassi a breve. Quello del Treasury a 2 anni in particolare.

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Il rendimento, che negli ultimi mesi era gradualmente risalito con un’impennata al rialzo più decisa nell’ultimo mese, dopo il dati sul lavoro ha raggiunto un massimo al 2,17% su livelli che non si vedevano dalla fine del 2008. «Una fiammata che ha finito col travolgere Wall Street perché - spiega Domenico Rizzuto di DR Finance Consulting - una parte consistente del mercato è esposta a leva su Wall Street». Cioè si è indebitata per investire sulla Borsa americana. Una scommessa che, se i tassi di interesse a cui si ha contratto il prestito superano determinate soglie, non conviene più. Quindi meglio vendere. È stata questa chiusura in massa delle posizioni “lunghe”sull’azionario Usa che ha provocato l’impennata dalla volatilità. L’indice Vix che la misura è balzato fino a quasi 50 punti toccando nuovi massimi dalla crisi finanziaria del 2008

La volatilità è stata ai minimi storici per molti mesi. La sua improvvisa impennata è stata amplificata dal massiccio ricorso agli algoritmi e altri strumenti come gli Etf short sulla volatilità. L’impennata dell’indice Vix è andata di pari passo con il crollo della Borsa.

Oggi le società dell'indice S&P 500 valgono in media 27 volte gli utili. Quasi il 30% in più della media storica. Nell'ultimo decennio la valutazione di mercato delle 500 maggiori società dell'indice principale è stata in media pari a 2,4 volte il patrimonio. Oggi siamo in media a 3,5 volte. Sui massimi da oltre 15 anni. Chi scommette che questo sia solo l’inizio del crollo mette in luce soprattutto questo aspetto. Tra questi figura Tony James, presidente del fondo Blackstone, che in un'intervista a Cnbc ha dichiarato di attendersi una flessione tra il 10 e il 20% per la Borsa americana

È anche vero - come fanno notare gli ottimisti - che i fondamentali sono buoni. Le società dell'S&P 500 hanno archiviato il quarto trimestre del 2017 con una crescita del 7,7% dei ricavi e del 13,6% degli utili e per il 2018 ci si attende un aumento del 18,4% dei profitti. La riforma fiscale voluta dall'amministrazione americana garantirà l'afflusso di consistenti risorse alle aziende. Il crollo può allora essere un’occasione per comprare? «Sarei molto prudente in questa fase - risponde Rizzuto - meglio aspettare che la volatilità sfoghi tutto quello che c’è da sfogare».

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