La Terra: la nostra nave nell’universo preziosa e unica
E se un giorno potessimo tutti navigare nello spazio? Se potessimo trasformare il Pianeta, davvero, in una grande casa comune? È questo il mondo che verrà nei desideri di un uomo, Paolo Nespoli, che ha compiuto l'affascinante esperienza dell'esplorazione
di Serena Uccello
2' di lettura
Provate a chiedere a un bambino cosa sogna? Cosa sogna quando immagina come sarà da adulto. Vi dirà forse il pilota, forse il poliziotto, forse il vigile del fuoco. Ad ogni bambino il suo immaginario. Ma tutti, proprio tutti, almeno una volta vi diranno: l'astronauta. Lo sguardo verso l'alto, il chiedersi cosa sono le stelle? Cos'è lo spazio? Si comincia da ragazzini si prosegue da grandi. E le curiosità diventano interrogativi. Poi c'è chi di queste domande è andato a cercare le risposte proprio lassù.
Paolo Nespoli non è solo uno che il suo sogno lo ha realizzato, è anche uno che lo ha fatto compiendo un record: con 313 giorni trascorsi fuori dall'atmosfera terrestre è l'astronauta italiano che più è rimasto nello spazio. «Sin da piccolo mi affascinava lo spazio e quello di diventare astronauta è sempre stato il mio sogno. A 27 anni ho ripreso il mio sogno nel cassetto e, piano piano, son riuscito a diventare astronauta».
Può esserci una prospettiva più sconvolgente per interrogarsi sulla terra che osservarla dall'alto? Così a Nespoli la mostra digitale «Il mondo che verrà», curata da Mudec Photo e da IL, il magazine de Il Sole 24 Ore e visitabile online digitando l'indirizzo ilsole24ore.com/mostradigitaleil dal 15 maggio per tre mesi, deve uno dei suoi scatti più singolari: “La terra all'inizio e alla fine del giorno, fotografata dalla Stazione Spaziale Internazionale durante la Missione Vita 2017”.
Tra le frasi celebri dell'astronauta c’è quella che ben sintetizza la consapevolezza acquisita: «Noi dovremmo iniziare a ragionare e a vedere le cose in modo diverso. A me, questo pianeta blu unico, è sembrata una specie di nave in viaggio nell'universo... e ti viene da dire: noi siamo lì, siamo i marinai di questa nave... ma non ci rendiamo conto che siamo marinai di una nave. Lavoriamo come se uno fosse poppa e uno fosse prua e fossero due cose diverse, ma non è così, è la stessa nave».
Nespoli ci restituisce allora quel senso di appartenenza al mondo che rischiamo di perdere e lo fa quando dice che «nel momento in cui ti trovi fuori dall'Italia, ti senti italiano. Nel momento in cui ti trovi fuori dall'Europa, ti senti europeo. Nel momento in cui ti trovi fuori dalla Terra, ti senti terrestre!». Ed allora, in questa direzione, il mondo che verrà non potrà che essere un mondo in cui «forse dobbiamo renderci conto che dobbiamo gestire le risorse, gestire l'ambiente... ».
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