La transizione ecologica e quella digitale sono parte della stessa sfida
L’Italia può avere un ruolo centrale nel realizzare il nuovo modello di sviluppo
di Francesco Caio
3' di lettura
Le transizioni digitale ed energetica sono due aspetti di una stessa profonda evoluzione verso un’economia post carbonica in grado di coniugare crescita e sostenibilità. In questo processo l’Italia ha l’opportunità di svolgere un ruolo guida, avviando – come all’epoca del boom economico – una nuova stagione di sviluppo. Innovazione tecnologica e domanda di nuove fonti di energia stanno trasformando l’architettura dell’ecosistema energetico: da una struttura centralizzata, dove pochi grandi attori svolgono le principali funzioni – approvvigionamento, produzione, stoccaggio e distribuzione – a una distribuita in cui un numero crescente di soggetti sono sia consumatori sia produttori di energia. Questo trend sta ora accelerando, assumendo carattere sistemico e va inquadrato in un più completo affresco di
un mondo nuovo la cui costruzione rappresenta per l’Italia una grande opportunità di crescita sostenibile.
1 Il nuovo ecosistema energetico ha due componenti tra di loro inestricabilmente legate: nuovo mix di fonti e digitalizzazione degli impianti per ottimizzarne il funzionamento e interconnetterli in rete. Il nuovo ecosistema non funziona se non è in rete, e senza sensori, microprocessori e software che ne regolano l’attività. Un esempio: lo stoccaggio di energia generata da fonti rinnovabili. Richiederà sistemi interconnessi in grado di accumulare o rilasciare energia per tenere in equilibrio – in ogni istante – domanda e offerta: non più solo bacini idrici o grandi depositi – di gas oggi, di idrogeno domani – ma una varietà di sistemi come le batterie delle auto elettriche connesse in 5G (la velocità di collegamento sarà essenziale per la stabilità del sistema) o gli impianti termici domestici che, collegati in rete, potranno assorbire o rilasciare energia in base alle dinamiche complessive del sistema nazionale o auspicabilmente europeo. Le reti a banda larga non sono più “solo” l’infrastruttura per la
nuova economia della conoscenza, ma fattore abilitante – essenziale
quanto le reti elettriche, idriche,
stradali – per far funzionare tutta l’economia e la vita sociale.
2 Non siamo quindi di fronte a due transizioni – quella ecologica e quella digitale – ma a una sola profonda trasformazione: la realizzazione di un’economia post carbonica che assicuri armonia tra crescita – economica, demografica, sociale – e rispetto del nostro pianeta. Un sistema che ha nelle nuove energie e nei dati le sue fondamenta.
3 Realizzarlo è un compito di grande complessità e potenziale simile a quello che l’Europa affrontò nel dopoguerra: allora si innestò una fase di crescita e industrializzazione centrata sull’ idrocarburo ed è chiaro che non si può più crescere con quel modello. Ma ci sono nuove, enormi potenzialità di crescita combinando digitalizzazione e nuova energia. È la frontiera di sviluppo su cui mobilitare le capacità delle nostre imprese e la motivazione dei nostri giovani. Non in futuro, oggi.
4 L’Italia – come nel boom degli anni ’60 – può giocare un ruolo centrale nella realizzazione del nuovo modello di sviluppo. La struttura policentrica del Paese sembra disegnata per la natura distribuita del nuovo ecosistema energetico-digitale. È realistico e auspicabile che, nella cornice di una visione unitaria, siano le comunità territoriali a guidare questa trasformazione, estraendo porzioni crescenti dei loro fabbisogni energetici non più da lontani giacimenti, ma dal sole e dal vento che le attraversa. Giacimenti diffusi di energia, imprenditoria, saperi, cultura.
5 Le sfide attuative non mancano. Qui se ne menzionano di molto diverse ma ugualmente centrali, su cui mobilitare istituzioni e imprese: a) la scarsità di competenze digitali – che in Italia e in Europa è uno dei maggiori ostacoli allo sviluppo – per cui è urgente avviare un programma di formazione permanente; b) il rischio di nuove “dipendenze” geopolitiche nelle filiere del nuovo modello – batterie e fotovoltaico in primis – su cui occorre una chiara politica industriale per accelerare investimenti produttivi e ricerca; c) la bassa attenzione alla governance e standardizzazione dei dati, che invece dobbiamo iniziare a trattare come elementi di una grande infrastruttura immateriale – come finalmente si sta facendo in ambito Pa –
per sfruttarne l’ enorme potenziale .
L’Italia ha più volte saputo cogliere le opportunità di crescita legate alle trasformazioni del sistema produttivo; l’augurio è che trovi anche oggi la determinazione per vincere queste sfide e creare anche per i nostri giovani prospettive di sviluppo e prosperità.
- Argomenti
- crescita
- Italia
- Unione Europea
loading...