Scenari europei / 2

La transizione potrà essere utile per riconfigurare i diritti sul lavoro

di Silvia Rainone

(AP)

3' di lettura

La Commissione Von der Leyen ha dimostrato di considerare la transizione digitale una delle priorità del suo mandato e si è mostrata consapevole del suo impatto sul mondo del lavoro. Da settimane si è in attesa che la Commissione europea renda pubblica la sua proposta di iniziativa legislativa sulle condizioni di lavoro dei lavoratori su piattaforma, prevista per domani. Nello stesso giorno la Commissione dovrebbe presentare anche una riforma del diritto di concorrenza dell’Unione, che al momento ostacola la contrattazione collettiva per i lavoratori autonomi, tra cui molti lavoratori “digitali”. Contemporaneamente, il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Ue stanno lavorando a una legge sull’Intelligenza artificiale (Ai Act) che dovrebbe regolamentarne, almeno parzialmente, l’uso nei luoghi di lavoro e nel contesto dell’impiego. A rafforzare questi sforzi legislativi, l’Unione ha previsto che una quota consistente (20%) dei fondi da devolvere agli Stati membri nel quadro del piano per la ripresa dell’Europa (Next Generation Eu) sia investita in innovazione tecnologica.

Se quest’accelerazione verso il digitale è vista con favore in ottica di produttività e competività, solleva però anche serie preoccupazioni sull’adeguatezza del quadro normativo vigente in materia di diritti dei lavoratori, sia a livello Ue che nazionale. È quindi cruciale non perdere di vista gli aspetti sociali e legati alle condizioni di lavoro, su cui l’impatto è già diffuso e multidimensionale.

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Una prima dimensione è quella del lavoro su piattaforma. Questo fenomeno sta mettendo in crisi il classico binomio subordinazione-autonomia su cui tradizionalmente poggia l’ambito applicativo dei diritti dei lavoratori, evidenziando la necessità di sviluppare un approccio più universalistico. In Italia le tutele del lavoro sono già state in parte estese ai lavoratori eterorganizzati, ma il dibattito non ha ancora assunto una dimensione sufficientemente ampia e transnazionale.

Il secondo aspetto riguarda il ricorso all’Intelligenza artificiale (Ai) per controllare e gestire, oppure sostituire, il lavoro umano. Per evitare un futuro distopico è assolutamente necessario accompagnare l’integrazione di Ai nel mondo del lavoro con un rafforzato rispetto per i diritti fondamentali e con una revisione delle norme sulla protezione dei dati e sulla standardizzazione dei prodotti.

Il terzo aspetto è l’affermarsi di attori economici privati straordinariamente pervasivi, influenti e destabilizzanti. Queste potenze economiche digitali, di cui Amazon e Google sono chiari esempi, sono emersi come leader in molteplici contesti produttivi, grazie alla competitività dei prezzi e all’efficienza nei servizi. Il loro modello aziendale si basa su di un approccio essenzialmente elusivo rispetto alle norme fiscali, previdenziali e giuslavoristiche, a cui sono invece soggette le aziende concorrenti. Si parla dunque di mercati del lavoro “monopsonistici”, ovvero di situazioni in cui vi sono pochissimi datori di lavoro (o addirittura solo uno), a cui viene orientata l’offerta del lavoro. Ciò conferisce un forte potere negoziale a queste aziende, che si manifesta in una pressione al ribasso sui salari e sulle condizioni di lavoro in interi settori produttivi.

La transizione digitale e le sue ramificazioni nel mondo del lavoro costituiscono una sfida enorme per i legislatori. Come affrontarla?

Una possibilità è quella di cominciare con l’estendere le prerogative predisposte dal diritto del lavoro a tutte le situazioni in cui il lavoro viene gestito da processi algoritmici. In tal modo, ci si avvierebbe verso un sistema in cui algoritmo e Ai sarebbero riconosciuti come mezzi produttivi, e dove i diritti del lavoro troverebbero giustificazione nello squilibrio economico e contrattuale tra lavoratore e impresa.

Analogamente si dovrebbe promuovere la contrattazione collettiva, anche nel contesto del lavoro “autonomo”, per limitare gli effetti destabilizzanti delle imprese monopsoniche.

Le imminenti proposte della Commissione europea sulle condizioni di lavoro nell’economia di piattaforma e sul rapporto tra contrattazione collettiva e diritto di concorrenza rappresentano un test importante. Il risultato misurerà sia la competenza che la volontà politica dell’Unione ad affrontare una delle principali prove del nostro tempo: preservare la componente sociale e umana del lavoro.

Ricercatrice, Etui, Bruxelles

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