Cloud computing

La trasformazione digitale si gioca sulla nuvola: tanti i benefici per l’azienda

Risorse informatiche flessibili e scalabili alla portata di piccole e medie imprese: sicurezza, sostenibilità ed efficienza tra le ricadute positive

di Gianni Rusconi

Afp

4' di lettura

Enormi opportunità per le aziende per fare innovazione all'insegna di risorse informatiche flessibili e scalabili: è la promessa che accompagna il cloud computing da diversi anni a questa parte e che oggi fa da base al processo di digitalizzazione e di transizione verso Industria 4.0 del sistema Paese.

Il cloud appare un passaggio irreversibile e irrinunciabile e non deve quindi sorprendere il fatto che in una grande impresa su due le applicazioni che “girano” in ambienti cloud (pubblico o privato) sono prossime a superare in numero quelle gestite on-premise e installate sui server aziendali.

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Mercato in costante crescita

Numeri alla mano, parliamo di un fenomeno ulteriormente consolidatosi nel periodo della pandemia: secondo i dati dell'Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, infatti, il valore di questo mercato ha superato quota 3,8 miliardi euro, con un incremento del 16% rispetto al 2020.

Il cloud, e non è ovviamente un caso, è anche una voce toccata dagli incentivi fiscali previsti dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza nell'ambito dei finanziamenti destinati ai progetti di innovazione digitale.

Se operare nella nuvola, e lo dicono le aziende (anche piccole e medie) che hanno già sposato a vari livelli i servizi cloud, permette di conseguire vantaggi in termini di costi e di efficienza (anche in termini di sostenibilità ambientale) e costituisce una risorsa aggiuntiva per il sistema informativo aziendale, vi sono ancora criticità diffuse ad ostacolarne lo sviluppo, dalla mancanza di competenze alla diffidenza percepita da molti imprenditori in tema di sicurezza dei dati gestiti in cloud.

La sicurezza ci guadagna

Il tema è stato ampiamente dibattuto nel corso dell'evento online “Cloud: Don't Panic” organizzato dal Sole24ore in collaborazione con Elmec e Deloitte e proprio da Nicola Ciniero, ex Ceo di Ibm in Italia e oggi membro del board della società varesina specializzata in soluzioni It a tutto tondo, è arrivata la conferma di un'adozione sistemica della tecnologia.

«Oggi la migliore assicurazione per un'azienda – ha spiegato il manager, affrontando la questione della sicurezza - è quella di mettere i propri dati in un data center cloud based, garantendosi una protezione un milione di volte superiore rispetto a quella di una classica rete aziendale».

C'è poi un secondo doppio fattore, rimarcato da Ciniero, alla base della maturità dell'approccio “cloud first”: un ecosistema che alimenta in modo continuativo l'offerta di servizi (anche grazie ai data center aperti in Italia da diversi provider internazionali) e la presa di coscienza circa il debito di competenze specifiche in materia di cloud, che va velocemente colmato.

«Le diffidenze legate all'affidabilità e al controllo dei costi – ha aggiunto Michele Paolin, partner di Deloitte – si stanno trasformando via via in consapevolezza dei vantaggi offerti dal cloud, e in special modo da un modello ibrido che combina servizi di public cloud e di cloud privato. Ma occorre saper accettare e governare questo modello con progettualità, affrontando un percorso tagliato su misura per l'azienda e strutturato per step progressivi».

Il plus della sostenibilità energetica

Alle aziende spetta quindi il compito di affrontare una migrazione che non nasconde complessità, richiede approfondite valutazioni dal punto di vista economico e della compliance (oltre che in termini tecnologici e di security) e che fa della possibilità di orchestrare al meglio le informazioni critiche, distribuendo le applicazioni in diversi ambienti computazionali, uno dei suoi principali benefici.

Fra questi, merita una menzione anche la componente di sostenibilità, strettamente legata alla possibilità di fare efficienza a livello di infrastrutture It, rispetto a un percorso di centralizzazione progressivo delle stesse.

Il cloud, come ha spiegato Alessandro Piva, direttore dell'Osservatorio Cloud Transformation del Politecnico di Milano, offre la possibilità di mettere a fattore comune risorse applicative e di elaborazione in ambienti - i data center dei cloud provider - gestiti secondo i più avanzati criteri di efficienza energetica.

Un cloud europeo

Il paradigma del software as a service, questa l'indicazione che arriva dall'esperienza di aziende utenti e cloud provider, va abbracciato per gradi, partendo dalla dematerializzazione delle proprie server farm e preparandosi a un sensibile salto in avanti in termini di change management e di governance del dato, che diventa sempre di più un elemento fondamentale del business.

A proposito di dati e del valore che rappresentano per utenti e aziende il progetto che fa capo alla fondazione senza scopo di lucro GaiaX va per l'appunto nella direzione di creare “data space” aperti per l'accesso a banche dati e ai servizi digitali e di monitorarne affidabilità e trasparenza attraverso un'infrastruttura condivisa.

L'obiettivo, in altre parole, è quello di raggiungere una sovranità europea nel campo del cloud, collegando e facendo interagire e dialogare fra di loro gli ecosistemi nella nuvola esistenti, offrendo alle aziende la possibilità di conservare e gestire in sicurezza i propri dati “vicino a casa”, rispetto a uno standard unico per tutti i Paesi partner.

Una svolta importante, a detta di Francesco Bonfiglio, Ceo di GaiaX, che ha confermato il lancio dei primi servizi “certificati” entro fine 2021 rimarcando un concetto ben preciso: «L'economia dei dati varrà circa 950 miliardi di euro entro il 2025 e per questo motivo l'Europa deve costruire una propria infrastruttura tecnologica per governare un business che sarà sempre più impattante sui Pil nazionali».

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