Dopo tre anni di indagini

Usa, la Trump Organization e il suo direttore finanziario accusati di reati fiscali per 15 anni

L’ex presidente Trump ha rigettato l’inchiesta come «una cosa senza senso», e ripete ai suoi sostenitori che è vittima di una «caccia alle streghe»

(AFP)

2' di lettura

Dopo tre anni di indagini su reati fiscali, a New York sono state per la prima volta formalizzate delle accuse contro l’organizzazione di Donald Trump. Un grand jury di Manhattan ha deciso di incriminare la Trump Organization e il suo direttore finanziario, Allen Weisselberg, per reati fiscali. A Weisselberg, responsabile della organizzazione che porta il cognome dell’ex presidente degli Stati Uniti, viene contestato il mancato pagamento delle tasse per i benefit concessi ai manager della società. Lo ha rivela il Washington Post, citando due fonti informate.

Le incriminazioni, decise già ieri 30 giugno, sono state formalizzate oggi 1 luglio dall procuratore distrettuale di Manhattan Cyrus Vance, contestando “un ampio e audace schema di pagamenti” e incriminando anche il direttore finanziario Allen Weisselberg, che si e’ dichiarato “non colpevole”.

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La Trump Organization è stata incriminata dalla procura di Ny per uno schema di frode fiscale durato 15 anni, dal 2005 al giugno del 2021, mentre al suo capo finanziario Allen Weisselberg è stata contestata l’evasione delle tasse su 1,7 milioni di dollari di benefit. Su di lui pendono anche accuse di furto aggravato.

La difesa

In un’intervista a Fox News, Trump ha rigettato l’intera inchiesta, come già quella di impeachment, definendole «tutte una cosa senza senso», e ripete ai suoi sostenitori che è vittima di una «caccia alle streghe». «I procuratori estremisti di New York sono contro di me, dobbiamo combattere», ha aggiunto l’ex presidente. Dopo l’ufficializzazione dell’atto di accusa, l’ex presidente ha parlato di «incriminazione politica».

La procura distrettuale di Manhattan indaga in particolare su bonus e fringe benefit di cui ha goduto Weisselberg tra cui un appartamento a Manhattan - scrive il New York Times - l’affitto di alcune Mercedes e la retta per la scuola di almeno uno dei suoi nipoti - quello che interessa accertare di questi benefici è se la Trump Organization ha versato le relative tasse.

Il collaboratore fedele

Il 73enne Weisselberg è un fedelissimo di Trump e della sua famiglia, lavora per lui da quasi cinquant’anni e con un eccesso di zelo senza cedimenti ha sempre protetto l’organizzazione e i sui conti. Tanto da essere definito anche “un soldato”, da un altro ex manager di Trump, John Burke: «Fa tutto quello che Donad Trump gli dice di fare». Incriminare lui, insomma, vuol dire colpire una pedina ben precisa nell’organigramma di Trump. Si può supporre che i giudici di Manhattan non si sarebbero mossi senza avere in mano carte bene precise, vista la fedeltà al capo del manager incriminato e soprattutto l’attitudine quasi unica nella galassia Trump di sopravvivere per decenni al servizio di un imprenditore e e poi politico sempre discusso e con diversi collaboratori e avvocati che vanno e vengono in un frenetico viavai senza fine.

Weisselberg è legato a qualcosa che è più amicizia che semplici affari, ha vissuto in uno dei suoi palazzi per anni senza pagare affitto e ha comprato una casa nel sud della Florida non lontano dall’ormai famoso resort di Mar-a-Lago.

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