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L’errore più frequente degli Executives: confondere il lavoro con la carriera

Lavoro e carriera sono due concetti diversi. Ci sono tre elementi che devono essere considerati per capire la differenza tra lavoro e carriera

di Paolo Gallo *

(Sergey Nivens - stock.adobe.com)

4' di lettura

Quale è l'errore più frequente che ho riscontrato nel lavorare insieme a più di 200 Executives di diverse esperienze, nazionalità, settori, aziende? Vi racconto 3 storie vere, utilizzando nomi di fantasia, per proteggere la confidenzialità.

Michele è responsabile marketing Europa di una azienda globale. Negli ultimi 15 anni Michele, lavorando anche 70-80 ore alla settimana, ha sempre superato tutti gli obbiettivi di vendita, quota di mercato, reddittività. Ha ricevuto bonus di vendita interessanti, è stato promosso e dirige con successo un team vendite molto affiatato. Michele è rimasto nella funzione marketing tutta la sua vita ed è diventato un vero esperto del settore-prodotto. Recentemente l’azienda in cui lavora Michele ha iniziato la ricerca per un nuovo Direttore Generale per l’Europa. Dopo 15 anni di ottimi risultati, Michele è convinto di essere la personal giusta. La risposta? Sei bravo sì, ma solo nelle vendite e quindi vai a fare una esperienza di 3-4 anni in una funzione diversa e probabilmente sarai pronto per il prossimo giro. Michele ha 56 anni e sa perfettamente che non verrà promosso DG alla soglia dei 60 anni. E adesso?

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Enrico è Capo del Personale da circa 10 anni nella stessa azienda, di conduzione familiare. Arrivato ai fatidici 50 anni ha deciso di cambiare azienda, con la consapevolezza di essere pronto per il grande salto: ormai può vantare 25 anni di esperienza sempre nella funzione HR, ha meritato anche generosi aumenti di stipendio. Enrico è un tipo un po' chiuso, molto riservato, non ha mai dimostrato interesse nello sviluppare relazioni al di fuori della sua azienda e quando ha cominciato a cercare un nuovo lavoro ha trovato molte porte chiuse. Con molta fatica è riuscito a fare qualche colloquio ma non è mai arrivato alla seconda fase a meno che “faccia un passo indietro” anche in termini salariali e che impari perfettamente la lingua inglese. Enrico ha quindi rinunciato a cercare un nuovo lavoro ma gli mancano ancora 15 anni per andate in pensione. Allo stesso tempo l’azienda decide di iniziare un piano di ristrutturazione e pesante riduzione dei costi, a cominciare da persone che guadagnano piu di “X”. Enrico guadagna 25% in più della soglia. Toccherà anche a me? Si chiede Enrico.

Sofia è una ottima professionista, giustamente ambiziosa ed in grado di gestire un team, una figlia adolescente ed una madre anziana. Vuole – e merita - crescere ulteriormente. Il Direttore Generale la stima e asseconda il suo desiderio: ecco quindi un aumento dello stipendio del 20% a condizione che Sofia si occupi di un account impegnativo in Asia, poi arriva la promozione, questione di 12-18 mesi. Sofia accetta, interrompe anche il Master che stava seguendo, pensando di dare un segnale di totale devozione alla causa. Il nuovo ruolo comporta almeno un viaggio mensile di 1 o 2 settimane in Asia. A causa delle lunghe assenze Sofia deve assumere una persona per accudire madre e figlia, il cui costo è esattamente il doppio dell'aumento che ha ricevuto. Sofia come dice lei “inizia a perdere colpi”, è perennemente stanca, non raggiunge obbiettivi di vendita e viene esclusa da ogni ipotesi di potenziale promozione.

Credo abbiate capito: l’errore di Michele, Enrico e Sofia è esattamente lo stesso. Hanno confuso il loro lavoro con la loro carriera. Lavoro e carriera sono 2 concetti diversi. Ci sono tre elementi che devono essere considerati per capire la differenza tra lavoro e carriera. Tre fattori per rimanere rilevanti nel mondo del lavoro, indipendentemente dal settore, posizione ed azienda. Dopo 3 storie, 3 domande per voi.

La prima: state imparando qualcosa di nuovo? Non mi riferisco a fare un corso di formazione di 2 giorni ogni 3 anni, mi riferisco ad un mindset di curiosità e di apprendimento permanente. Avete acquisito nuove capacità e skills?

Seconda domanda: state coltivando relazioni, avete un network di persone che si fidano di voi? L’errore di Enrico per esempio è stato quello di non investire in nessuna relazione. Le relazioni sono come un conto in banca, ad esempio nell'essere disponibile ad aiutare colleghi in difficoltà.

Terza domanda: quale è la vostra reputazione? Cito spesso un proverbio della Jamaica. La reputazione cresce con la velocità di un albero di cocco ma cade con la velocità di una noce di cocco. Reputazione vuol dire anche “Vi conoscono”? Siete dei punti di riferimento anche fuori dalla vostra azienda?

Il lavoro è quello che fate, la carriera come siete e come venite percepiti, quello che imparate, il vostro capitale sociale e relazionale.

Michele, Enrico e Sofia hanno (parole loro) “dato tutto” per l'azienda in cui lavorano ma non hanno mai investito su loro stessi, sulla loro formazione, nel coltivare relazioni, sono rimasti fermi al palo pur prendendo 100 aerei all’anno. Nessuno di loro ha una cattiva reputazione, ma non hanno nessuna reputazione fuori dalla loro azienda. Hanno svolto con molto impegno e risultati eccellenti la loro mansione, spesso a scapito della loro salute e delle loro famiglie. Sono stanchi “dentro”.

Il vostro lavoro non è quindi la vostra carriera. Investite almeno 10% del vostro tempo ed energie su di voi: è il miglior investimento che possiate fare. Da oggi stesso.

* Paolo Gallo è executive coach, autore e conferenziere


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