La tutela dei dati personali limita l’accesso civico agli atti pubblici
di Antonello Cherchi
2' di lettura
L’accesso civico, lo strumento per conoscere le carte della pubblica amministrazione, non può consentire automaticamente l’acquisizione da parte dei cittadini di tutti i documenti custoditi nei cassetti degli uffici pubblici. Anche se di recente l’accesso civico, previsto dal decreto anticorruzione 33 del 2013, è stato rafforzato sulla scia del Foia (il Freedom of information act di matrice anglosassone), la nuova versione del grimaldello per indurre la Pa a mostrare le carte trova comunque un limite nella privacy. Lo ha ricordato il Garante della riservatezza, chiamato in causa in una vicenda che coinvolge un dipendente comunale sottoposto a procedimento disciplinare.
La vicenda
Il caso nasce dalla richiesta di un cittadino di Toritto, Comune in provincia di Bari, di acquisire i documenti relativi a un procedimento disciplinare, per il quale risulta tuttora aperto un contenzioso davanti al giudice del lavoro. Di fronte alla richiesta di accesso civico, l’amministrazione comunale aveva opposto il rischio di pregiudizio della protezione dei dati presonali del dipendente e dei propri congiunti e anche il pericolo di eventuali ritorsioni. E questo perché il procedimento disciplinare è legato all’emergenza finanziaria che ha coinvolto il Comune di Toritto, situazione che ha costretto l’amministrazione a mettere in campo interventi di riequlibrio contabile, con conseguente riduzione di alcuni servizi.
Il “no” del Comune
Di fronte al “no” del Comune, il cittadino interessato ad acquisire le carte del procedimento disciplinare non ha risposto. Il responsabile comunale della prevenzione della corruzione ha, tuttavia, deciso di interpellare il Garante per avere un parere sulla procedura seguita. E ciò in sintonia con le direttive dell’Autorità anticorruzione. Le linee guida dell’Anac, predisposte insieme al Garante della privacy, sottolineano, infatti, come, anche in assenza di controdeduzioni da parte di chi chiede le carte, sia necessario andare fino in fondo e valutare i limiti dell’accesso civico.
Il parere del Garante
Il Garante della privacy ha sposato la tesi del Comune: non si possono fornire informazioni personali che risultino «sproporzionate, eccedenti e non pertinenti» rispetto alle finalità perseguite. Nel caso esaminato, per esempio, si poteva comunque raggiungere l’obiettivo per cui l’accesso è nato - ovvero, quello di controllo dell’operato della Pa e dell’utilizzo delle risorse pubbliche - chiedendo i documenti relativi al dissesto finanziario che ha colpito Toritto, «indipendentemente dalle valutazioni connesse alla responsabilità disciplinare del singolo dipendente».
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