La sfida dello streaming nell’audiovisivo

Da Netflix a Disney+, la Tv on demand fa il pieno di abbonati

Secondo EY fra gennaio e luglio Netflix & Co. hanno guadagnato 700mila sottoscrittori, saliti a 6,8 milioni- Dal lockdown boom di ascolti anche per i broadcaster tradizionali

di Andrea Biondi

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3' di lettura

Che quel passaggio dell’autunno 2015 – il lancio in Italia di Netflix – rappresentasse un punto di svolta per il mondo della Tv e dell’audiovisivo tricolore, lo si era facilmente intuito. I numeri, ora che è anche passato un po’ di tempo, restituiscono però con sempre maggiore chiarezza il crescente appeal di Netflix & Co. Ma c’è una particolarità. Nessuno perde in questo 2020 squassato da pandemia e lockdown. Tv tradizionale e video on demand hanno dimostrato che possono anche crescere insieme. Certo, le condizioni sono e sono state eccezionali. Ma per ora è andata così.

Abbonamenti in crescita

I numeri sull’avanzata delle piattaforme di video on demand (Vod) in Italia arrivano da EY, all’interno di un’analisi in collaborazione con Fastweb e Discovery. Di questi temi si parlerà anche nel corso dell’EY Capri Digital Summit, 8 e 9 ottobre, che si terrà a Roma e non a Capri a causa dell’emergenza coronavirus, che sarà possibile seguire in streaming e il cui titolo è «A new brave world».

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Secondo EY – che prende a esame Netflix, Timvivion, Infinity (Mediaset), Now Tv (Sky), Amazon Prime Video, Eurosport Player, Dazn e Disney+ (arrivata in Italia a fine marzo) – a luglio 2020 in Italia si contavano 10 milioni di abbonamenti alle piattaforme Vod pay. Tutto questo a fronte di 15,8 milioni di utenti (un abbonamento può essere fruito da più persone) e 6,8 milioni di sottoscrittori. Rispetto a giugno 2017 si tratta di 11,5 milioni di utenti in più; 8,1 milioni di abbonamenti in più; 5,1 milioni di abbonati in più. E l’incremento è evidente anche nel breve: fra gennaio e luglio, anche grazie al lockdown evidentemente, +2 milioni di utenti; +1,5 milioni di abbonamenti e +700mila sottoscrittori.

LA CRESCITA DELLE PIATTAFORME DI VIDEOSTREAMING
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L’avanzata del Vod

«Nei prossimi mesi – commenta Andrea d’Acunto, Med Telco, Media & Technology Sector Leader di EY – ci aspettiamo una ripartenza di tutte le piattaforme sportive, che durante il lockdown hanno sofferto in termini di sospensioni e disdette degli abbonamenti. È importante, inoltre, consolidare nuove partnership strategiche tra i diversi provider video Ott per promuovere così, all’interno di un’unica offerta, i molteplici contenuti disponibili sulle diverse piattaforme».

Servizio e facilità d’uso, dunque, come armi per farsi spazio in un mercato a livello europeo che secondo l’ultima indagine di IT Media Consulting sarà in crescita media annua del 13% fra 2019 e 2023 per arrivare a 12,26 miliardi di giro d’affari alla fine del periodo. Lo Svod (quello con abbonamenti) sarà all’84% del totale e preponderante sul Tvod (il modello di Chili per intendersi, in cui si paga per quello che si vede).

La Tv che non arretra

Attenzione però a pensare che tutto questo stia per ora avvenendo a scapito della Tv tradizionale. Innanzitutto stando ai dati Auditel elaborati dallo Studio Frasi, nei primi sei mesi dell’anno l’audience è salita del 15,78% nel giorno medio (con 11,9 milioni di spettatori di media) e dell’11,68% nel prime time (26,9 milioni di spettatori di media). Il Covid ha spinto la cara vecchia tv verso il pieno di ascolti. I dati EY, poi, hanno evidenziato come la smart tv resti il mezzo privilegiato per fruire dei contenuti degli “Ott”. Infine i broadcaster, oltre ad aver dato vita a piattaforme come Raiplay o Mediaset Play o anche Dplay per Discovery, hanno iniziato a spingere su streaming e on demand.

Sempre le elaborazioni dello Studio Frasi su dati Auditel riportano di 98 milioni di click ai contenuti Discovery nel semestre; 228 milioni per La7; 791 milioni per Rai; 2,15 miliardi per Mediaset e 3,4 miliardi per Sky. Tradotti in ore fruite online: 8,8 milioni per Discovery; 14,5 milioni di ore per La7; 136,3 milioni per Rai 133,4 milioni per Mediaset e 93,1 milioni per Sky. «I broadcaster – spiega Francesco Siliato, media analyst dello Studio Frasi – hanno conquistato un valore consistente nei consumi on demand dei pubblici portandoli verso l’uso delle loro piattaforme Internet, e non hanno paura a farsi misurare. Cosa che gli Ott ancora non fanno puntualmente, rendendo tutto il mercato meno trasparente».

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