La Ue prova a stringere i tempi per fissare i target sull’ambiente
Dalla qualità dell'aria alle case green, dagli imballaggi alle caldaie: più rigidi gli strumenti di attuazione del Green Deal, ma crescono le perplessità di chi opera nei settori coinvolti
di Marta Casadei, Marina Castellaneta, Michela Finizio
I punti chiave
4' di lettura
L’Unione europea spinge l’acceleratore nella corsa di fine mandato e fissa nuovi target, più stringenti, per l’ambiente. Basta citare gli ultimi in discussione per restituire la portata della sfida: divieto di vendita per tutte le caldaie a gas a partire dal 1° settembre del 2029; stop alle auto con motore termico, alimentate da benzina o diesel, nel 2035; taglio del 25% delle polveri sottili nel 2030 rispetto all’esposizione media rilevata dieci anni prima; salto di classe obbligatorio entro il 2030 per gli edifici in classe energetica G e D; riduzione del 15% dei rifiuti da imballaggio pro capite al 2040.
Gli obiettivi della Commissione Ue
Questi sono solo alcuni degli obiettivi proposti negli ultimi mesi dalla Commissione europea. Con quello che il Parlamento Ue definisce «il treno legislativo» di fine mandato, sono in arrivo altri dieci atti, in particolare rivolti al trasporto aereo e marittimo. «Il varo dei provvedimenti si sta accumulando in questa fase finale di legislatura europea, dopo due anni passati alla rincorsa delle emergenze, dal Covid all’aumento dei prezzi energetici», commenta Stefano Ciafani, presidente di Legambiente.
La tabella di marcia è fissata dal Green Deal adottato nel 2019 che contiene il quadro generale del percorso finalizzato al taglio delle emissioni di gas serra già tra sette anni. Con il piano «Fit for 55» Bruxelles punta a traghettare i Paesi membri e l’economia europea verso la sostenibilità, una spinta che passa inevitabilmente per obiettivi ambiziosi, veicolati da direttive e regolamenti.
Le tappe fondamentali
Il primo intervento è stata la legge europea sul clima (regolamento 2021/1119) che fissa il principio della neutralità climatica entro il 2050. Lo strumento utilizzato è stato il regolamento, direttamente applicabile negli Stati membri, frenando così in partenza ogni possibilità di annacquare gli obblighi previsti. Si collega al quadro del «Fit for 55» anche il RePower Eu, piano presentato a maggio 2022 dopo la guerra in Ucraina per rivedere la dipendenza del continente dal gas russo e contrastare la crisi climatica.
I target sono in continua evoluzione. Tutti i settori dell’economia verranno interessati dall’azione Ue: dai trasporti all’energia, dall’edilizia ai prodotti tessili. Di recente alcuni target sono stati rivisti (in ottica più stringente) per adattarsi ai cambiamenti in corso. Non mancano, però, le perplessità degli operatori dei vari settori chiamati causa sull’impatto che queste exit strategies possono avere all’interno dei singoli Paesi e sugli eccessivi gap da colmare: molti target risultano difficili da raggiungere. «Negli ultimi mesi, però, il Governo sta sbagliando a contestare ogni singolo provvedimento europeo - commenta Ciafani - perché così facendo, quando poi dovremo davvero chiedere delle correzioni nel merito, a quel punto non ci ascolteranno più. Siamo diventati i contestatori seriali dell’Europa, mentre potremmo essere uno dei Paesi “motore” del cambiamento».
Le difficoltà italiane
La cartina di tornasole delle difficoltà italiane nell’adozione di misure di recepimento - nel caso delle direttive - per rispettare gli obiettivi imposti da Bruxelles sono le procedure di infrazione aperte. Anche se, a livello complessivo, i numeri non vedono l’Italia in una posizione particolarmente negativa o positiva rispetto agli altri Paesi, secondo il database della Commissione, dal 1° gennaio 2017 a oggi ne sono state aperte 1.471 contro il nostro Paese (di qui solo 83 sono ancora aperte) e l’ambiente è tra i settori che in questi sei anni ha collezionato più procedure: con 276 infrazioni (di cui 17 ancora aperte), è secondo solo al settore del mercato interno, industria e Pmi. Tra i casi ancora da definire ci sono la cattiva applicazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria per quanto concerne i valori limite per il PM2,5 e il mancato completamento della designazione dei siti della rete Natura 2000, il principale strumento europeo per la tutela della biodiversità. E, ancora, violazioni delle norme europee su rifiuti in Campania e sulla gestione delle acque reflue urbane.
Proprio quest’ultima questione è tornata di stringente attualità: il 1° giugno la Commissione Ue ha deciso di deferire il caso alla Corte di Giustizia, visto che l’Italia non ha ancora raggiunto la conformità alla direttiva 91/271/EEC in cinque agglomerati urbani.
Le ultime direttive
-25%
Qualità dell'aria
Pm2,5 e biossido di azoto entro il 2030
Lo scorso 26 ottobre la Commissione Ue ha presentato una nuova direttiva sulla qualità dell'aria, per sostituire le 2008/50/CE e 2004/107/CE. I nuovi standard impongono la riduzione dell'esposizione media della popolazione al PM2,5 e al biossido di azoto entro il 2030 sul valore medio rilevato nel 2020.
-100%
Trasporti
Stop entro il 2035 alle auto inquinanti
L'accordo sul taglio delle emissioni di CO2 per auto e veicoli commerciali leggeri prevede nel 2035 un -100% alle emissioni sul 2021 e quindi lo stop alla vendita dei veicoli a motore termico, alimentati a benzina o a diesel. Intesa anche sui mezzi pesanti: zero emissioni dal 2030 per i bus urbani e dal 2040 -90% delle emissioni per le flotte degli altri mezzi pesanti.
CLASSE D
Edifici
Fissati gli obiettivi sulle case green
Al via il tavolo di confronto tra istituzioni europee sul testo della direttiva che aggiorna la n. 2010/31/Ue sulle perfomance degli edifici. In base alla proposta approvata dal Parlamento, gli edifici residenziali dovranno raggiungere, come minimo, la classe energetica E entro il 2030 e D entro il 2033.
-15%
IMBALLAGGI
Rifiuti pro capite giù entro il 2040
Il 30 novembre 2022 la Commissione Ue ha presentato ufficialmente una proposta di revisione della normativa su imballaggi e rifiuti di imballaggio: l'obiettivo principale è ridurre i rifiuti da imballaggio pro capite del 15% rispetto al 2018 entro il 2040, in ciascun Stato membro.
-62%
SCAMBIO QUOTE
Il Consiglio alza la quota di riduzione Ue
Ad aprile il via libera del Consiglio Ue alla decisione di portare al 62% sui livelli 2005 l'ambizione generale di ridurre le emissioni entro il 2030 nei settori coperti dall'Eu Ets (sistema di scambio di quote di emissione dell'Ue). Il provvedimento riguarda industrie ad alta intensità energetica e i settori della produzione di energia, del trasposto aereo e marittimo.
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