La valutazione di Klarna crolla in un anno dell’85%, allarme per lo scoppio della bolla Fintech
La società svedese pioniera del “buy now pay later” valeva 46 miliardi di dollari un anno fa, ora solo 6,5 miliardi. Il rialzo dei tassi di interesse ha fatto scattare un re-rating del settore, penalizzato anche dall’ingresso di Apple. Ecco chi sono i 10 principali investitori dei 1.143 unicorni
di Alessandro Graziani
I punti chiave
2' di lettura
La società svedese Klarna, una fintech attiva nei servizi di pagamento e tra i più noti attori del “buy now pay later”, solo un anno fa aveva raccolto capitali dalla giapponese SoftBank che le assegnavano una valutazione di 46 miliardi di dollari. Oggi la nuova iniezione di capitali freschi (600 milioni) avverrà sulla base di un valore totale di soli 6,5 miliardi. Il crollo è di circa l'85% e ricorda da vicino lo scoppio della bolla delle dot.com di inizio secolo.
L’impatto del rialzo dei tassi
Nel caso di Klarna, come dei suoi concorrenti nel settore, a essere in discussione non sono tanto le prospettive industriali del business quanto la valutazione di mercato di società che, ancora ben lontane dal fare profitti, scontavano nei prezzi azionari tassi di crescita degli utili futuri ipotizzabili solo con i tassi di interesse a zero.
Proprio il rialzo di tassi è secondo gli analisti il principale motivo del re-rating in corso nel mondo delle fintech: l'attualizzazione degli (ipotetici) utili futuri cambia radicalmente applicando il tasso medio composto annuo.
A questa considerazione di tipo “matematico”, osservano gli analisti, si aggiunge un contesto di mercato dominato dall'avversione al rischio e da crescenti timori di recessione che portano gli investitori a ridurre l'esposizione in settori che non offrono una chiara visibilità degli utili.
La concorrenza di Big Tech
In particolare per quanto riguarda il settore del buy now pay later, inoltre, le start up “pioniere” del comparto si trovano ora ad affrontare la concorrenza delle Big Tech che, come dimostra la discesa in campo di Apple, non intendono lasciare alle fintech un mercato che considerano profittevole.
Il caso di Klarna, che appartiene ancora al mondo dei finanziatori privati, riflette il re-rating che da mesi era in corso sulle società del settore quotate in Borsa: in meno di un anno le quotazioni della californiana Affirm sono scese da 150 a 17 dollari per azione.
Se è convinzione generale che il business del buy now pay later è destinato a crescere, l'affollamento del settore con l'ingresso di grandi player globali e di iniziative locali andrà a intaccare la torta del monte-utili futuro da dividersi tra i vari protagonisti. E inevitabilmente ne risentiranno anche le valutazioni, già compromesse dal trend al rialzo dei tassi di interesse.
La scrematura (e i danni finanziari)
Non è difficile immaginare, spiegano gli analisti, che dopo dieci anni di lancio di nuove iniziative anche nel mondo fintech vi sarà una prima scrematura. Ma a livello generale bisognerà vedere se e quanti danni finanziari scaturiranno dallo scoppio della bolla delle valutazioni miliardarie.
Secondo un report di Bestbrokers, che ha analizzato gli assetti azionari dei 1.143 unicorni, risulta che 10 grandi investitori di venture capital hanno partecipazioni nel 38% degli unicorni. Tra i più esposti, figurano gli americani Accel, Tiger Global Management, Insight Partners, Sequoia Capital, la cinese Tencent e la giapponese SoftBank.
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