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La via da seguire per far entrare la tutela del risparmio a scuola

L’educazione finanziaria, promossa all’interno delle ore di educazione civica, corre il rischio di non sortire gli effetti sperati

di Gianfranco Ursino

2' di lettura

L’introduzione nel sistema scolastico di corsi di educazione finanziaria è senz’altro un passo importante che va nella giusta direzione di consentire alle future generazioni di acquisire una maggiore consapevolezza dei rischi e delle opportunità sottostanti alle scelte di investimento e previdenziali.

La via che sembra essere stata intrapresa dal Governo, con l’approvazione del Disegno di Legge Competitività, è quella più semplice che si limita a inserire l’educazione finanziaria nell’ambito dell’insegnamento dell’educazione civica. Una soluzione che presuppone la scelta di procedere in modo graduale e meno radicale di quella prevista in altri disegni di legge all’esame della 7ª Commissione cultura del Senato, che prevedono l’introduzione di specifici corsi di educazione economica e finanziaria nelle scuole primarie e secondarie come materia curriculare indipendente, seppur trasversale.

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L’introduzione di un nuovo insegnamento a sé stante poteva essere l’occasione per raggiungere con maggiore efficacia i risultati attesi. Con un monte ore aggiuntivo e con docenti specialisti, almeno nella scuola secondaria, sarebbe stato più immediato il conseguimento degli obiettivi di apprendimento.

Invece, promossa all’interno delle ore di educazione civica (insieme all’educazione stradale, all’educazione alla salute e al benessere, all’educazione al volontariato e alla cittadinanza democratica), l’educazione finanziaria corre il rischio di non sortire gli effetti sperati. Il suo destino potrebbe essere lasciato ancora in mano alle buone intenzioni di qualche professore, con la massa dei docenti che senza un’adeguata preparazione potrebbe - anche inconsciamente - opporsi all’insegnamento della materia o quantomeno essere diffidente, a danno dei precetti che saranno divulgati.

Per promuovere la cultura finanziaria, il Ddl varato dal Governo prevede forme di cooperazione tra soggetti istituzionali e soggetti portatori di interessi economici, come le associazioni di categoria degli operatori finanziari che nel corso delle audizioni in Parlamento hanno dato la loro disponibilità ad affiancare e formare gli insegnanti.

Operatori che per essere utili alla causa, dovrebbero però favorire in primis la trasparenza del sistema finanziario, che deve essere interpretata con maggiore semplicità, chiarezza ed etica nei confronti del consumatore, ma anche con una migliore qualità dell’offerta, più attenta alle esigenze delle nuove generazioni e meno all’incremento degli utili nei bilanci dei gruppi bancari.

Del resto l’articolo 47 della Costituzione sulla tutela del risparmio, esprime un diritto dei cittadini che può essere garantito solo con un adeguato livello di educazione e consapevolezza finanziaria.

Riproduzione riservata ©
  • Gianfranco UrsinoResponsabile Plus24

    Luogo: Milano

    Argomenti: Fondi comuni, Etf, Assicurazioni, Conti correnti, Conti deposito, Mutui, Polizze fideiussorie, Anatocismo, Usura, Risparmio postale, Libretti Coop, Banche, Borsa, Consob, Banca d’Italia, Abf, Acf, Oam, Ocf, Consulenza finanziaria, Fondi pensione, Casse di previdenza, Fintech

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