barcellona

La video arte a Loop attrae un forte collezionismo di nicchia

La fiera ha ospitato 40 gallerie ciascuna con un solo video. Molte proposte artistiche su temi politici e ambientali. Pubblico di collezionisti e direttori di musei

di Nicola Zanella

Romain Kronenberg, Nothing but earth, drier and drier, 2016 video, 18', edizione di 5+2. Galerie Sator. 10.000 Euro

4' di lettura

Loop Barcelona è l'unica fiera al mondo dedicata unicamente alla videoarte e dal 2003 si svolge appunto a Barcellona. La 17ª edizione si è tenuta a partire dal 18 novembre scorso sino al 21 e ha visto la partecipazione di 40 gallerie, ognuna presente con un solo video, tutti proiettati in una diversa stanza dell'hotel Almanac.
I video si possono vedere comodamente sdraiati sui letti delle stanze nulla di più lontano dall'adrenalina delle fiere classiche, del resto 40 video di lunghezza media di 15 minuti significano una proiezione totale superiore alle 10 ore, un certo confort è necessario alla qualità della fruizione.

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La proposta artistica
Quarantaquattro minuti è la durata di “Staging Silence (3)”, video di Hans Op de Beeck (Turnhout, 1969). nel quale in bianco e nero viene inquadrato un piano, un palcoscenico in cui due mani di un Dio fuori campo creano e ricreano continuamente paesaggi metafisici e giocosi, ogni nuovo paesaggio è un'invenzione, L'artista vive la costruzione di questi video come un momento di svago, nel suo studio, un momento creativo più che produttivo, Hans Op de Beek è famoso soprattutto per le sue sculture e installazioni “pietrificate” ormai talmente iconiche e riconoscibili da essere depotenziate dal loro spirito creativo. Il video in qualche modo ha il merito di restituire all'artista la sua grandezza, al di là del suo impatto commerciale. Il costo è di 40.000 euro in edizione di 10 con 2 prove d'artista, rappresentato a Loop dalla galleria Krinzinger di Vienna
Molti dei video esposti hanno prezzi sorprendentemente alti, come uno dei capolavori riconosciuti della kermesse, il video “New Acid” dell'artista egiziano Basim Magdy (Il Cairo, 1977) proposto a 35.000 euro da ArtSumer di Istanbul. “New Acid” è una proiezione dai tratti psichedelici di 15 minuti in cui appaiono i dialoghi tra animali che si scambiano ora banalità ora massime esistenziali in formato WhatsApp, nell'ambientazione di un mondo post umano. Il prezzo dei video, come in questo caso, sono poco legati alle dinamiche di domanda/offerta e tanto meno a quelle del secondo mercato, piuttosto limitato per questo medium. Il prezzo tiene conto dei costi di produzione così come del lavoro necessario per la realizzazione, alcuni video sono dei veri e propri film e nel caso dell'opera di Magdy la premiere non è avvenuta in una galleria ma al Festival del cinema di Locarno.

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Loop offre quindi una visione globale sulla produzione contemporanea di videoarte, molti video toccano temi politici come quello di Adrian Melis (Havana, 1985), proposto dalla Galleria ADN di Barcellona a 4.500 euro e di cui sono state vendute varie edizioni, o hanno contaminazioni con i videoclip e la performance come il video in bianco e nero di Cecilia Bengolea (Buenos Aires, 1979) proposto da àngels Barcelona . (15.000 euro ed.di 5+1), galleria di proprietà di uno dei due fondatori di Loop, Emilio Alvarez.

I video-collezionisti
I video come opera d'arte si trovano molto più nelle sale dei musei che nei salotti delle casa private. Partendo da questo assioma si spiega la grande attenzione riservata da Loop verso curatori, critici e direttori di museo, invitati in gran numero, quasi fosse un summit annuale sulla video arte.
A latere della fiera si svolge il Loop Festival, una serie di mostre, chiaramente incentrate sui video che si svolgono in varie gallerie ed istituzioni della città. In queste esposizioni vengono spesso coinvolti collezionisti e fondazioni per la produzione delle opere, come nel caso del duo italiano Masbedo i loro video per la mostra, “for Beauty is just the beginning of terror”, al museo MNAC sono stati realizzati con In Between art films , la casa di produzione fondata dalla collezionista Beatrice Bulgari; o come la mostra di Thao Nguyen Phan alla Fundaciò Joan Mirò realizzata grazie al premio-produzione assegnato dalla fondazione Han Nefkens nell'edizione 2018 di Loop.

Interessante scoprire il prototipo del video-collezionista tra i corridoi di Loop: spesso ha istituzionalizzato la propria collezione attraverso la costituzione di una fondazione come Nathalie Guiot con la sua Fondation Thalie di Brussels o all'acquisizione spesso affianca la produzione come la Polyeco Contemporary art initiative , di Atene, realtà di derivazione corporate che acquista produce e sostiene opere di videoarte principalmente legate alle tematiche ambientali e che a Barcellona era rappresentata da Kika Kyriakakou.

Tra i collezionisti privati che fanno parte del committee di selezione della fiera iconiche le figure dei francesi Jean-Conrad ed Isabelle Lemaitre, che qualche anno fa hanno venduto addirittura tutta la loro collezione per investire solo ed unicamente in videoarte, tres chic!
Altro membro dell committee è Haro Cumbusyan che ha raccontato ad Arteconomy24 il suo approccio al collezionismo di videoarte.
Cumbusyan, nato a Istanbul ha iniziato ad acquisire opere video nei primi anni 2000, mentre viveva a New York con la moglie, spinto anche da un ragionamento pragmatico visto che con lo stesso budget si poteva acquistare un dipinto mediocre o un video di grande qualità. Inoltre sia lui che la moglie devono molto alla loro formazione visiva, a film e videoclip, fatto che ha facilitato l'approccio alla video arte che, grazie alla sua componente tecnologica, rappresenta la contemporaneità meglio di altri medium. Vi è, inoltre, una visione mecenatistica data dal fatto che ogni artista ha il diritto di esprimersi nella maniera che più ritiene consona alla propria poetica e quindi il video-collezionista in qualche modo sostiene e rende possibile, con i propri acquisti questa libertà di scelta.
Cumbusyan ha in collezione oltre 100 video e non ne ha mai rivenduto uno. A Loop ha acquisito un lavoro di Menelaos Karamaghiolis (1962, Tebe), in vendita dalla Galleria Rodeo di Londra a 30.000 euro (edizione di 5) scelto per il suo humor nero e per la messa in discussione dei rituali umani, uno dei temi ricorrenti nella sua collezione. Con una app si può inoltre scegliere tra tre diversi finali possibili mettendo in luce le potenzialità narrative della tecnologia.

Conclusioni
Nonostante a livello commerciale il video sia ancora un medium di nicchia, poco liquido sul secondo mercato, ha però un valore culturale e un aurea di prestigio che compensano ampiamente la difficoltà di monetizzazione, e l'occhio del video-collezionista è più rivolto ai musei che alle case d'asta.

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