relazione corte dei conti

La vita eterna della «Stretto di Messina Spa»: la società in liquidazione che fa causa a se stessa

di Gianni Trovati

(Ansa)

2' di lettura

Il ponte sullo Stretto di Messina non c’è, e non ci sarà. Ma la società che avrebbe dovuto costruirlo, messa in liquidazione per decreto sei anni fa, è viva e lotta. Contro lo Stato. Cioè contro se stessa. Perché la società è pubblica.
Il capolavoro è fotografato da una relazione che la Corte dei conti ha depositato ieri, 15 novembre. Dopo 31 anni di onorato servizio per progettare un Ponte rimasto nei sogni dei fautori e negli incubi degli oppositori, la Stretto di Messina spa è stata messa in liquidazione nel 2012. Avrebbe dovuto chiudere le pratiche in 12 mesi, ma continua a essere attiva e costa più di un milione di euro all’anno.

Unica attività, le cause
Che cosa fa? Fa causa allo Stato, a cui negli anni ha chiesto più di 300 milioni a suon di carte bollate per vedersi indennizzare le proprie attività. Ma la società è pubblica per cui, come spiega la Corte, la battaglia è irrazionale perché «quanto eventualmente ottenuto in sede di contenzioso è destinato a tornare agli azionisti pubblici dopo l’estinzione della società». Riassunto: una società pubblica in liquidazione chiede allo Stato di pagare dei rimborsi che tornerebbero allo Stato una volta chiusa davvero la società.

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Il gioco dell’oca delle responsabilità
Il rompicapo è appassionante. E come ogni gioco di abilità produce strategie alternative per arrivare a una soluzione che però rimane nascosta. La Corte dei conti le ha chieste ai tre attori istituzionali che dovrebbero essere impegnati sul tema: Palazzo Chigi, il ministero dell’Economia e quello delle Infrastrutture. La presidenza del consiglio ha detto che ci deve pensare l’Economia. L’Economia ha spiegato che la competenza è delle Infrastrutture. E le Infrastrutture hanno chiarito che ci deve pensare il commissario. E così la sciarada si è trasformata in un gioco dell’oca.

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