La vocazione di un museo che avvicina Stato e privati
di Pietro Barrera
3' di lettura
Un anno fa avevo personalmente invitato al MAXXI il professor Alessandro Monti, mettendogli a disposizione ogni informazione, convinto che il dialogo sia sempre prezioso. Dopo aver letto il suo articolo sul Sole di lunedì 24 luglio, è il caso che io rinnovi l’invito, per fare un po’ di chiarezza a fronte di informazioni errate e valutazioni non condivisibili.
Intendiamoci, l’interrogativo di partenza di quell’articolo è legittimo, e me lo sono posto anch’io: la recente riforma Franceschini dei principali musei dello Stato, che ne ha positivamente esaltato l’autonomia e il dinamismo gestionale, supera le ragioni che portarono il legislatore, nel 2009, a promuovere la costituzione di una fondazione di diritto privato per gestire il Museo nazionale delle arti del XXI secolo? Allora si decise di istituire un grande museo di arte contemporanea caricando sul bilancio dello Stato (cioè sulla fiscalità generale) poco più della metà del costo gestionale e sfidando la nascente fondazione a reperire le altre risorse sul mercato. Non è poco, in una fase in cui crescono i consumi culturali in un quadro di persistente difficoltà dei bilanci, sia delle famiglie che delle pubbliche amministrazioni. Il “modello fondazione” serve ancora oggi ad associare energie diverse, statali e territoriali, pubbliche e private, per una grande missione condivisa.
Il MAXXI nel 2016 ha registrato un confortante +32,82% di biglietti emessi (sbaglia Monti: il numero assoluto di 167.863 biglietti è il più alto dopo il boom del 2011, primo anno di attività). È vero che la quota dei biglietti gratuiti ha raggiunto il 38,81% del totale (nell’insieme dei musei, monumenti e aree archeologiche dello Stato la gratuità nel 2016 era oltre il 50%). È l’esito di scelte “politiche” – sì, di politica culturale – che rivendichiamo con orgoglio, perché sono parte della nostra missione pubblica: favorire e ampliare l’accesso al patrimonio culturale anche a chi ne è restato ai margini. Le risorse che mancano si debbono trovare altrove: con la generosità dei nostri partner – per primi Enel e Regione Lazio – con le sponsorizzazioni, la gestione imprenditoriale di spazi e servizi, le iniziative di fundraising (l’appuntamento annuale del “gala dinner” ha portato finora oltre 1,5 milioni di euro per la nostra collezione).
La verità è che nel 2016 sono giunti al MAXXI circa 418mila visitatori complessivi. Non dobbiamo infatti mai dimenticare che il MAXXI – fin nella concezione originale nel progetto di Zaha Hadid – è anche uno “spazio pubblico”, una piazza civile in cui il passeggio degli anziani o il gioco dei bambini si incontrano con le imponenti opere di Elisabetta Benassi, Ugo Rondinone, Maurizio Nannucci e Mircea Cantor, nel nuovo allestimento inaugurato lo scorso 5 maggio dal Presidente della Repubblica e pensato proprio con l’obiettivo di superare i confini. La collezione permanente “esce sulla piazza” e incontra il pubblico in una poliedrica programmazione culturale, dove il teatro di Franco Purini, simbolo dell’Estate romana degli anni ’70, fa da contrappunto alle superfici di cemento di Zaha Hadid e il jazz dei giovani di Santa Cecilia si alterna ai recital dei massimi poeti contemporanei. Peccato che il professore non abbia trovato il tempo, oltre che per verificare i dati, per godere un po’ di questa offerta culturale.
Post scriptum: il comitato scientifico è stato istituito nel novembre 2009 e si è riunito l’ultima volta il 22 giugno scorso; il direttore artistico Hou Hanru (che ha potuto mettere il suo profilo internazionale al servizio dell’Italia senza turbare il Tar del Lazio) è affiancato da Margherita Guccione, dirigente Mibact, alla guida del MAXXI Architettura e da Bartolomeo Pietromarchi, scelto con procedura pubblica e aperta, alla testa del MAXXI Arte. Ancora: gli atti fondamentali sono pubblicati nella sezione “Fondazione trasparente” del nostro portale e il rigore della gestione si può verificare nella condotta delle gare europee con cui affidiamo lavori e servizi o assegniamo concessioni: mai un rinnovo senza gara. E finalmente abbiamo il controllo costante di un magistrato della Corte dei conti: lo attendevamo da tempo, per garantire tutti sul buon uso del denaro pubblico e permettere a tutti noi (e al prof. Monti) di dormire sonni tranquilli.
L’autore è segretario generale della Fondazione MAXXI
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