La voce della Bce sul signoraggio bancario
In questa delicata fase sarebbe prudente che Francoforte definisse e annunziasse una strategia graduale
di Donato Masciandaro
3' di lettura
La Bce ha azzerato la remunerazione sulle riserve bancarie obbligatorie: è un fatto rilevante? La risposta è sì, ma solo se si considera il provvedimento di Francoforte il dito che indica la luna, cioè il tema più generale delle riserve bancarie e della normalizzazione di politica monetaria. Anche su questo fronte, occorrerà gradualismo e programmazione.
Per fare emergere l’importanza macroeconomica del tema, occorre partire dal fatto che la moneta pubblica che una banca centrale produce prende due strade: il contante, che va nei portafogli dei cittadini; le riserve bancarie, che sono i depositi che le banche hanno presso la banca centrale.
Continuità con la tradizione tedesca
Fino agli anni Novanta, sia contante che le riserve non erano remunerate. In Europa, con l’eccezione della banca centrale tedesca, non esisteva remunerazione delle riserve bancarie; con l’avvento della Bce, in fattuale continuità con la tradizione tedesca, nell’area Euro si è introdotta la remunerazione. La Fed ha iniziato a remunerare le riserve solo a partire dal 2008.
Sulla remunerazione o meno delle riserve bancarie si contrappongono due visioni. In questo caso, sono colombe coloro che sono contrarie alla remunerazione delle riserve, in base ad un principio di equità. Il ragionamento: cittadini e banche devono essere trattati in maniera eguale: se non c’è remunerazione sulle banconote, perché deve esserci per le banche? Ma soprattutto: la remunerazione delle riserve rappresenta un trasferimento di fondi pubblici a favore delle banche, ma a danno dei cittadini.
Se le riserve sono remunerate, la banca centrale trasferisce parte dei suoi ricavi - il signoraggio - alle banche, e quindi, a parità di costi, saranno minori i profitti che la banca centrale trasferisce al bilancio pubblico, riducendo le entrate. Il signoraggio esiste perché per legge la banca centrale ha il monopolio della produzione di moneta pubblica: più la banca centrale remunera le riserve, più i ricavi derivanti da quel monopolio alimentano i ricavi delle banche, producendo il fenomeno del signoraggio bancario.
Costo produttivo
La visione opposta è quella dei falchi: poiché le riserve bancarie sono per le banche un input primario ed indispensabile per la produzione di servizi di pagamento - i depositi - e di finanziamento - i crediti, ma non solo - l’intervento dello Stato rappresenta un costo produttivo, la cui entità crescerà all’aumentare di due normative: l’entità delle riserve obbligatorie; il livello della remunerazione delle riserve.
L’effetto distortivo delle regole sarà tanto più costoso tanto più alto sarà il livello delle riserve obbligatorie, e tanto minore sarà la remunerazione. Va ricordato che oggi le riserve obbligatorie sono pari all’un per cento dei depositi nell’area Euro, mentre sono pari a zero negli Stati Uniti. Dunque, l’opposizione tra colombe e falchi riflette un dilemma tra equità ed efficienza.
Trilemma scaturito dalla Grande Crisi
Ma il dilemma è divenuto un trilemma a partire dalla Grande Crisi, quando le banche centrali hanno dovuto introdurre le operazioni straordinarie di acquisto di titoli sui mercati finanziari. L’azione quotidiana e sistematica di iniezione di liquidità ha fatto lievitare le riserve bancarie. In altri termini, le banche centrali, acquistando titoli, hanno creato un eccesso di offerta di riserve, che ha trovato una domanda solo perché le riserve sono remunerate.
Oggi le banche centrali devono affrontare il tema delle riserve bancarie in eccesso. Per cui le ragioni dell’equità spingerebbero per una riduzione dei rendimenti, ma quelle legate all’efficienza ed all’efficacia remano in direzione opposta. Morale: il provvedimento della Bce sulla remunerazione delle riserve obbligatorie è il dito che a tutti ricorda che esiste una luna, vale a dire la tematica delle riserve bancarie, che, riflettendo un trilemma di politica economica, non ha una soluzione buona per tutte le stagioni. In questa delicata fase, di normalizzazione monetaria, dopo un avvio in ritardo, e poi una accelerazione dei tassi al buio, sarebbe prudente che la Bce definisse e annunziasse una strategia graduale. Ma con Francoforte il condizionale è d’obbligo.
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