La voglia di panettone e pandoro batte la crisi, giro d’affari oltre 330 milioni
Il fatturato dei prodotti industriali si assesta a 217 milioni, mentre per gli artigianali sale a 118,5 milioni. Prezzi in aumento, ma secondo NielsenIQ, gli italiani spenderanno per i cibi delle feste come negli anni scorsi
di Maria Teresa Manuelli
4' di lettura
Natale dolcesalato per i consumatori e per le aziende produttrici che da mesi stanno fronteggiando una crisi senza precedenti. L'ombra del caro bollette e dell'inflazione si allunga sul Natale (e non solo). Nell'ultimo trimestre dell'anno la riduzione del potere d'acquisto delle famiglie si tradurrà, infatti, in una brusca frenata dei consumi: con gli attuali livelli di inflazione la spesa diminuirebbe di 2,5 miliardi rispetto al terzo trimestre 2022 per le stime di Confesercenti.
Ottimista invece la previsione di NielsenIQ per cui, stando alla ricerca “Lo stato del largo consumo in Italia”, la spesa degli italiani durante le ricorrenze sarà uguale, o più alta, rispetto a quella del 2021. Il 58% delle famiglie ha dichiarato, infatti, che il proprio budget è rimasto invariato, mentre il 33% pensa, addirittura, che consumerà di più, per alimentari, regali e qualcos'altro. Il 31% invece è più cauto e cercherà di limitarsi. E in cima alla classifica degli acquisti ci sono naturalmente i dolci natalizi (65%).
Tra preoccupazioni e ottimismo, dovute ai riflessi dello scenario macroeconomico, vero è che negli ultimi anni, il mercato dei prodotti alimentari natalizi ha registrato velocità diverse. In particolare, il Natale 2021 ha mostrato un buon andamento rispetto al 2020, campagna invece pesantemente impattata dalla paura e dalle restrizioni legate al Covid, con investimenti ai livelli pre-pandemia. Il giro d’affari del panettone industriale, infatti, si è assestato lo scorso anno a 217 milioni di euro e a 118,5 milioni, in crescita, quello artigianale (ricerca Csm Ingredients e NielsenIQ). Un dato che per gli attori del mercato sarà replicato, se non superato, anche in questa campagna, nonostante tutto.
Il leader di mercato Bauli, che proprio quest’anno festeggia cento anni, conferma tali segnali positivi. «Stando alle nostre stime – afferma Michele Bauli, presidente del gruppo – i volumi di vendita del Natale, dopo una partenza lenta, si potranno attestare su valori non lontani da quelli dell’anno scorso. Le risposte tuttavia le avremo solo dopo le feste». Come per moltissime imprese del tessuto produttivo, anche il Gruppo Bauli, che nel mercato detiene una quota superiore al 40% grazie ai brand Bauli, Motta, Alemagna e Bistefani, ha attraversato un anno difficile e ha di fronte un 2023 altrettanto impegnativo. «Abbiamo reagito con decisione contenendo costi superflui, confermando gli investimenti, costretti dai mercati ad alzare i prezzi dei prodotti, sebbene tutto questo non sia sufficiente a coprire i crescenti aumenti di costo delle materie prime e delle energie», conclude Bauli.
Anche Vergani, presente sia nella moderna distribuzione, sia online e nei canali specializzati (17 milioni di fatturato a fine anno), conferma un clima ottimista. «A livello di sell in – dichiara il responsabile commerciale Andrea Raineri, quarta generazione della famiglia proprietaria – stiamo andando bene, con un +30%, grazie soprattutto alle richieste dall'estero dove il panettone made in Italy sta crescendo molto. In particolare Stati Uniti, Regno Unito, Sud America, Canada, Francia, Australia e Asia». L’azienda è molto fiduciosa sugli esiti della campagna 2022, anche se a livello di distribuzione le preoccupazioni sono palpabili: a parità di settimane si è registrato un calo del 15-20% sulle vendite. «Ma è ancora presto per preoccuparsi: oltre la metà delle vendite avviene nelle ultime due settimane. Inoltre, il clima caldo fino a poche settimane fa non ha incoraggiato la richiesta», conclude Raineri. «È necessario – ribadisce anche Bauli – ora compensare un'esposizione un po' più tardiva rispetto al passato, che ha reso la partenza della campagna più debole rispetto allo scorso anno».
Nonostante le aziende abbiano cercato di non ribaltare gli aumenti a listino, il panettone quest’anno costerà comunque di più, anche molto di più rispetto al 2021. È quanto evidenzia l'indagine condotta dalla startup milanese Maiora Solutions, specializzata nello sviluppo di strumenti di intelligenza artificiale e analisi avanzata dei dati. L’analisi ha valutato il prezzo medio: +38% di crescita media per i panettoni industriali e il +7% per quelli di pasticceria. Tra le variazioni percentuali più significative troviamo il panettone Balocco, il cui prezzo medio è quasi raddoppiato (+93%), passando da 3,32 euro al chilo nel 2021 a 6,40 euro nel 2022; Carrefour Extra, cresciuto da 3,39 euro a 5,50 euro (+62%) e Motta, che nel 2021 registrava un prezzo medio al chilo di 4,49 euro, salito quest'anno a 6,64 euro (+48%). Più contenuti gli aumenti dei panettoni Terre d'Italia (+21%), Bauli (+20%) e Tre Marie (+16).
«In questi mesi – sostiene Carlo Alberto Buttarelli, direttore Ufficio studi e relazioni con la filiera di Federdistribuzione – le aziende della distribuzione hanno gradualizzato il trasferimento sui prezzi al consumo degli aumenti subiti in fase di acquisto, riducendo i propri margini economici. Una pressione enorme sui bilanci delle imprese». Le previsioni della federazione per il periodo natalizio, però, stimano vendite che saranno sottotono per 3 italiani su 5. In particolare, per quanto riguarda i prodotti alimentari, 4 italiani su 10 saranno più attenti a limitare gli sprechi e compreranno solo lo stretto necessario.
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