Lagarde (Bce): la frammentazione dell’economia globale porta più inflazione
«Se le catene globali del valore si frammentano lungo linee geopolitiche, l’aumento del livello globale dei prezzi al consumo potrebbe oscillare tra il 5% circa nel breve periodo e l’1% circa nel lungo periodo»
di Isabella Bufacchi
5' di lettura
Tempi duri per le banche centrali. Tanto maggiori sono e saranno i rischi geopolitici, tanto più forte sarà la frammentazione dell'economia globale e delle catene globali del valore in un mondo sempre più multipolare, tanto più elevata potrà essere l'inflazione.
Le banche centrali indipendenti sanno cosa fare: «Di fronte a shock persistenti dell’offerta, le banche centrali indipendenti possono garantire la stabilità dei prezzi e continueranno a farlo». Lo ha detto ieri la presidente della Bce Christine Lagarde, in un discorso al Council on Foreign Relations’ C. Peter McColough Series on International Economics a New York.
Secondo Lagarde, «potremmo assistere a due effetti profondi per le banche centrali: in primo luogo, una maggiore instabilità, dato che l’elasticità dell’offerta globale diminuisce; in secondo luogo, una maggiore multipolarità, dato che le tensioni geopolitiche continuano a crescere».
Lagarde ha messo in evidenza uno studio recente, basato sui dati a partire dal 1900, per il quale i rischi geopolitici hanno portato a un’inflazione elevata, a una minore attività economica e a un calo del commercio internazionale. «E l’analisi della Bce suggerisce che si possono prevedere risultati simili per il futuro», ha predetto la presidente, sottolineando che «se le catene globali del valore si frammentano lungo linee geopolitiche, l’aumento del livello globale dei prezzi al consumo potrebbe oscillare tra il 5% circa nel breve periodo e l’1% circa nel lungo periodo».
La crescente frammentazione dell'economia globale, la maggiore inelasticità dell'offerta globale, un'instabilità duratura con crescita debole e costi elevati, la multipolarità sono tutti segnali di un'economia globale che sta attraversando un periodo di forti cambiamenti e grandi trasformazioni, con implicazioni “di vasta portata” per le banche centrali.
PODCAST / Investire con l’inflazione
«Dopo la pandemia, la guerra ingiustificata della Russia contro l’Ucraina, l’uso dell'energia come arma, l’improvvisa accelerazione dell’inflazione e la crescente rivalità tra Stati Uniti e Cina, le placche tettoniche della geopolitica si stanno spostando più velocemente», ha ammonito Lagarde. «Stiamo assistendo a una frammentazione dell’economia globale in blocchi in competizione tra loro, con ciascun blocco che cerca di avvicinare il resto del mondo ai suoi rispettivi interessi strategici e valori. Questa frammentazione potrebbe coalizzarsi intorno a due blocchi guidati rispettivamente dalle due maggiori economie del mondo».
Tutto questo potrebbe avere implicazioni di vasta portata in molti settori della politica, «anche per le banche centrali».
Frammentazione in ascesa
Oggi gli Stati Uniti dipendono completamente dalle importazioni per almeno 14 minerali critici. E l’Europa dipende dalla Cina per il 98% delle sue forniture di terre rare. Le interruzioni dell’approvvigionamento su questi fronti potrebbero influenzare i settori critici dell’economia, come l’industria automobilistica e la sua transizione verso la produzione di veicoli elettrici.
In risposta all’aumento della frammentazione, i governi stanno legiferando per aumentare la sicurezza dell’offerta, in particolare attraverso l’Inflation Reduction Act negli Stati Uniti e l’agenda dell’autonomia strategica in Europa. Ma questo per Lagarde potrebbe, a sua volta, accelerare la frammentazione, in quanto anche le aziende si adeguano in anticipo. Infatti, sulla scia dell’invasione russa dell’Ucraina, la quota di aziende globali che pianificano di regionalizzare la loro catena di approvvigionamento è quasi raddoppiata - a circa il 45% - rispetto ad un anno prima.
L’errore degli anni 70
L'errore che le banche centrali hanno fatto in passato e che non devono ripetere, per Lagarde è stato quello negli anni ’70. All'epoca le banche centrali hanno dovuto affrontare lo sconvolgimento dell’ambiente geopolitico, quando i prezzi dell’energia, che erano stati stabili per decenni, sono aumentati a causa delle decisioni dell'Opec. “Le banche centrali non sono riuscite a fornire un’ancora di stabilità monetaria e le aspettative di inflazione si sono de-ancorate - un errore che non dovrebbe mai essere ripetuto finché le banche centrali saranno indipendenti e avranno un chiaro mandato di stabilità dei prezzi”.
Il periodo della stabilità è finito
Dopo la fine della Guerra Fredda, l’offerta globale è diventata più elastica ai cambiamenti della domanda interna, portando a un lungo periodo di inflazione relativamente bassa e stabile. Questo, a sua volta, ha sostenuto un quadro politico in cui le banche centrali indipendenti potevano concentrarsi sulla stabilizzazione dell’inflazione, orientando la domanda senza dover prestare troppa attenzione alle perturbazioni del lato dell’offerta.
«Ma quel periodo di relativa stabilità potrebbe ora lasciare il posto a un’instabilità duratura, che si traduce in una crescita inferiore, costi più elevati e partnership commerciali più incerte. Invece di un’offerta globale più elastica, potremmo affrontare il rischio di ripetuti shock di approvvigionamento», ha affermato Lagarde.
Inflazione più bassa grazie al sistema dei pagamenti e alle valute di riserva
Il dollaro USA si è affermato come valuta di riserva e di transazione globale e, più recentemente, l’euro è salito al secondo posto. Ciò ha avuto una serie di implicazioni - per lo più benefiche - per le banche centrali.
Ad esempio, la capacità delle banche centrali di agire come “direttore dell’orchestra internazionale”, come notato da Keynes, o anche la possibilità per le aziende di fatturare nelle loro valute nazionali, tutto questo ha reso i prezzi delle importazioni più stabili. Parallelamente, le infrastrutture di pagamento occidentali hanno assunto un ruolo sempre più globale. Ad esempio, nel decennio successivo alla caduta del Muro di Berlino, il numero di Paesi che utilizzano la rete di messaggistica dei pagamenti SWIFT è più che raddoppiato. E nel 2020, oltre il 90% delle trasmissioni transfrontaliere veniva segnalato attraverso SWIFT.
Tutto questo sta cambiando.
Lagarde ha detto che alcuni Paesi intendono aumentare l’uso di alternative alle principali valute tradizionali per la fatturazione del commercio internazionale, come il renminbi cinese o la rupia indiana. Stiamo anche assistendo a un aumento dell’accumulo di oro come asset di riserva alternativo, probabilmente guidato dai Paesi con legami geopolitici più stretti con la Cina e la Russia. Ci sono anche tentativi di creare alternative a SWIFT. Dal 2014, la Russia ha sviluppato un sistema di questo tipo per l’uso domestico e transfrontaliero, con oltre 50 banche in una dozzina di Paesi che lo hanno utilizzato lo scorso anno. E dal 2015 la Cina ha creato un proprio sistema per liquidare i pagamenti in renminbi.
Questi sviluppi non indicano un’imminente perdita di dominio del dollaro USA o dell’euro. Finora, i dati non mostrano cambiamenti sostanziali nell’uso delle valute internazionali. Ma suggeriscono che lo status di valuta internazionale non dovrebbe più essere dato per scontato.
Serve cooperazione tra politica monetaria e politica fiscale
Per Lagarde, le banche centrali devono poter contare ora sulla cooperazione della politica fiscale.
«Di fronte a shock persistenti dell’offerta, le banche centrali indipendenti possono e vogliono continuare a garantire la stabilità dei prezzi. Ma questo obiettivo può essere raggiunto a un costo inferiore se altre politiche sono cooperative e aiutano a ricostituire la capacità di offerta».
Capital market union ed euro digitale: ruolo chiave
Per Lagarde, il mercato dei capitali unico è fondamentale per la stabilità dei prezzi tramite l’euro come valuta di riserva stabile: «dobbiamo completare l’unione dei mercati dei capitali. europei. Questo sarà fondamentale per determinare se l’euro rimarrà tra le principali valute globali o se altri prenderanno il suo posto».
Anche l’euro digitale giocherà un ruolo chiave. «Il modo in cui le banche centrali affrontano l’era digitale - come l’innovazione dei loro sistemi di pagamento e l’emissione di valute digitali - sarà fondamentale anche per stabilire quali valute alla fine saliranno e scenderanno. Questo è un motivo importante per cui la BCE sta studiando a fondo come potrebbe funzionare al meglio un euro digitale, se lanciato», ha detto Lagarde.
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