ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùLe conclusioni del numero uno al congresso della Cgil

Fisco, Landini: «Distanze profonde con il governo Meloni. Pronti allo sciopero». L’assemblea lo riconferma segretario

Il numero uno del sindacato chiude la quattro giorni di congresso a Rimini e promette battaglia sui temi al centro dell’agenda di governo

di Ce.Do.

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4' di lettura

Prima dell’inizio del suo intervento, l’omaggio «ai compagni e alle compagne» della struttura nazionale della Cgil che ha voluto con lui sul palco per raccogliere l’applauso della platea. «Nessuno di noi fa e s’impegna nel sindacato perché pensa che sia un mestiere, lo fa perché crediamo sia utile per cambiare la situazione. E questo vale per tutti», esordisce il segretario della Cgil, Maurizio Landini, nelle conclusioni della quattro giorni del congresso di Rimini che lo ha confermato alla guida del sindacato per il secondo mandato di quattro anni, con il 94,2% di voti favorevoli («grazie a tutti di cuore», dirà subito dopo il responso).

«Siamo una bella organizzazione perché siamo fatti di donne e uomini liberi che credono in quello che fanno», prosegue il numero uno del sindacato di Corso d’Italia. A voler rimarcare, ancora una volta, la forza della sua organizzazione e il ruolo prezioso del sindacato.

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Landini: la ricchezza la produce chi lavora

Poi, dopo il tributo ad Adelmo Cervi, figlio di Aldo, uno dei sette fratelli Cervi imprigionati, torturati e uccisi il 28 dicembre 1943 a Sovigliana dalla ferocia nazifascista, Landini entra nel merito del suo discorso conclusivo non prima di aver ringraziato il capo dello Stato, Sergio Mattarella («che con il suo messaggio riconferma il valore costituzionale del lavoro», dice) per il messaggio di saluto inviato in apertura del congresso. «C’è un punto di fondo che va chiarito, la ricchezza la produce chi lavora. Qui c’è un punto di fondo, perché nel momento in cui si nega e si teorizza che la ricchezza la produce l’impresa e la finanza , in questo modo si sta negando un principio di fondo», attacca Landini.

Bisogna rimettere al centro il lavoro e la persona

«Bisogna rimettere al centro il lavoro e la persona per cambiare il modello economico. Nonostante il numero di persone che per vivere deve lavorare sia aumentato, negli anni c’è stata una frantumazione dei diritti e una concentrazione della ricchezza in mano a pochi», continua Landini che insiste però anche su un altro punto. «Occorre ricostruire un’unità sociale del mondo sindacale che non è mai stato così diviso e frantumato come adesso», prosegue il segretario generale che chiede di proseguire «nella lotta alla precarietà e nella ridistribuzione della ricchezza a chi la produce».

Le bordate al governo non mancano. Non mancano innanzitutto sull’autonomia differenziata perché il via libera dell’esecutivo alla riforma, dice Landini, è in contraddizione con le parole della premier che al congresso della Cgil aveva parlato dell’importanza dell’unità nazionale. «La presidente del Consiglio ci ha ricordato ieri il giorno dell’unità nazionale - spiega Landini -. Un valore importante ma vorrei che se ne ricordasse non solo il 17 marzo, ma il 18, il 19, il 20, il 21… C’è una contraddizione: come si fa a votare l’autonomia differenziata e poi venire qui e parlare di unità nazionale», lamenta il numero uno della Cgil.

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Fisco: stop a sistema che grava su dipendenti e pensionati

Il cuore dell’intervento del segretario, però, è il fisco. «Sono d’accordo con il presidente del Consiglio quando dice che il fisco è strumento fondamentale per far crescere il paese e rilanciare un modello sociale diverso a seconda della soluzione adottata. Ma proprio per questo non siamo assolutamente d’accordo con la legge delega che è stata votata e presentata anche ieri». Non siamo più disponibili, prosegue Landini, «ad accettare un sistema fiscale che grava solo sul lavoro dipendente e sui pensionati. Bisogna allargare la base imponibile».

Distanze profonde con Meloni, pronti anche allo sciopero

Landini promette quindi battaglia sul nuovo progetto di riforma. «Con il governo e la premier Giorgia Meloni c’è una diversità molto profonda, molto consistente. Per tutto il sindacato italiano non c’è possibilità di discussione, bisogna avviare una mobilitazione che non esclude alcuno strumento, compreso se necessario lo sciopero. Lo vogliamo fare insieme a Cisl e Uil, ne discuteremo con loro, abbiamo già un incontro fissato la prossima settimana».

Meloni sciolga forze estrema destra, bene condanna assalto

Il numero uno della Cgil mostra però anche apprezzamento per alcuni passaggi del discorso della premier.«Ho trovato importante che la premier Meloni abbia condannato l'assalto alla nostra sede» della Cgil «per gli assalti condotti da forze dall'estrema destra e insieme dobbiamo combattere per respingere la violenza. Assolutamente d'accordo, perché se il terrorismo nel nostro Paese è stato sconfitto è grazie al movimento del lavoratori, al movimento sindacale, ma qui c'è un elemento molto preciso. A proposito del dire e del fare, se si vuole condannare, poi si applichi la Costituzione, questo parlamento faccia quello che deve fare: si sciolgano le forze che si richiamano al fascismo, un atto di questo genere parlerebbe molto di piu di tante dichiarazioni che si potrebbero fare. Si rimetta al centro la Costituzione».

La presenza della premier al congresso

La relazione conclusiva di Landini arriva, come noto, il giorno dopo l’intervento della premier Giorgia Meloni, la cui presenza a Rimini non ha mancato di suscitare qualche timida protesta. Critiche che il numero uno della Cgil aveva messo in conto ma che è riuscito a limitare chiedendo ai suoi il rispetto e capacità di ascolto per l’avversaria politica che ha avuto comunque il coraggio di sfidare le possibili contestazioni. E che alla platea di delegati ha parlato con tono schietto chiedendo un confronto senza sconti sulle scelte del governo, a partire da quella riforma fiscale che ha lasciato piuttosto gelide le sigle e su cui il rieletto segretario della Cgil chiede ora un fronte compatto con le altre organizzazioni.

Tra governo e Cgil tanti i terreni di scontro

Entrambi i contendenti, però, sanno che non possono abbandonare il tavolo del confronto. Anche se la strada è in salita. Perché i terreni su cui si misurano le distanze evocate dal segretario nel suo messaggio conclusivo sono tanti oltre al fisco. Dal salario minimo, totem della nuova segretaria del Pd, Elly Schlein, e del sindacato, che la premier ha stroncato durante il suo discorso di venerdì, all’iperpacifismo di buona parte della Cgil che si scontra con la volontà della presidente del Consiglio di non arretrare di un millimetro nella difesa dell’Ucraina dall’attacco russo. Non sarà facile, insomma, avvicinare le posizioni. E il faccia a faccia di ieri, franco e senza fronzoli, tra Meloni e Landini, dopo l’intervento della prima, è solo un primo, piccolo, tassello. Ma il percorso è ancora lungo e impervio.

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