LO SCANDALO

Larry Nassar, medico-mostro, è stato condannato. Ma le molestie sessuali scuotono lo sport americano

di Marco Valsania

Larry Nassar (Ansa/Ap)

5' di lettura

New York - Una “condanna a morte”. Il giudice, Rosemarie Aquilina della Corte della Contea di Ingham nel Michigan, non ha usato mezzo termini. L'ha definita così, la sua sentenza che ha messo dietro le sbarre per un minimo di 40 e un massimo di 175 anni il medico della squadra olimpica di ginnastica artistica, Larry Nassar. Una condanna giunta al termine di un processo epico, concluso da decine di testimonianze in diretta delle atlete - 160 in tutto - che nel corso di decenni Nassar aveva molestato, protetto dal suo incarico. Racconti drammatici, che il magistrato ha consentito permettendo a un'intera nazione di guardare in faccia il “mostro”. Non solo Nassar, ma il mostro degli abusi sessuali, che lacera lo sport - i vertici dell'associazione nazionale di ginnastica sono stati ribaltati - come ha scosso Hollywood e come sta contagiando settori sempre piu' vasti della società e dell'economia, dall'high-tech e alla finanza.

Lo scandalo non è finito. Le domande incalzano: si chiede conto di come Nassar sia arrivato dove è arrivato e vi sia rimasto tanto a lungo, come sia tanto a lungo rimasto impunito. E incalza la necessita' di combattere la diffusione di soprusi e violenze spesso finora passate sotto silenzio. Chi sapeva che nel nuoto almeno un centinaio di medici sportivi sono stati negli anni sospesi o radiati per molestie? Eppure è accaduto e adesso emerge anche questo, con voci che prima si battevano per i diritti delle vittime in un deserto mediatico e politico che trovano improvviso ascolto.

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L'Indianapolis Star
Nassar, è venuto alla luce, ha “trattato” per decenni decine di giovani atlete che a lui venivano inviate durante campi per allenamenti, attività in palestra, nei suoi uffici e studi presso la Michigan State University (il cui rettore è ora dimissionario per lo scandalo) e anche a casa sua. Ma la saga che ha portato alla sua scoperta è stata lunga, difficile e l'esito per nulla scontato. Tutto è cominciato con uno scoop e un'inchiesta giornalistica. Una serie di articoli dell'Indianapolis Star che ha origine nel 2016: la sua piccola squadra di reporter d'inchiesta, realtà ancora viva nei giornali americani anche regionali, aveva ricevuto una soffiata su una denuncia per abusi presentata in Georgia contro l'Associazione di Ginnastica artistica, la Usa Gymnastics, che ha sede proprio a Indianapolis. Rapidamente una reporter volò in Georgia a caccia di indizi e tre giornalisti ebbero presto davanti a se' oltre mille pagine di documentazione che fecero esplodere lo scandalo degli abusi sessuali. Alla fine raccolsero informazioni e documenti da 23 stati.

Dall'inchiesta al processo
Il quotidiano - la sua decisione di pagare quell'iniziale biglietto aereo per perseguire una storia importante per quanto ardua e non sacrificare il giornalismo sull'altare del taglio indiscriminato di costi - si è meritato il grazie esplicito della procura statale che ha perseguito il caso. “Senza il loro giornalismo investigativo Nassar starebbe ancora praticando la professione medica e molestando atleti e ragazzi” ha detto Angela Povilaitis, vice-procuratore generale del Michigan. Con una successione di articoli che con ogni probabilità saranno tra i favoriti per i prossimi premi Pulitzer, le pagine del giornale hanno esposto una storia di violenze e insabbiamenti da parte di chi avrebbe dovuto avere a cuore le atlete.

Nassar
Il nome di Nassar, 54 anni, finì al centro dello scandalo quando venne citato da numerose ex campionesse, tra la quali Aly Rasman, la capitana della squadra medaglia d'oro alle Olimpiadi nel 2012 e nel 2016. Un atleta su tutte merita tuttavia la medaglia del coraggio: Rachel Denhollander, la prima ex ginnasta ad accettare di parlare apertamente all'Indianapolis Star delle molestie che aveva subito dal medico quando aveva soltanto 15 anni. Ieri ha pubblicato sul New York Times un articolo-testimonianza della sua drammatica esperienza, di vittima e poi di testimone. Fu lei a presentare una delle iniziali denunce alla polizia, il 29 agosto 2016, contro il medico (ecco l'Op-Ed). Nasser, oltre alla sentenza statale per molestie alle ginnaste, e' stato di recente e separatamente condannato da una corte federale a 60 anni di carcere da scontare successivamente, per 37.000 immagini e video pornografici di bambini trovati sul suo computer. La sua licenza medica era stata ormai sospesa dagli inizi del 2017 e passerà il resto della vita in prigione.

Sport sotto accusa
Lo sport statunitense - preso tra spirali a volte di grandi interessi di business e a volte di parossistica competitività - non è affatto nuovo a scandali di abusi. Nel 2012 suscito' particolare scalpore l'accusa a un celebre ex allenatore di football americano della prestigiosa Penn State University, Jerry Sandusky, di aver molestato ragazzi sotto la sua ala. Sandusky fu condannato a 30-60 anni di carcere per molestie ad almeno dieci minorenni di famiglie svantaggiate che aveva attirato con future prospettive di carriere professionistiche. L'Università pagò risarcimenti per 57 milioni di dollari a un totale di 26 vittime. Ma quel che appare chiaro oggi è che i casi esplosi in passato potrebbero rivelarsi soltanto la punta di un iceberg, di una potenzialmente ben più vasta “cultura di abusi”. I riflettori sono pero' rimasti spenti su altri angoli. Il mondo della ginnastica, come altri, era tra quelli rimasti a lungo in disparte e i sospetti, che pure circolavano, non si erano finora trasformati in denunce pubbliche. Oggi cresce la domanda di terremoti ai vertici di organizzazioni e autorità che hanno tollerato o chiuso gli occhi su un clima tossico e violento.

Violenza sotto pretese di esami medici
Nassar ha molestato ragazzine minorenni pretendendo di offrire loro esami medici e test sulle loro condizioni fisiche. Le ginnaste sono state le vittime più numerose, ma l'ex medico ha avuto in cura anche nuotatrici, tuffatrici, campionesse di atletica leggera. Sposato e con tre figli, Nasser aveva mostrato la sua “passione” per lo sport e la medicina sportiva fin dal liceo, quando sul finire degli anni Settanta diventò assistente dell'allenatore proprio del team di ginnastica della sua high school dietro raccomandazione del fratello maggiore che gia' vi lavorava. Iscrittosi all'Università del Michigan, ottenne poi una laurea nel 1985 e nel 1993 la specializzazione in osteopatia, medicina alternativa e olistica riconosciuta dall'Organizzazione mondiale della Sanità e che tratta i malesseri fisici, tra l'altro, con “gentili manipolazioni”. Il suo primo coinvolgimento con la squadra nazionale di ginnastica americana risale al 1986, come trainer. Dal 1996 al 2014 divenne coordinatore medico nazionale per Usa Gymnastics. Contemporaneamente manteneva un incarico medico anche per l'Universita' del Michigan. Adesso passerà alla storia soltanto per le parole con cui il giudice l'ha descritto nel leggere la sua condanna senza appello: “Calcolatore, manipolatore, subdolo, spregevole”.

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