«Latte fresco, scadenza più lunga per tagliare gli sprechi di cibo»
Calzolari (Granarolo): la tecnologia e la qualità del prodotto lo consentono, norme da rivedere anche per ridurre gli sprechi
di Giorgio dell'Orefice
3' di lettura
La scadenza del latte fresco va rivista in senso estensivo per mettere fine all'attuale paradosso che vede una legge dello Stato quasi incentivare lo spreco di cibo. È quanto sostiene il presidente di Granarolo (gruppo cooperativo tra i leader italiani del latte fresco con un giro d'affari 2018 di 1,3 miliardi), Gianpiero Calzolari all'indomani dell'apertura venuta dal ministro delle Politiche agricole, Gian Marco Centinaio, che nei giorni scorsi si è detto possibilista su una revisione dei vincoli sulla durata degli alimenti a cominciare dal latte fresco.
La durata del latte fresco è oggi regolata dalla legge 169 del 1989 che prevede 6 giorni più quello di confezionamento. «Si tratta però di regole –spiega il presidente di Granarolo – che non tengono conto degli enormi progressi tecnologici compiuti negli ultimi trent'anni e che hanno interessato le stalle, la fase della trasformazione fino all'anello distributivo. Le stalle hanno enormemente migliorato la qualità del latte, i controlli sono oggi sistematici, quotidiani e massivi. Inoltre lungo tutta la filiera sono stati compiuti importanti passi avanti nella gestione della catena del freddo. La realtà è che oggi è possibile garantire le caratteristiche organolettiche del latte fresco per una durata superiore ai 6 giorni più 1 previsti dalla legge. Mentre dagli scaffali si continuano a ritirare prodotti perfettamente in condizione di essere consumati. Si tratta di un enorme spreco al quale bisogna mettere fine».
All'inizio degli anni 2000 si era affacciata la possibilità di una revisione di quelle regole, quando comparve sul mercato la tecnologia della microfiltrazione che consente appunto al latte di mantenere inalterate le proprie caratteristiche per più giorni. «Sì ma c'è una sostanziale differenza – prosegue Calzolari -. La microfiltrazione è una tecnica industriale di trasformazione del latte. Noi invece sosteniamo che oggi la filiera è in grado di consegnare un latte fresco che di per sé ha una qualità che consente di allungare la durata. Un latte sottoposto solo a una pastorizzazione blanda non a un processo di vera e propria lavorazione».
La legge del 1989 sulla durata breve aveva inoltre un vago sapore protezionistico perché rispondeva a un'altra preoccupazione diffusa in particolare tra i produttori. Ovvero il timore che con una durata più lunga l'Italia potesse essere invasa da latte fresco straniero, di altri paesi Ue, magari commercializzato sotto brand ed etichette italiane. «Ma anche questo rischio – aggiunge Calzolari – è venuto meno dal 2017 con la legge che obbliga all'indicazione in etichetta dell'origine del latte. Si è trattato di una grande vittoria del mondo agricolo e che ora vogliamo valorizzare rivedendo le norme sulla shef life del latte fresco. Non a caso oggi è sulle nostre stesse posizioni anche il mondo agricolo che invece in passato si era sempre opposto a una revisione delle norme sulla durabilità del latte fresco. D'altro canto, senza procedere in questa direzione che senso avrebbe aver fatto la battaglia per l'indicazione obbligatoria dell'origine in etichetta?».
Continuare a lasciare invariati i vincoli fissati dalla legge del 1989 sulla scadenza del latte fresco rischierebbe inoltre di avere alcune controindicazioni. «Chi realizza prodotti freschi – aggiunge Calzolari – è consapevole del fatto che riuscire a spuntare un giorno in più sulla durata di un prodotto deperibile apre scenari nuovi. Un giorno in più di shelf life di una mozzarella ad esempio consente di poter raggiungere mercati più lontani o di ridurre i costi sostenuti per la logistica. Ma soprattutto, se ho più flessibilità sulla scadenza dei prodotti sono anche più coerente con gli obiettivi di sviluppo sostenibile. Produrre per buttar via è semplicemente folle. La norma va modificata perché siamo di fronte al caso di una legge che penalizza un comportamento virtuoso e questo non è più sostenibile».
loading...